11
9.
Cristiano tornò a casa e corse da suo padre per raccontargli come lo aveva fatto secco al primo colpo, ma Rino era allungato sul letto e dormiva.
PRIMA.
Tu sei troppo giusto, Signore,
perché io possa discutere con te;
ma vorrei solo rivolgerti una parola sulla giustizia.
Perché le cose degli empi prosperano?
Perché tutti i traditori sono tranquilli?
Tu li hai piantati e loro hanno messo radici, crescono e producono frutto.
Tu sei vicino alla loro bocca
ma lontano dai loro cuori.
Geremia, 12 1 2.
Parte prima.
Venerdì.
10.
Un ammasso stellare galattico è un gruppo di astri tenuti insieme da forze gravitazionali. Il numero di stelle può arrivare a migliaia. La loro bassa attrazione favorisce una disposizione caotica attorno al centro del sistema.
Questa formazione disordinata somigliava a quella delle migliaia di cittadine, villaggi, paesini e frazioni che costellavano l’immensa pianura in cui abitavano Cristiano Zena e suo padre.
La neve che era caduta per tutta la notte sulla piana aveva imbiancato campi, case, fabbriche. non aveva attaccato solo sulle grosse condutture incandescenti delle centrali elettriche, sulle luminarie delle pubblicità e sul Forgese, il grande fiume che serpeggiando univa le montagne, a nord, con il mare, a sud.
Ma alle prime luci del giorno la nevicata si trasformò in una pioggia sottile e insistente che sciolse in meno di un’ora il manto bianco che per un attimo aveva reso la pianura attraente come una algida modella albina avvolta in una pelliccia di volpe artica.
Varrano, San Rocco, Rocca Seconda, Murelle, Giardino Fiorito, Marzio, Bogognano, Semerese e tutti gli altri centri abitati riemersero con i loro colori smorti, con i loro piccoli e grandi abusi, con le villette a due piani circondate dal pratino all’inglese bruciato dal gelo, con i loro capannoni prefabbricati, gli istituti di credito, i cavalcavia, i concessionari e i loro parchi macchine e con tutto il loro fango.
11.
Alle sei e un quarto del mattino Corrado Rumitz, detto Quattro Formaggi per un’insana passione per la pizza ai quattro formaggi con cui si era nutrito per gran parte dei suoi trentotto anni, faceva colazione seduto su una logora poltrona a fiori.
Indossava il suo completo da casa: mutande lerce, vestaglia di flanella scozzese che gli arrivava alle caviglie e un paio di sdruciti stivali Camperos, vestigia dell’altro millennio.
Con lo sguardo fisso verso l’angusto cortiletto davanti alla cucina prendeva con regolarità da una busta una Campagnola, la intingeva in una scodella di latte e se la cacciava in bocca intera.