Note

 

 

 

DE VIRIS ILLUSTRIBUS. VITE DEGLI UOMINI ILLUSTRI

 

Prefazione

 

1 Si tratta di T. Pomponio Áttico, l’amico e corrispondente di Cicerone, a cui Nepote ha dedicato una biografia, giunta fino a noi, nella sezione de historicis latinis del suo de viris illustribus: costituisce il n. XXV di questa raccolta.

2 Concetti analoghi a quelli espressi qui, di apertura alla diversità culturale del mondo greco rispetto a quello latino, si trovano ribaditi all’inizio della Vita di Epaminonda (XV, 1, 1-3 e 2, 1). Per gli accenni ad Epaminonda e Cimone contenuti nella Prefazione, si vedano le rispettive Vite: XV, 1, 2 e 2, 1 e V, 1, 2.

3 Cornelio Nepote parla di soror germana: l’aggettivo germanus in latino indica di solito fratellanza rispetto ad ambedue i genitori: qui invece è usato con riferimento al solo padre e così pure a V, 1, 2 dove ogni possibilità di equivoco è dissipata dalla chiosa dello stesso Cornelio: namque Atheniensibus licet eodem patre natas uxores ducere.

4 Città dell’Èlide, nel Peloponneso, dove, ogni quattro anni, si svolgevano dei giochi in onore di Giove Olimpio, a cui partecipavano atleti da tutte le parti della Grecia: la vittoria ad una delle varie gare assicurava al vincitore grandissima gloria ed onore.

 

 

1. Milzíade

 

1 Milziade Questo Cimone, soprannominato Coálemo, cioè il Balordo, era fratello uterino dell’altro Milziade figlio di Cipselo, a cui spetta in realtà il merito della colonizzazione del Chersoneso. Cornelio ha attribuito al nipote parte delle imprese che invece, secondo Eròdoto, per quanto riguarda la colonizzazione del Chersoneso, si riferiscono allo zio.

2 Si tratta del Chersoneso Trácico (oggi Penisola di Gallipoli), ultimo lungo lembo peninsulare della Tracia che delimita con la sottostante Troade lo stretto dei Dardanelli, antico Ellesponto. Esisteva anche un Chersoneso Táurico all’interno del Mar Nero, corrispondente all’attuale penisola di Crimea.

3 Città della Fòcide, nella Grecia continentale, sede del famosissimo oracolo di Apollo, tenuto in grande considerazione e consultato per tutta l’antichità sia dai Greci che dai Barbari. La Pizia era la sacerdotessa di Apollo che, una volta all’anno, all’inizio della primavera, invasata dal dio, da un tripode di legno dorato dava i responsi; con parole sconnesse, che i sacerdoti raccoglievano su tavolette e mettevano in versi dando loro un senso il più delle volte oscuro o ambiguo.

4 Isola dell’Egèo settentrionale, poco prima di Imbro e Samotracia, sulla rotta Atene-Chersoneso.

5 La conquista dell’isola di Lemno da parte di Milziade è raccontata anche da Eròdoto, il quale però la inserisce in un contesto narrativo molto diverso. Inoltre, sempre secondo Eròdoto, gli abitanti di Lemno non sarebbero stati Cari bensì Pelasgi (cfr. HEROD. VI, 137-140).

6 Cícladi: gruppo di dodici isole dell’Egèo, a sud-est dell’Attica, così chiamate perché, secondo un’opinione degli antichi, disposte in cerchio intorno a Delo, la più piccola e la più celebre e venerata per il culto di Apollo.

7 Gli Sciti erano popolazione a nord del Mar Nero e del Mar Caspio, che si estendevano fin verso l’Asia centrale. Ma gli stessi antichi non avevano cognizioni molto precise delle regioni da essi abitate.

8 La Eolide e la Ionia erano regioni sulla costa occidentale, rispettivamente nella parte nord e in quella centrale, dell’Asia Minore, comprendenti anche le isole di fronte, ma non estese in profondità nell’entroterra, colonizzate fin dai tempi più antichi da popolazioni elleniche, gli Eoli e gli Ioni appunto. La zona più a sud fu invece colonizzata da popolazioni di stirpe dorica.

9 Successivamente, si staccò dall’obbedienza al re, appoggiando la ribellione degli Ioni guidata dal genero Aristàgora, ma fu sconfitto dai Persiani ad Atàrneo, nella Misia (493 a.C.), catturato e più tardi impalato (HEROD. VI, 26-30).

