206

L’insetto doveva averlo punto sul costato mentre dormiva, perché sentiva le viscere marcire e sulla pelle aveva la sensazione che fossero appuntati un milione di aghi incandescenti. E il malditesta non lo abbandonava più. Un fuoco gli saliva su per il collo e gli bolliva il cervello. Se si toccava le tempie sentiva la fronte, le arcate delle sopracciglia e gli occhi formicolargli.

Il crocefisso non funzionava.

Non se l’era mai tolto, come aveva detto Riky, ma il dolore invece di diminuire aumentava.

Dio ce l’ha con me. Ho perso Ramona. Non mi merito niente. Questa è la verità.

209.

Faceva freddo, ma il giaccone pesante, la camicia di flanella e il golf di pile coprivano bene Cristiano. L’aria gelata gli scendeva giù per la gola ancora irritata dalla sigaretta mentre sollevava la saracinesca del garage.

Accese i lunghi neon che, crepitando, sparsero un bagliore giallastro sulla grande stanza seminterrata.

Accanto al bancone degli attrezzi trovò un paio di guanti di plastica arancione di quelli che si usano per lavare i piatti. Li indossò.

Andò al furgone, tirò fuori dalla tasca dei pantaloni le chiavi e aprì gli sportelli posteriori sperando che, non si sa bene per quale oscura ragione, il corpo di Fabiana non ci fosse più.

Accese la torcia e la puntò dentro.

Il cadavere era là. Buttato da una parte. Come una cosa vecchia.

Come una cosa morta.

All’interno del furgone, anche se non troppo forte, ristagnava un odore dolciastro.

Dopo ventiquattr’ore un cadavere già comincia a puzzare.

Una delle poche certezze che Cristiano Zena aveva era che, se faceva le cose per bene, si sarebbe sbarazzato di quel corpo senza che nessuno potesse ricondurlo a suo padre.

E questa certezza era basata sul fatto che lui aveva visto tutte e tre le stagioni di CSI.

CSI è un serial americano in cui un team di medici legali, intelligentissimi, studia ed esamina i cadaveri con strumenti tecnologici, mentre detective geniali ricavano informazioni anche dai più piccoli e apparentemente insignificanti indizi.

Tipo: trovano una scarpa. Analizzano la suola. C’è merda di cane. Attraverso lo studio del dna ricostruiscono la razza. Dalmata. I Dalmata dove vanno a cagare?

Mandano una serie di agenti in tutti i parchi pubblici a studiare le concentrazioni di Dalmata e alla fine ti beccano con precisione matematica dove vive l’assassino. Roba del genere.

Spesso Cristiano, nella sua esistenza precedente, si era trovato a ragionare, davanti al telegiornale, sugli errori commessi dagli assassini italiani. Facevano le cose malissimo lasciando un sacco di tracce e li beccavano sempre.

Lui invece avrebbe fatto tutto per bene e perché ogni cosa funzionasse doveva pensare che quel cadavere era, né più né meno, uguale a un pollo tirato fuori dal cellophane.

Quindi forza.

L’afferrò per i piedi e lo trascinò fino al bordo del furgone. Riuscì a farlo scivolare nella carriola senza troppe difficoltà. Richiuse gli sportelli.

A ripulire il furgone ci avrebbe pensato dopo.

Come Dio Comanda
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