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Montalvo, a nord di Los Angeles,
lunedì, 13 giugno 2011
Montalvo, nel caso non ci fossi mai stato, è una bellissima zona di campagna, a ridosso della costa, poco a nord di Los Angeles. È un luogo dove le spiagge cedono il passo alle scogliere e dove il mondo organizzato sembra essere rimasto un po’ indietro. Visitai una regione come quella, qualche chilometro più su, quando conobbi mia moglie Katherine. Di solito, questi posti sono fatti così: paesaggi tranquilli e sereni dove gli innamorati fanno lunghe passeggiate sui sentieri e guardano il tramonto sulla superficie fredda e vitrea del Pacifico. Anche se Sarah e io non eravamo innamorati, e non lo saremmo mai stati, sono certo che avesse notato l’altro pregio di Montalvo: l’isolamento. La riservatezza.
Ero tornato a casa per farmi la doccia e cambiarmi, come forse avrai immaginato, ma sarebbe stato inutile riordinare l’appartamento, era una cosa che potevo rimandare a un altro giorno. Così avevo scavalcato la mia roba meglio che avevo potuto e avevo preso alcuni vestiti puliti dal vasto assortimento sparpagliato sul pavimento.
Quando entrai nel parcheggio, Sarah mi stava già aspettando. La sua figura esile si stagliava lungo il sentiero; aveva posato lo zaino a terra e, assumendo un’aria malinconica, si era appoggiata alla barriera di metallo bianco, con la schiena rivolta verso di me. Era immobile, intenta a fissare il mare, sotto un cielo sfumato di promesse per un domani migliore.
Mi avvicinai, ma lei non si voltò. Girò la testa in modo impercettibile e disse: «Ancora nel mondo dei vivi, Nick?» Quindi, tornò a guardare lontano.
Il fatto che non mi avesse salutato mi rammentò sua sorella.
Contemplai l’oceano. «Visto temporaneo.»
Mi lanciò un’occhiata, probabilmente allarmata dalla mia voce nasale. «Ti ha lasciato andare, allora?»
Annuii. «Dove diavolo sei stata?»
«A regalare un cane a un bambino. Joopy, una graziosa bestiola che ho trovato al canile. Ma lascia stare, è una lunga storia.» Chiuse gli occhi, aprì la bocca e inspirò a fondo, come un ex carcerato che assapori l’aria fresca dopo una vita in cella. Poi, espirò lentamente, come se volesse buttare fuori gli spiriti malvagi. «È magnifico qui, vero?»
«Sì.» Sorrisi, perché credevo di essere stato molto in gamba. «Ascolta, stavo pensando: non sarebbe fantastico se Tina potesse vedere un panorama come questo dalla finestra? Invece che all’Oakdene, potremmo trasferirla al Thousand Oaks, ad esempio.»
Mi posò una mano sulla spalla. «So cos’hai fatto, Nick. Grazie.» Mi diede un leggero bacio sulla guancia.
Il suo commento mi tolse l’entusiasmo, e nemmeno il bacio riuscì a restituirmelo. «Penso sia il caso che tu mi dica come fai a sapere le cose prima di me.»
Trasse un profondo respiro. «Sì, immagino di sì. Vieni, facciamo due passi.»
Ci allontanammo dal parcheggio, e camminammo in silenzio mentre Sarah riordinava le idee, seguendo il sentiero che zigzagava lungo il bordo della scogliera.
«Allora, hai ricevuto i ritagli.»
«È solo una delle tante cose che dovresti spiegarmi.»
«Ho pensato che così avrebbe avuto più senso, che sarebbe stato più facile crederci.»
«Era questa la ragione? Convincermi?»
«Siamo sinceri, non è una situazione facile da accettare, giusto?»
Era un eufemismo. «Ti decidi a dirmi perché hai sepolto il pacco?»
«Per fermare Klein o un altro tizio, Sherman. Non sono quale dei due.»
«Mi hanno detto che non hai mai lavorato per Klein, che mi hai mentito.»
«No, Nick. Dico sul serio.»
«Allora vai avanti, spiegami come stanno le cose, se ci riesci.»
«Una volta regolato il tempo, il sistema funziona soltanto con le stesse tre coordinate, perciò Klein deve azionarlo nello stesso posto in cui arrivano i suoi… viaggiatori. Così, oltre alla struttura che ha costruito a Los Angeles, dove ora sorge il Mister Yang, ne ha creata un’altra in Francia, su un terreno che era già di proprietà del governo.»
«A Cardou?»