10 Sardi era la capitale della Lidia, alquanto all’interno rispetto alla costa egea dell’Asia Minore, sulle rive del Pattòlo affluente dell’Ermo, sede del governatore del re (sàtrapo). Qui si fa riferimento all’incendio di Sardi del 498 a.C., quando gli Ioni con l’aiuto degli Ateniesi e degli Eretriesi attaccarono e dettero alle fiamme la città che venne distrutta (cfr. HER. VI, 99-101). Da qui l’odio inestinguibile ed il desiderio di vendetta nei confronti di Atene ed Eretria del re Dario, che furono causa di due spedizioni volute da questo re: la prima del 492 che abortì contro gli scogli del monte Athos e la seconda del 490 che portò l’esercito persiano in Grecia fino a Maratona.

11 Sulla costa occidentale dell’isola, quella che guarda verso il continente. La stessa notizia ci dà Eròdoto, il quale ci dice anche che prima i Persiani avevano preso e distrutto l’isola di Nasso e quindi conquistate per resa tutte le Cicladi. A Delo fecero un sacrificio alla divinità ma non molestarono gli abitanti.

12 Il messaggio agli Spartani era naturalmente urgente, ma «era il nono giorno del mese ed in quel giorno non era consentito di muovere ad una spedizione, perché il disco della luna non era ancora pieno. Mentre gli Spartani aspettavano il plenilunio, Ippia, figlio di Ipparco, guidava i Persiani verso Maratona» (ERÒDOTO, VI, 106-10).

13 Secondo il racconto di Eròdoto, gli Ateniesi, appena saputo dell’arrivo dei Persiani, uscirono dalla città e accorsero anch’essi a Maratona, dove posero l’accampamento presso il sacro recinto di Eracle. La discussione tra gli strateghi quindi non riguardava tanto l’uscita o meno dalla città, ma l’uscita dagli accampamenti per dare o no battaglia.

14 Platèa, città della Beozia meridionale, era stata in precedenza difesa dagli Ateniesi contro l’oppressione dei Tebani: l’invio di mille soldati era visto anche come espressione di riconoscenza dei Plateesi verso Atene (cfr. HEROD. VI, 108, il quale pur non specificando il numero dei soldati, opliti, inviati da Platèa, dice: «accorsero in aiuto i Plateesi con tutte le loro forze»).

15 Secondo Eròdoto, i sostenitori, tra i dieci strateghi, delle due posizioni, erano in numero pari e solo l’intervento deciso ed energico di Milziade presso il polemarco Callimaco portò quest’ultimo dalla sua parte e fece quindi prevalere il partito del combattimento in campo aperto. PLUTARCO, Arist. 5 ci dice che a far prevalere il piano di Milziade contribuì anche Aristíde, stratego anche lui.

16 Il giorno dopo: secondo Eròdoto gli eserciti si fronteggiarono per alcuni giorni; si deduce dal fatto che Milziade pur accettando il comando che ciascuno stratega gli cedeva a mano a mano che veniva il suo turno, si decise all’attacco solo quando il supremo comando toccò a lui regolarmente.

17 attaccarono battaglia: al paragrafo successivo invece è detto che fu Dati ad attaccare battaglia. Il racconto di Cornelio è poco chiaro: sono gli Ateniesi ad attaccare battaglia (P 3) o i Persiani su decisione di Dati (§ 4)? Il racconto di Eròdoto invece è chiarissimo: attaccarono gli Ateniesi ed a passo di corsa!

18 Quanto agli Spartani, dopo il plenilunio, arrivarono anche loro, ma per recare il soccorso di... Pisa: è vero che percorsero in soli tre giorni il tragitto da Sparta a Maratona, ma giunsero a battaglia finita, e non rimase loro che di contemplare il campo di battaglia, complimentarsi con gli Ateniesi e prendere la strada del ritorno (cfr. HEROD. VI, 120).

19 Portico o colonnato di Atene, presso l’agorà, eretto dopo le guerre persiane, così chiamato (axoà poiklh = portico variopinto) perché sulla parete interna del muro di fondo recava affrescate scene tratte dal mito e dalla storia. Vi lavorarono i più celebri pittori greci: Polignòto vi dipinse scene della guerra troiana; la battaglia di Maratona fu dipinta da Micone e Panieno.

20 Oratore ed uomo di Stato ateniese. Esponente del partito aristocratico, governò Atene dal 317 al 307 a.C. sotto la protezione del macedone Cassandra (vedi anche XVI Focione, cap. III e nota).

