21 DICEMBRE, 8.33, ORA STANDARD DELLA COSTA DELL’ATLANTICO
Ketamina: una breve panoramica
Postato da Madisonspencer@oltretomba.inferno
Strafatti Tweeter,
se i vostri genitori sono venuti meno al loro dovere di introdurvi a un’ampia varietà di sostanze regolate dalla legge, consentitemi qualche delucidazione. I miei genitori, da bravi progressisti, non hanno lasciato nulla alla mia immaginazione di bambina: né la pratica di leccare pelle di rospo seccata al sole né quella di sniffare bucce di banana disidratate al forno e ridotte a una pastosa polverina gialla. Mentre altri genitori si davano da fare per iniziare la loro schizzinosa progenie al cassoulet con le uvette o al gulash con rutabaga, i miei non facevano che ammonirmi: “Maddy, tesoro, se non bevi il tuo bicchiere di Roipnol non avrai il tiramisù per dessert”. Oppure: “Non ti alzi da tavola finché non finisci tutto il tuo PCP”.
Così come i bambini di tutto il mondo rifilano probabilmente spinaci e broccoli ai loro animali domestici, io davo le mie tavolette di codeina ai nostri. Invece che al canile, il nostro povero cane finiva di continuo in comunità di recupero. Persino il mio pesce angelo, Albert Finney, doveva disintossicarsi perché io continuavo a buttargli il Percodan nell’acquario. Povero Mr Finney.
Ketamina, gentili Tweeter, è un nome commerciale del cloridrato. È un anestetico che si lega ai recettori per gli oppioidi presenti nelle cellule cerebrali e viene somministrato nella maggior parte dei casi per preparare pazienti e animali a un intervento chirurgico. Allevia le sofferenze di chi rimane intrappolato tra le lamiere dopo un brutto incidente in auto: a tal punto è potente. Per procurarsela, la si può acquistare a caro prezzo in contanti tramite una rete clandestina di laboratori sparsi nel Terzo Mondo e gestiti da organizzazioni criminali in Messico e in Indonesia, oppure si va da Raphael, il nostro giardiniere a Montecito, e gli si fa una pugnetta.
La ketamina si presenta in forma liquida, ma la si può spargere sulla carta da forno e cuocerla, riducendola così a una polvere granulosa. Ah, quanti ricordi… quante volte sono entrata in cucina ad Amsterdam, ad Atene, ad Anversa e ho trovato mia madre in collana di perle e grembiule a fiori, intenta a sfornare un fragrante vassoio di Special K fresca fresca… In me la puzza di piscia felina mista ad acido di batteria, tipica dei laboratori dove si produce metedrina, suscita la stessa ondata di consolanti associazioni che i miei coetanei proveranno mangiando biscotti Toll House.
Dopo aver ridotto i granelli a una fine polvere bianca, sniffate semplicemente, come fareste con la cocaina, per provare una botta di euforia che può durare suppergiù un’ora. Bon appétit. Io non l’ho mai fatto, sia chiaro. Di nuovo… credo che il nostro povero cane, Dorothy Barker, non abbia mai vissuto una settimana consecutiva di lucidità.
Nella stanza 6314, come a voler dimostrare quanto detto finora, il signor Crescent City si sporge sulla sua scorta di ketamina in polvere. Con una mano tiene da parte la coda di capelli intrecciati, per evitare che ciondoli, mentre con l’altra si tappa una narice e con quella aperta segue la pista polverosa. Come un contadino su al Nord intento ad arare un campo, finisce una riga e attacca con un’altra. Quando il suo naso ha fatto pulizia di tutto quel che c’era sul tavolo, ancora piegato in avanti, il signor Crescent City resta per un istante bloccato. Senza alzare gli occhi, senza raddrizzare la schiena, dice: «Non aver paura, cara bambina morta…». Con voce attutita dal ripiano del tavolo dice: «Io sono un professionista. Questo è il mio mestiere…». Le braccia gli si afflosciano. La treccia si abbatte pesante.
«È paradossale» dice, «ma devo morire per guadagnarmi da vivere.» Detto questo, il signor Cacciatore di Teste Psichico si inclina in avanti, sfondando con la faccia il tavolino di vetro.