21 DICEMBRE, 8.35, ORA STANDARD DELLA COSTA DELL’ATLANTICO
Ave, Maddy!
Postato da Madisonspencer@oltretomba.inferno
Gentili Tweeter,
nella stanza 6314 uno spaventapasseri morto giace lungo e disteso tra i resti di un tavolino da caffè esploso. Per quanto la mia ammissione possa suonare strana, non è la prima volta che mi ritrovo da sola in una stanza con un cadavere a terra ai miei piedi, circondato da schegge di vetro. Basta portare pazienza, e alla fine un disegno emerge.
Come descrivere ciò che succede a questo punto? Finora, ho sofferto in quanto detenuta all’inferno. Ho combattuto contro demoni e tiranni e ho guardato, dall’alto di rupi scoscese, maestosi oceani di fluidi organici. Da viva, sono stata trasportata in cielo da Brisbane a Berlino a Boston su un jet Gulfstream mentre striscianti lacchè riempivano le mie avide fauci di acini d’uva sbucciati. Impassibile, ho osservato mia madre cavalcare bevendo Diet Coke sulla schiena di un drago generato al computer, fino a un castello di finti rubini, in uno scenografico effetto ralenti. Nulla, però, mi ha preparato a quel che segue. Aggiro il corpo accasciato del signor Crescent City e mi chino per dare un’occhiata più da vicino. Il pavimento è disseminato di schegge di vetro temperato. La carta arrotolata, strappata dalla copertina della rivista “Parade”, gli è scivolata fuori dal naso e si dispiega lentamente, sbocciando tra quelle pepite luccicanti. Mia madre, modello ideale quanto a capelli, denti e potenziale umano per chiunque al mondo. Io, la disgrazia della sua vita.
La naturalista che è in me – o soprannaturalista, sorta di Charles Darwin dell’Aldilà – osserva con estrema attenzione quel che accade. Il mucchio di biancheria riempito dal tossico comincia a risplendere. Un che di lieve, come un ricordo, riluce sulla superficie del suo corpo. Un baluginio impalpabile come un pensiero comincia a levarsi dal corpo caduto. Tenete presente, gentili Tweeter, che i ricordi e i pensieri sono la materia di cui sono fatti i fantasmi. Perché le anime non sono altro che pura coscienza. La luce vortica verso l’alto a plasmare la forma traslucida che ho visto la prima volta nel foyer dell’attico del Rhinelander. Il corpo devastato e avvizzito resta lì a terra, ma lo sovrasta il suo luccicante doppio. Mi guarda e mi sorride, rapito: «Cara bambina morta…».
Mi siedo sul letto e dico: «Mi chiamo Madison Spencer». Faccio un cenno verso la foto di me e mia madre srotolata sul pavimento.
Questa figura, mi azzarderò a ipotizzare, è lo spirito del signor Crescent City. Le prove aneddotiche mostrano che chi fa uso di ketamina può separarsi dal proprio corpo. La coscienza della persona intossicata si stacca. L’anima lascia il corpo sedato ed è libera di viaggiare, secondo l’imprecisa testimonianza di molti strafattissimi ketaminomani.
Lo sguardo dello spirito passa da me alla foto, per poi tornare su di me. Si china sulle ginocchia fantasma e tocca con la fronte la moquette ai miei piedi, mentre la sua treccia va a cadere sulle mie Bass Weejun. Con voce attutita dalla moquette dice: «Cara bambina morta… sei tu!».
In un accesso di pura cattiveria metto avanti un piede e gli calpesto la treccia schifosa.
Un fetido rumore spernacchiante fende l’aria.
Seguito da un secondo strombazzamento esplosivo.
Lo scagnozzo prostrato sta scoreggiando. «O grande Madison Spencer» sussurra. «Ascolta la mia preghiera.» Molla una fresca – fresca? – salva di peti. «Affrettati ad accogliere il mio tributo e le mie lodi, okay? Dovrò far presto, perché ho solo un paio di minuti, dopo di che rientrerò nel mio corpo, ma devo assolutamente parlarti della mia sacra missione…»
E quel mostro schifoso lascia andare un’altra scoreggia.