21 Isola delle Cicladi, a sud dell’Attica, poco distante dalla più grande Nasso.

22 Si tratta di macchine da guerra adoperate sopprattutto negli assedi. La vinea era una struttura mobile a forma di baracca o pergolato (da qui, sembra, il nome), spesso montata su ruote o rulli, con la quale gli assedianti si avvicinavano alle mura nemiche, per aprire brecce o scavare gallerie. La testudo indica qui qualche cosa di analogo, strutturalmente, alla vinea: solo che al suo interno aveva disposta orizzontalmente una grossa trave con testa di ferro (aries) con la quale si cercava di sfondare le mura nemiche.

23 Veramente un fratello con questo nome era già morto da un pezzo. I codici hanno solo l’ultima parte della parola. HEROD. VI, 136 dice che parlarono per lui i suoi amici. La condanna alla restituzione della somma può parere strana: si capisce meglio se si tiene presente il racconto di Eròdoto, VI, 132, secondo cui la proposta della spedizione, con la promessa della conquista di grandi ricchezze, era partita proprio da Milziade, all’indomani della vittoria di Maratona.

24 Era l’anno 489. Più o meno negli stessi termini ci racconta la parte finale della vita di Milziade Plutarco, Cim. 4. Cfr. anche il racconto di Eròdoto, VI, 133-136, il quale però, non parla di prigione e subito dopo la notizia della morte aggiunge, senza altra specificazione: «i cinquanta talenti li pagò suo figlio Cimone». Vedi V (Cimone), 1, 1 e nota.

 

 

2. Temístocle

 

1 La sua nascita si colloca tra il 530 ed il 525 a.C.

2 Plutarco (Them. 1) invece ci dice che la famiglia da cui nacque Temístocle era troppo oscura per dargli lustro e che suo padre non era molto noto in Atene.

3 Regione della Grecia continentale a sud dell’Epiro, confinante con l’Etolia, davanti al Mar Ionio.

4 Plutarco, che scrive circa un secolo e mezzo dopo Cornelio Nepote, definisce storielle e la notizia della diseredazione e quella della morte per crepacuore della madre.

5 Corcira è l’attuale isola di Corfù, sul Mar Ionio. Ma qui pare che Cornelio Nepote sia incorso in un errore. I fatti narrati si riferiscono invero alla guerra contro Egina, isola tra l’Attica e l’Argolide, nel golfo Saronico, che però si risolse in un disastro per gli Ateniesi che dovettero riprendere rapidamente il mare dopo aver lasciato quattro navi nelle mani degli Egineti (cfr. HER. VI, 87-93 e VII, 144-145; PLUT. Them. 4).

In Tucidide, I, 14, 3 l’allestimento della flotta da parte degli Ateniesi su suggerimento di Temístocle è messo in relazione con la guerra con Egina «e nell’attesa ormai dell’attacco persiano».

6 Si tratta delle miniere di argento del Làurio, promontorio in fondo all’Attica, presso il capo Sunio.

7 Una flotta di cento navi: anche Plutarco parla di cento triremi. Eròdoto, VII, 144 parla invece di 200 navi da guerra. E così IUSTIN. II, 12, 12: «Athenienses post pugnam Marathoniam praemonente Themistocle... ducentas naves fabricaverant».

8 La caccia alla pirateria marittima, ed il conseguente arricchimento, in Tucidide I, 13, 5 sono attribuiti ai Corinzi.

9 Serse era figlio di Dario I. Si allude alla seconda spedizione Persiana contro la Grecia, del 480-479 a.C.

10 Isola del golfo Sarònico, proprio di fronte ad Atene.

11 Trezene: cittadina della parte meridionale dell’Argòlide a sud di Epidàuro ma comunque sulla costa che guarda il golfo.

12 Passo molto importante situato nella parte meridionale della Tessaglia sul golfo Maliaco, dove le truppe greche (spartane, focesi, locresi e beote) al comando di Leònida spartano cercarono invano di sbarrare la strada all’esercito persiano di Serse, il quale aggirò la posizione difesa da Leònida e trovò spianata la via per l’Attica ed Atene (fine luglio 480 a.C.).

13 Ma a parte il ritorno del re in Asia, le cose dopo Salamina si svolsero alquanto diversamente da come le racconta Cornelio Nepote. In realtà l’esercito di terra per siano rimase in Grecia, negli accampamenti invernali della Tessaglia agli ordini di Mardonio e l’anno successivo (479 a. C.) questi riprese le ostilità contro i Greci. Invase la Beozia, si impadronì e devastò Atene (giugno 479), dopo che la città era stata evacuata per la seconda volta. Poi ci fu la battaglia di Platèa, in cui l’esercito persiano subì una grave sconfitta, Mardonio fu ucciso ed i Greci si impadronirono dell’accampamento persiano. Nell’agosto dello stesso anno 479 ci fu la vittoria navale dei Greci a Micale (promontorio dell’Asia Minore).

