Apocalisse

Per nostra fortuna, il 31 dicembre 1999 fu un giorno come tutti gli altri ma, per nostra sfortuna, fra qualche secolo nessuno si ricorderà come sono andate veramente le cose e i nostri posteri ci appiopperanno opinioni e comportamenti del tutto infondati. Anche il Mille fu un anno come tutti gli altri, ma otto secoli più tardi, nel periodo romantico, s’inventarono che i nostri lontani antenati temevano la fine del mondo e si flagellavano per salvarsi l’anima. Uno dei massimi storici del Medioevo, Georges Duby, si è incaricato di smascherare questa diceria e ha scoperto che solo alcuni preti parigini farneticavano circa la fine del mondo. E infatti il monaco dell’abbazia di Saint-Benoît-sur-Loire che riferisce questa notizia aggiunge: «Questi preti sono pazzi».

In realtà, a dispetto di tutti i nostrani uccelli del malaugurio, dal Mille al Duemila il mondo non ha fatto che progredire e oggi viviamo assai meglio dei nostri antenati. Proviamo a fare qualche semplice paragone.

Ecologia. Alla fine del primo millennio gli esseri umani vivevano nel terrore di essere distrutti dalla natura: inondazioni, fulmini, epidemie, carestie causate dalla grandine, dalla pioggia, dalle cavallette. Lo storico Sergio Ricossa scrive: «A città sudicie, con strade spesso non lastricate e accompagnate dai fossati di scolo, corrispondevano case fatiscenti e sovraffollate». Oggi, per quanto disastrosa sia la situazione ecologica e urbana, siamo ben lontani da quello squallore.

Longevità. Intorno al Mille la speranza di vita non superava i 30 anni. Un bambino aveva il 50 per cento di probabilità di morire prima dei suoi genitori e, se proprio sopravviveva, prima dei 40 anni egli aveva visto morire intorno a sé almeno una diecina di familiari – nonni, genitori, zii, fratelli – ricavandone paura e fatalismo. Oggi la speranza di vita a livello mondiale è di 69 anni per gli uomini e 73 per le donne. Su 100 nati, ben 65 raggiungono almeno i 70 anni di età. «Gli anziani» fa notare ancora Ricossa «erano pochi e contavano molto, i bambini erano molti e contavano poco: oggi è il contrario.» Se ieri un giovane aveva pochi nonni e molti zii, oggi invece ha molti nonni e pochi zii. La mia nipotina, ad esempio, ha una sola zia e ben otto nonni.

Miseria. Scrive Duby: «La gente viveva allora in uno stato di privazione materiale paragonabile a quello condiviso oggi dalle più povere tra le popolazioni dell’Africa nera». Nel 999 la maggior parte delle persone si copriva alla meno peggio con le pelli non conciate delle pecore e delle capre. La camicia e i bottoni si diffusero molto più tardi e il panno era privilegio dei pochissimi ricchi. Nel Duemila la situazione è invertita: tutti i cittadini del Primo Mondo vestono di stoffe naturali o sintetiche; i più ricchi possono permettersi giacche, pantaloni, cappotti di pelle, ma conciata alla perfezione. Per aggiungere preziosità e per elevare il costo degli abiti, uno stuolo di stilisti si incarica di creare nuove fogge a ogni stagione.

Razzismo. All’inizio del Duecento gli ebrei erano trattati come i lebbrosi e costretti a portare un distintivo, come più tardi nell’Europa nazista. Persino un sant’uomo come san Luigi, a chi gli chiedeva: «Con i musulmani, con gli ebrei, si potrebbe forse discutere?», rispondeva: «Con quella gente lì funziona soltanto un argomento, la spada. Bisogna infilzargliela nella pancia!». Oggi le nazioni dell’Europa continentale, essendo più ricche e quindi più ciniche, alzano muri per impedire l’arrivo dei mediorientali in fuga dalla guerra e degli africani in fuga dalla fame, ma gli abitanti di Lampedusa sono così accoglienti verso gli immigrati da meritare il premio Nobel per la pace.

Malattie. Per tutto il Medioevo hanno imperversato le epidemie: basti pensare all’inaudita virulenza della peste nera che, nell’estate del 1348, sterminò un terzo di tutti gli abitanti d’Europa. È come se oggi, che il mondo spende il 10 per cento del suo Pil per la sanità e vi sono 15 medici ogni 10.000 persone, in soli quattro mesi, morissero in Italia 20 milioni di persone, in Brasile 67 milioni, negli Stati Uniti 100 milioni, in Europa 240 milioni e in Cina 460 milioni.

Violenza. Già quattro secoli prima del Mille, Gregorio Magno descriveva così la situazione che era sotto i suoi occhi: «Ecco città spopolate, castelli distrutti, chiese incendiate, monasteri di uomini e di donne devastati, campagne desolate e ormai prive di chi le coltivi, località prima abitate dall’uomo ora ridotte a deserti senza padrone, a rifugio di fiere. Che cosa avvenga nelle altre parti del mondo, io non lo so. Ma qui dove noi viviamo, il mondo, più che annunciarci la sua fine, ce la fa già vedere». A differenza di quando accade oggi a Roma o a Parigi, nessuna persona perbene avrebbe mai osato uscire sola da casa. Una donna per strada sarebbe stata considerata una sorta di istigazione allo stupro, che peraltro era assai frequente. Un marito poteva ammazzare di botte sua moglie; un signore poteva infilzare un suo servo senza subire alcuna conseguenza legale.

Istruzione. La popolazione europea dell’anno Mille era costituita prevalentemente da analfabeti. Il Duemila, invece, è iniziato sotto il segno della cultura diffusa: oggi il mondo spende per l’istruzione il 5 per cento del suo Prodotto interno lordo.

A dispetto di tutti i pessimisti, dunque, se questo non è il migliore dei mondi possibili, è comunque il migliore dei mondi esistiti fino a oggi. Nell’anno Mille tutta l’umanità era composta da 300 milioni di persone; ora siamo sette miliardi e stiamo per diventarne otto. Otto miliardi di cervelli umani che tutte le mattine si svegliano e cominciano a pensare; tutte le sere si addormentano e cominciano a sognare. Mai il pianeta aveva ospitato tanta intelligenza, per di più scolarizzata e interconnessa! Stiamo assai meglio di ieri, e se proprio un’apocalisse dovesse esserci, forse sarebbe un’apocalisse gioiosa.

Una semplice rivoluzione
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