«Sì, è un piccolo edificio, ma è servito allo scopo. In questo modo, i primi viaggiatori che ha rimandato nel passato non si sarebbero trovati nel bel mezzo del nulla, in un luogo che sarebbe diventato gli Stati Uniti solo molto tempo dopo la loro morte. In più, Cardou è vicino a Narbonne, che era un porto già in epoca romana, il che ha permesso loro di viaggiare con facilità. Poi, li ha indotti a rubare oggetti che, a loro volta, avrebbero dovuto seppellire nel Sud della Francia, affinché lui li dissotterrasse in seguito.»
«A Cardou?»
«Oh, no, come ben sai, Klein ha già guidato lo scavo a Cardou. Perciò non poteva scavare là perché l’aveva già fatto una volta e non aveva trovato nulla. Prima regola, Nick: non si può cambiare la storia. Ha dovuto scegliere nuovi posti. Erano tutti nei dintorni di Cardou, ma all’esterno del perimetro del teschio. Sebbene sapesse che noi due avevamo scoperto qualcosa, Grier non gli ha mai detto esattamente dove. Sarebbe stato inutile, perché pensavano di aver intercettato le tavole. Quando è emerso che erano fasulle, ha immaginato che avessimo trovato dei falsi, così non si è fatto scrupoli a scegliere l’altare di Serres. Non aveva idea che fossimo stati là.»
«Quindi cos’è successo?»
«Mi ha incaricata di svolgere alcune ricerche, e ho appreso che le tavole erano legate ai Templari. Così, ho mandato un certo D’Almas nel 1307 perché s’infiltrasse tra i cavalieri e raccogliesse tutte le informazioni possibili. Poi, prima di andarsene e di godersi la libertà, ha lasciato un resoconto dettagliato di ciò che aveva scoperto in una tomba, a Serres: sì, i Templari si erano impossessati delle tavole, ma le avevano perdute intorno al 1132. Una volta ricevute queste indicazioni, Klein ha mandato Davies in un periodo anteriore a quello di D’Almas e Davies ha rubato le tavole. È diventato la ragione del loro smarrimento. Le ha nascoste nell’altare e ha iniziato una vita da uomo libero.»
«E sono rimaste là?»
«Per un po’, sembra di sì. Per secoli si è mormorato che in quella zona fosse sepolto qualcosa d’importante, ma nessuno ha trovato niente. Tuttavia, qualcuno sapeva qualcosa, perché ha commissionato il dipinto a Teniers. Soltanto che non le ha rubate di persona. O, se l’ha fatto, si è reso conto che erano troppo complicate da decifrare e le ha rimesse al loro posto, lasciando un codice per i posteri. Infine, è entrato in scena Mason.»
«E chi diavolo è?»
Rise. «È l’uomo sul tavolo delle autopsie, Nick. Il tuo cadavere nudo.»
«Quello col tatuaggio sulla caviglia?»
«Il marchio della prigione. Le cose sono cambiate: ora tutti i carcerati ne hanno uno, una specie di simbolo distintivo. Il tasso di disoccupazione è alle stelle, perciò il crimine richiede punizioni un po’ più lunghe. Anche un detenuto che sia stato rilasciato deve portare un emblema, un segno.»
Dunque era più di un bel disegno, per qualcuno aveva un significato. Sarebbe stato grandioso. Avrebbe convalidato la mia teoria, se non fosse sembrata una gigantesca cazzata.
Lo dimostrava il modo in cui Sarah aveva detto «ora». Stavo conversando con una donna che usava quella parola riferendosi a eventi che, nella sua mente contorta, dovevano ancora avere luogo. Fatti che non si sarebbero verificati ancora per…? Quanto tempo?
«Quando accadrà, esattamente, tutto questo?»
«Tra molti anni.» Lo disse a bassa voce, in tono quasi smorzato, ma lo fece sembrare naturale, come se stesse parlando di episodi capitati decenni prima. Anche se non era così.
Cristo, Sarah viveva in un mondo tutto suo ancor più grande di quello di sua sorella.
«Prima che tu me lo chieda, Nick, non sono cambiate molte altre cose. Non ci sono automobili volanti né robot maggiordomi e il mondo è ancora governato perlopiù da bastardi.»
«Ma, dimmi, come ha fatto Mason ad arrivare sul tavolo delle autopsie?» Assecondala, Nick. Individua i punti deboli della sua storia.
«Ce l’ho mandato io. Ho appreso dai fascicoli, dai tuoi fascicoli, che era stato qui prima ancora di essere rispedito nel passato e il tuo dossier diceva che era stato trovato morto. Ecco perché ti ho detto di non preoccuparti di lui: tecnicamente, non era ancora deceduto.»
«Ricordi di avermelo detto?»
«Ero stanca, Nick, non moribonda.» Sospirò. «Suppongo che tutto questo ti suoni un po’ strano.»
Scoppiai a ridere. «Ho sentito di peggio.» Come no.
«Comunque, Klein aveva trovato un disegno del tatuaggio di Mason, con le parole ’vaffanculo, Klein’.»