14 Il porto di Falèro si trovava un po’ più a oriente del Pirèo.

15 triplice porto: i tre porti erano: Munichia e Zea ad oriente e Cantharus nella parte occidentale del promontorio: il quale tutto circondato da mura, fu poi collegato alla città con un corridoio, protetto da ambedue i lati da mura.

16 Sono gli èfori, nominati poco più sotto: erano loro ad avere in mano il potere effettivo dello Stato. Si trattava di una magistratura di cinque membri, eletti dal popolo in assemblea e duravano in carica un anno.

17 Cittadina che dà il nome alla regione Argòlide a nord-est del Peloponneso, a non grande distanza dal mare, sul golfo Argòlico.

18 Molossi: popolazione dell’Epiro orientale. Nella Molòsside ai piedi del Tamaro c’era il santuario di Dodona, col più antico oracolo della Grecia. La regione era celebre anche per i suoi cani da caccia: i molossi appunto. Per quanto riguarda i rapporti di ospitalità, Tucidide I, 126, 2 dice il contrario: «si vede costretto a fermarsi presso Admeto, re dei Molossi, che non gli era amico» e poi ne dice anche il perché.

19 Città della Macedonia, sul golfo di Salonicco (allora golfo Termaico): il viaggio si fece quindi per via di terra.

20 La più grande delle Cicladi a metà strada circa tra Atene e la costa meridionale dell’Asia minore.

21 Città della Ionia, alla foce del Caistro, davanti al Mare Icario.

22 Plutarco (Them. 27) ci dice quali sono: «Eforo, Dinone, Clitarco, Eràclide e molti altri ancora». Dello stesso parere di Tucidide era, sempre secondo la testimonianza di Plutarco, Carone di Làmpsaco.

23 I Romani indicavano semplicemente così l’Asia Minore.

24 Si tratta di Artaserse Macrochir ( = il Longimano; cfr. Dei Re, XXI), figlio del Serse sconfitto a Salamina: dopo l’uccisione del padre (465) tenne il regno per lunghi anni.

25 Nell’Asia Minore vi erano due città con questo nome: Magnesia ad Sypilum, nella Lidia sulle rive del fiume Ermo, alquanto all’interno, sulla strada per Sardi e Magnesia ad Maeandrum nella Caria, sulla riva destra del Meandro, nei pressi della cui foce si trovava Miunte. Qui si tratta di quest’ultima.

26 Sulla costa asiatica dello stretto dei Dardanelli (Ellesponto), opposta a Gallipoli, sulla costa tracia. Era caduta in mano persiana agli inizi del V secolo.

27 La più piccola delle città della Ionia, sulla riva sinistra del Meandro, a circa trenta stadi dal mare.

28 A questa voce invece pare dare credito Plutarco, Them. 31: «risolse che la cosa migliore che poteva fare era di concludere la sua vita in modo decoroso. Sacrificò agli dèi, convocò gli amici, li salutò e poi si uccise a Magnesia, come dice la tradizione comune, bevendo del sangue di toro, o come altri narrano, trangugiando un veleno istantaneo».

 

 

3. Aristíde

 

1 Si trattava di una condanna comminata dal popolo riunito in assemblea (ecclesia), il quale era chiamato a rispondere scrivendo su un coccio (ostrakon, da qui il nome). Come si svolgesse questa votazione è raccontato da Plutarco, Arist. 7.

L’ostracismo non comportava perdita delle sostanze. Pare che fosse introdotto in Atene dopo la battaglia di Maratona (490), forse su suggerimento di Temístocle, che poi ne fu a sua volta vittima, e durò una settantina di anni. L’ultimo colpito fu Ipèrbolo nel 417 a.C., Aristíde fu il quinto, verso il 481/482.

2 La battaglia di Salamina avvenne nel 480 a.C. Ma Aristíde aveva già partecipato in qualità di stratego alla battaglia di Maratona, insieme a Temístocle e occupava già il secondo posto quanto ad importanza ed influenza e si adoperò presso i colleghi per far accettare il piano di Milziade: cfr. Plut. Arist. 5.

3 Secondo Plutarco invece (Arist. 8) la pena fu condonata prima che Aristíde ritornasse e poté quindi partecipare alla battaglia di Salamina a pieno diritto e con azioni personali, e questa volta in piena sintonia con Temístocle.

4 Aristíde portò ottomila opliti ateniesi e dopo una controversia tra i Tegeati e gli Ateniesi per la posizione nello schieramento, ne comandò l’ala sinistra (cfr. HEROD. IX, 28). Il supremo comando dell’esercito comunque l’aveva Pausania, duce spartano; cfr. poco sotto: quo duce etc. e CORN. NEP. Paus. I, 1.

