153

Non ci credo. Muoio…

Se avesse potuto ridere lo avrebbe fatto.

Com’è assurda la vita…

Se si fosse ricordato di mettersi la cintura di sicurezza non avrebbe sfondato il parabrezza con la testa e forse si sarebbe salvato e invece Laura… Laura era…

Cadde giù e la morte se lo prese a terra, sotto la pioggia, mentre rideva e muoveva le dita raccattando i suoi soldi.

150.

Beppe Trecca guidava con il cuore gonfio di emozione.

Davanti aveva i fanalini rossi della Opel di Ida che tornava a casa.

Continuava a scuotere la testa incredulo. Prima fare l’amore con Ida, poi il camper che veniva distrutto e loro come eroi di un film d’avventura che si salvavano…

Era stato incredibile.

Ora era dura, durissima accettare di non poter passare il resto della notte insieme, di non vedere le luci dell’alba abbracciati.

In trentacinque anni di vita mai aveva avuto un rapporto sessuale così intenso e…

Mistico?! Sì, mistico.

Sorrise felice.

“Beppe… Beppe… Oddio, sto per venire… Vengo! Vengo!”

l’aveva sentita miagolare poco prima che il camper venisse preso dalla tempesta come la casetta del Mago di Oz.

«Grande prova» si congratulò con se stesso.

E quell’abbraccio in mezzo alla furia degli elementi aveva suggellato un’unione che non si sarebbe risolta così, con una semplice scopata. Prima di separarsi Ida lo aveva stretto forte e aveva cominciato a piangere e poi gli aveva detto: «Beppe, tu mi vuoi davvero?».

«Certo.»

«Anche con i bambini?»

«Certo.»

«E allora andiamo fino in fondo. Parliamo con Mario e diciamogli tutto.»

Per la prima volta in vita sua Beppe Trecca non aveva esitato. «Certo. Ci parlo io.»

Il telefonino cominciò a squillare.

Ida.

Rispose immediatamente.

«Beppe, amore, io giro qui. Dormi per tutti e due, perché io non potrò dormire. Ti penserò fino a quando non ti rivedrò. Ti sento ancora dentro di me.»

L’assistente sociale deglutì. «E io starò male fino a quando non rimetterò le mie labbra sulle tue.»

«Ti chiamo domani?»

«Certo.»

«Ti amo.»

«Io di più.»

Mentre l’automobile di Ida metteva la freccia a destra e imboccava la tangenziale per Varrano, Beppe Trecca recitò con un tono da melodramma: «Mario, ti devo dire una cosa. Mi sono innamorato di tua moglie.

Anche lei mi ama. Lo so… È dura, ma sono cose che uno nella vita deve mettere in conto. Mi dispiace da morire. Ma la forza dell’amore è più grande di tutto.

Due anime gemelle si sono riunite, quindi, ti prego, lasciaci andare».

Soddisfatto spinse il tasto del cd e cominciò a cantare con Bryan Ferry: «More than this…».

Come Dio Comanda
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