Sorrisi, ammirando la sua genialità incomprensibile. Avevo sentito dire che i paranoici costruiscono sempre realtà molto accurate e difficili da demolire.
«A giudicare dalle apparenze, Mason aveva recuperato le tavole per primo. Klein non sapeva che fosse morto, perciò aveva bisogno di qualcuno che sistemasse la cose. Qualcuno di cui potesse fidarsi, e non era sicuro di potersi più fidare di nessuno. Non quando gli mancava davvero pochissimo. Dopo anni di ricerche pensava di esserci molto vicino. Quindi, gli serviva qualcuno che tornasse indietro nel tempo prima di Mason, che fosse la ragione per cui il disegno era in quel luogo e che nascondesse la tavole altrove. Un posto che conoscesse soltanto lui, perché stava diventando paranoico.»
«E tu ti sei offerta volontaria. Perché mai?»
«Avevo i miei motivi. Lui voleva che arrivassi molto prima, con una ventina d’anni di anticipo su Mason, ma l’ho convinto che mi sarebbe bastato uno scarto più breve. Gli ho promesso che avrei sepolto le tavole doveva voleva. Cosa che, come hai visto, ho fatto. Solo che quando aprirà la scatola…»
«Bum.» Guardai il tramonto arancione. Lo stesso colore del pacco e di una bomba che esplode.
«Esatto.» Nella sua voce s’insinuò qualcosa di vagamente simile al rimpianto. «Ho dovuto farlo, Nick, credimi. A essere sincera, penso che Klein si sentisse già in colpa, che prima di rispedirmi nel passato mi stesse quasi chiedendo di prendere la decisione al suo posto. Come ho detto, la storia non si poteva cambiare. Era già incisa sulla pietra, scusa il gioco di parole. Ma il futuro era un altro paio di maniche. Avevo la possibilità di modificare quello che sarebbe successo subito dopo la mia partenza.»
Mi voltai. Non sopportavo più di ascoltarla. Era come Jamie, il tizio che aveva cagato un diamante all’Oakdene, ma molto peggio. Se non altro, con lui era stato tutto un gioco, un modo per staccare la spina per un po’, ma Sarah era convinta di quel che diceva.
«Cristo santo, Sarah, hai idea di quanto tutto questo sia ridicolo?»
«Sì, Nick, ma è tutto vero», mormorò. Mi mise una mano sulla spalla e mi guardò supplichevole. «E credo che lo sappia anche tu.»
Mi ritrassi scuotendo il capo. «So soltanto che è un mucchio di stronzate ben congegnato. Ecco cosa so. E tu? Cristo, sei matta da legare. Hai bisogno di un bravo psichiatra.»
«Ho bisogno di te, Nick. Che mi dici dei ritagli? Hai visto le date, no?»
Già, peccato che non ci credessi.
«L’articolo del Tribune è di dopodomani. Non sanno ancora che Kelly è morta.»
«Allora li hai preparati tu. Chiunque abbia un computer può…»
«E come facevo a sapere del cadavere nudo col testo latino nel sedere, molto prima che tu me ne parlassi?»
Ragionai. «Non saprei. Un chiacchierone all’interno del dipartimento di polizia, probabilmente.»
«Se non avessi mai controllato il tuo stato di servizio dopo l’inserimento di quel dettaglio, come avrei fatto a comprarti un biglietto per la Francia? Come avrei scoperto che Deacon ti aveva dato due settimane di ferie?»
«Boh, forse nello stesso modo.»
«E come facevo a sapere che avrebbero intercettato il pacco? E cosa c’era dentro? E che avresti potuto incontrarmi alle otto di questa sera?»
«Tre intuizioni azzeccate. Come sapere che sarei andato da Cody. Cazzo, immagino che sia stata una previsione difficile», la rimbeccai sarcastico.
«No, l’ho indovinato perché ormai ti conosco.» Vide che ero irremovibile. «Intuizioni fortunate? Smettila, Nick. Non vuoi credermi, ma non credi nemmeno alle tue alternative.» Agitò le braccia, quasi disperata.
Mi voltai, mi appoggiai al parapetto e la guardai. Lei si fermò, sperando che forse, e sottolineo forse, avrei iniziato a darle retta. Mi dispiacque deluderla, ma non era così, non potevo crederle. Non se non volevo finire all’Oakdene a bere il brodo con la cannuccia, regalando a Creed un’immensa soddisfazione.
«Sai una cosa, Sarah? C’è un dettaglio che smentisce la tua storia, dimostrando che è soltanto il frutto della tua fantasia malata.»
«E sarebbe?»
«Tina. Se ci fosse un fondo di verità, anche una sola parola, come diavolo farebbe a essere tua sorella?»