5 Mardonio: il comandante supremo dell’esercito persiano lasciato in Grecia da Serse: era nipote di Dario e cugino di Serse.

6 Il comando della flotta comune (ateniese e spartana e ionica) dopo la battaglia navale di Micale (479) era stato assegnato a Pausania (il vincitore di Platèa, 479) il quale operava nella zona degli Stretti e conquistò tra l’altro Bisanzio (vedi Vita di Pausania, II, 1-2); ma poi l’atteggiamento arrogante di Pausania gli alienò gli alleati: venne richiamato in patria, anche perché sospetto di intelligenza con il re persiano, e ben presto Sparta si trovò di fatto fuori della lega navale tra Atene e gli Ioni (474), la lega dell’Attica che ebbe la sua sede a Delo.

7 La più piccola isola delle Cicladi situata all’incirca al centro dell’arcipelago. Si fa allusione alla lega navale delio-attica costituita tra Atene e le isole della Ionia soprattutto in funzione antipersiana, dalla quale gli Spartani furono sostanzialmente esclusi. Delo fu la sede, dal 476 al 454, del tesoro della confederazione e là si tenevano anche le adunanze generali degli alleati.

8 Se Temístocle fu ostracizzato, come pare, nel 471, la data di morte di Aristíde si colloca nel 467 a.C.

 

 

4. Pausania

 

1 Era figlio di Cleòmbroto, re di Sparta: fu reggente del regno per conto del figlio di Leonida.

2 Platèa: città della Beozia sud-occidentale; nei pressi della città, nella piana attraversata dal fiume Asopo, avvenne lo scontro decisivo (479 a.C.) tra i Greci e i Persiani, dopo la battaglia navale di Salamina dell’anno precedente. Il racconto particolareggiato dei preparativi e dello svolgimento della battaglia in Eròdoto IX, 19-89.

3 Mardonio, figlio di Gobria, era in realtà persiano e non medo (cfr. HEROD. III, 73). Ma era frequente anche presso i Greci lo scambio tra le due genti. Lo stesso Eròdoto chiama Mardonio, il Medo.

4 Del tripode d’oro parla anche Eròdoto (IX, 81), senza ulteriore precisazione. All’epigramma invece fa cenno Tucidide I, 132, che Nepote qui segue quasi alla lettera.

5 Ed infatti riuscì a sottrarre ai Persiani una parte di Cipro e, nella regione degli stretti, a conquistare Bisanzio (vedi §3). Ma poi anche per la sua arroganza, il rapporto con gli alleati si logorò: egli fu richiamato in patria (477) e sostituito con Dorci, che però non trovò miglior accoglienza presso gli alleati; dalla lega navale che si costituì poco dopo tra Atene e le isole, gli Spartani rimasero di fatto esclusi.

6 Forse era uno di quelli che al tempo della prima spedizione persiana (490) erano stati catturati dai Persiani e spediti al Re in Asia (vedi Milziade, cap. IV, 1).

7 Artabazo, figlio di Farnace, lo stesso che aveva accompagnato Mardonio nella spedizione di terra e che nella battaglia di Platèa era riuscito a trarre in salvo quarantamila Persiani ed a riportarli in Asia.

8 Intendi la flotta di stanza presso Bisanzio.

9 Si trattava di un bastone di forma cilindrica in dotazione in esemplari perfettamente identici sia agli èfori che ai capitani ed ai re spartani, per mezzo del quale venivano trasmessi messaggi segreti: si avvolgevano intorno ad esso a spirale strisce di cuoio su cui erano scritti i messaggi che potevano essere letti soltanto riavvolgendo le strisce su un cilindro identico al primo. Cfr. TUC. I, 131.

10 Città della Macedonia, presso Anfipoli.

11 Tènaro: promontorio in fondo al Peloponneso (l’odierno Capo Matapan), dove era un rinomato santuario di Posidone, oltre che una spelonca che metteva in comunicazione con l’Ade.

12 C’è una contraddizione nel racconto di Nepote: prima dice che gli èfori satius putarunt in urbe eum comprehendi e poi subito dopo aggiunge che il tentativo di cattura avvenne, cum Pausania Lacedaemonem reverteretur, in itinere cioè durante il viaggio. Molto probabilmente Nepote ha frainteso il testo di Tucidide che reca ἐν τῇ ὁ δῷ ma si riferisce ad una strada di Sparta. Dal contesto del racconto di Tucidide ed anche di Diodoro Siculo appare chiaro che l’episodio della cattura di Pausania si svolge in Sparta. D’altra parte il tempio di Atena Calcièca si trovava in Sparta.

13 Minerva Calcièca: Così chiamata (dal gr. χαλϰίοιϰος “dalla casa di bronzo”), perché il suo tempio, come ci informa Pausania (III, 17) era decorato esternamente con lastre di bronzo (anche la statua della dea era di bronzo).

14 L’episodio della madre di Pausania non è raccontato da Tucidide, ma si legge in DIOD. SIC. XI, 45, 6.

15 Pausania fu estratto vivo dal tempio perché con la sua morte non insozzasse il luogo sacro. Morì nel 467 a.C.

 

 

5. Cimone

 

1 Si tratta del vincitore di Maratona, di cui vedi la biografia al n. I di questa raccolta.

2 La notizia della prigionia di Cimone pare storicamente falsa. Le leggi ateniesi per i figli di coloro che non avevano potuto pagare una multa allo Stato prevedevano l’atimia, l’«infamia», ma non la prigionia. Plutarco (Cimon 5) che pure ci dice che Milziade finì i suoi giorni in carcere per non aver potuto pagare la multa, non accenna affatto ad una prigione di Cimone. D’altra parte quanto affermato qui potrebbe essere in contraddizione con quanto è detto di lui alla fine: 4, 1. Anche ARIST. Athen. Const. 27, 3 parla dei grossi capitali di Cimone: ό γὰρ Κίμων, ἃτε τυραννιϰὴν ἔχων οὐσίαν, ϰτλ.

3 Plutarco (Cim. 5) ci dice che nella sua carriera politica fu favorito ed aiutato da Aristíde, che «intendendo le doti genuine del suo carattere, fece di lui un contrappeso, quasi dire, alla scaltrezza ed alla temerarietà di Temístocle».

4 Strímone: fiume della Tracia che segnava il confine con la Macedonia: ivi Cimone liberò dal giogo persiano la città di Eione (476 a.C.).

5 Le imprese elencate da Cornelio Nepote in questo capitolo non seguono un rigoroso ordine cronologico e la narrazione pare sia incorsa in più d’una inesattezza. La fondazione di Anfipoli non pare che vada messa in relazione con questa battaglia alla foce dello Strimone. Essa risale al 437/6 ed avvenne sotto la guida di Agnone (cfr. Thuc. IV, 102). La spedizione di 10.000 coloni ateniesi sotto la guida degli Ateniesi Leargo e Sapane, va messa in relazione con il primo tentativo di fondazione che risale al 465/4, quando però furono annientati dai Traci (Thuc. I, 100).

6 Mícale: promontorio dell’Asia Minore, di fronte all’isola di Samo, presso il quale nell’agosto del 479 la flotta ellenica condotta da Leotichida (spartano) e Santippo (ateniese) ebbe la meglio su quella persiana. Ma qui pare che Nepote abbia confuso quella battaglia con un altro episodio bellico avvenuto qualche tempo dopo in Panfilia presso il fiume Eurimedonte dove si svolse una battaglia navale e terrestre nello stesso giorno. D’altra parte nella vera battaglia di Micale del 479 le navi nemiche (persiane!) non furono catturate, bensì date alle fiamme.

7 Fa allusione alla riduzione all’obbedienza dell’isola di Nasso, al centro delle Cicladi, che si era ritirata dall’alleanza navale delio-attica.

8 Sciro: Isola a nord delle Cicladi e ad est dell’Eubea. Fu in questa occasione che Cimone trasferì da Sciro ad Atene le ossa di Teseo che era morto (ucciso) là dopo essere stato scacciato da Atene (Cfr. PLUT. Thes. 36; Cim. 8; THUC. I, 96).

9 Taso: la più settentrionale delle isole dell’Egèo, di fronte alla Tracia.

10 Per l’ostracismo vedi III (Aristíde) nota 1.

11 Cizio: cittadina che si trovava nell’isola di Cipro, sulla costa meridionale. Da non confondere con Cízico, sulla costa asiatica della Propòntide (Mar di Mármara).

 

 

6. Lisandro

 

1 Ad Egospòtami, come dirà poco dopo, sulla costa del Chersoneso tracico, davanti a Làmpsaco, nel 405 a.C. Si tratta della guerra del Peloponneso, scoppiata nella primavera del 431 a.C. e combattuta tra Atene e Sparta per la supremazia sulla Grecia: si concluse con la disfatta di Atene.

2 Circa otto mesi dopo, nel 404.

3 La flotta degli Ateniesi era costituita di 180 navi: se ne salvarono solo 20!

4 La cosiddetta decarchia, a cui fa riferimento anche Senofonte, Ellèniche, III, 4, 2, come a magistratura che «lui stesso ( = Lisandro) a suo tempo aveva imposto nelle città, ma poi soppressa dagli èfori quando ristabilirono i governi istituzionali».

5 L’isola più a nord del Mar Egeo, sopra la penisola Calcidica, di fronte alla Tracia.

6 Qui il testo presenta una lacuna. POLIENO, Stratagemmi, I, 45 fa allusione al fatto e ci informa dell’inganno di Lisandro, il quale con la promessa della incolumità invitò ad uscire gli esponenti del partito filoateniese che si erano rifugiati nel tempio di Ercole, ma pochi giorni dopo li uccise tutti.

7 Il cui santuario si trovava nell’Epiro. Era il più antico e forse più prestigioso oracolo di tutta la Grecia.

8 Venerato in un santuario dell’Africa situato tra la Libia e l’Egitto poco lungi dall’odierna Giarabub. Si trattava originariamente di una divinità autoctona, che poi venne identificata con lo Zeus greco.

9 Nella Beozia sulla riva del lago Copaide: la seconda città in ordine di importanza della Beozia dopo Tebe. Una trentina d’anni dopo questi avvenimenti fu distrutta dai Tebani, che ne uccisero gli abitanti e vendettero schiavi le donne ed i fanciulli.

10 Nel 395 a.C. Si trovava, nella Beozia, a sud del lago Copaide, sulla strada da Cheronea a Tebe.

11 Altrimenti ignoto. Alicarnasso era una città della Caria, nell’Asia Minore.

12 Farnabazo: satrapo della Frigia, aveva sede a Daskyleion, sulla costa asiatica della Propontide. Ricompare in VII (MciMade) (9, 10; 10, 1. 2. 6.); IX (Conone), 2,2; 3, 2; 4, 1. 2. 5), XIV (Datarne) 3, 4. 5. Lisandro con la flotta aveva operato soprattutto nella sua zona di influenza.

 

 

7. Alcibíade

 

1 Il grande statista ateniese che resse le sorti di Atene quasi ininterrottamente per una trentina di anni e morì all’inizio della guerra del Peloponneso (429 a.C.).

2 Cfr. PLAT. Simposio, 219 C.

3 Alcibíade appoggiò la richiesta di Segesta, città greca della Sicilia, che si era rivolta ad Atene per aiuti contro Siracusa (416/415).

4 Propriamente dei busti di Hermes, dio delle invenzioni e dei commerci; il suo corrispondente latino era Mercurio e con il nome latino sarà indicato subito dopo.

5 Cittadina dell’antica Lucania ai confini col Bruttium, fondata verso la metà del V secolo a.C. da un corpo di spedizione ateniese a cui si erano aggregati i discendenti degli antichi abitanti di Sibari, distrutta oltre sessanta anni prima. Al tempo di Cornelio Nepote la Sicilia non faceva ancora parte dell’Italia ed al tempo dei fatti narrati con il termine Italia si indicava all’incirca il Bruttium e la Lucania.

6 A circa 20 km a nord-est di Atene. L’occupazione di Decelèa è del 413 a.C.

7 Siamo verso il 410 a. C. Tissaferne era satrapo della Caria. Lo ritroviamo ancora in IX (Conone) 2, 2; 3, 1; 4, 1; XVII (Agesilao), 2, 3-4; 2, 5; 3, 2, 3. 5.

8 Si tratta di Dario II, figlio di Artaserse, figlio di Serse, figlio di Dario I (quello della prima spedizione persiana contro la Grecia del 490 a. C.).

9 Trasibulo. Vedi la Vita al n. VIII.

10 Isola dello Ionio di fronte alla Ionia, all’ingresso del golfo Icario.

11 Le tre battaglie navali sono quelle di Sesto, Abido (411) sullo stretto dei Dardanelli e Cizico, sulla costa asiatica della Propòntide.

12 Il ritorno trionfale di Alcibíade avviene nell’estate del 408. a.C.

13 Cime: sulla costa occidentale dell’Asia Minore, nella parte meridionale della Eolia. Un suo cittadino avrebbe fondato Cumae della Campania.

14 E cioè Conone; su cui vedi IX.

15 Pattia: nel Chersoneso trácico (407 a.C.?).

16 405 a.C.: Seguì la resa a discrezione di Atene (404).

17 Per Farnabazo vedi nota a VI (Lisandro).

18 Si tratta di Ciro II il Giovane figlio di Dario II e di Parisátide, il quale istigato dalla madre si era ribellato al fratello Artaserse II Mnèmone. Gli Spartani mandarono in suo aiuto un corpo di tredicimila mercenari; fra loro c’era anche Senofonte, che dopo la battaglia di Cunassa in cui Ciro cadde ucciso, guidò il ritorno del corpo di spedizione (che poi raccontò nella sua Anábasi).

19 C’è un riferimento all’amicizia stabilita tra Sparta e la Persia anche per suggerimento di Alcibíade, cfr. sopra IV, 7.

20 Erano rispettivamente lo zio ed il fratello di Farnabazo (Sen. Ellen. III. 4-13).

21 Nel 404 a.C. Ma in realtà doveva avere almeno quarantacinque anni.

 

 

8. Trasibulo

 

1 È lo stesso già incontrato in VIII (Alcibíade) 5, 4; 6, 3: 7, 1.

2 Dopo la vittoria ad Egospòtami, Lisandro si presentò con una flotta di 150 navi davanti al Pirèo mentre eserciti di terra assediavano Atene. Gli avversari più accaniti (Corinzi e Tebani) volevano che la città fosse distrutta e venduti schiavi gli abitanti. Prevalse il partito moderato, ma Atene dovette accettare condizioni di pace molto dure, tra cui l’oligarchia dei Trenta.

3 Attèi (propr.: “abitanti dell’ἀϰτή della costa”) qui sta per ‘Attici’ (’Αϰτή era designazione antica dell’Attica) o, meglio ancora, per ‘Ateniesi’.

4 Uno dei tre porti del Pirèo fatti costruire al tempo di Temístocle. Gli altri due erano Zea e Cántaro (cfr. II. Temístocle, cap. 6 e nota 15).

5 Gli scontri dovettero avvenire tra il novembre e il dicembre del 404; quindi la tirannide dei trenta durò appena sei mesi.

6 Si tratta di Pausania II (da non confondere con il vincitore di Platèa, su cui vedi il n. IV, di cui era però il nipote). Il ripristino totale della democrazia e la relativa amnistia avvenne nel settembre del 403: nell’intervallo ci furono i dieci. Pausania ebbe parte attiva nella conclusione della pace.

7 μὴ μνησιϰαϰεῖν: non recriminare.

8 Nel 404 a.C. Era nato verso il 450 a.C.

 

 

9. Conone

 

1 431-404 a.C. La sua attività militare, in questa guerra, si svolse nell’ultimo decennio.

2 Fere: si tratta di una città della Messenia, fondata da Sparta quando ebbe sottomesso la regione (ne parlano anche XENOPH. Hell. 4, 87 e PLUT., Cleom., 14).

3 Si tratta di Artaserse II, Mnèmone, figlio di Dario II, da non confondere quindi con l’altro Artaserse incontrato nella vita di Temístocle, che era figlio di Serse.

4 Su Agesilao vedi la biografia n. XVII.

5 Presso i Persiani il Chiliarca era il comandante della guardia imperiale ed un alto personaggio politico, il primo dopo il re, che aveva il compito di tenere informato il re in ogni affare dello Stato.

6 Tiribazo: signore di Sardi e satrapo della Lidia. Si trovava quindi a ridosso di quei territori e quelle isole che Conone voleva riportare sotto l’egemonia ateniese.

7 Fu autore di Περσιϰά = storia della Persia. Fu padre di Clitarco, che scrisse una storia «romanzata» di Alessandro Magno. Forse della metà del IV secolo a.C.

 

 

10. Dione

 

1 Questi insieme con Filisto (su cui vedi oltre) aveva favorito l’ascesa di Dionigi il Vecchio.

2 E cioè Dionigi il Vecchio, che regnò dal 405 fino all’inverno del 367/366, quando morì nel corso della quarta guerra contro Cartágine. In circa 40 anni di regno, con le numerose guerre combattute aveva costituito il più grande dominio del mondo occidentale, prima di quello macedonico. Il figlio Dionigi il giovane ne ereditò il regno e lo tenne per dieci anni fino alla cacciata per parte di Dione, nel settembre del 357. Ritornò poi in possesso di Siracusa per un breve periodo di tre anni nel 347/46 fino all’esilio definitivo a Corinto (vedi XX: Timoleonte).

3 Dionigi I stipulò tre trattati di pace con i Cartaginesi, dopo altrettante guerre (405; 392; 374 circa: l’ambasceria di Dione a Cartagine andrà posta in questo anno.) Prima era troppo giovane, essendo nato verso il 408 a.C.

4 La prima venuta di Platone in Sicilia data verso il 388 a. C.

5 Dopo, al tempo di Dionigi II (vedi 2, 1-4). Questo secondo viaggio di Platone in Sicilia si colloca nel 367/368 a.C.

6 Filisto: uomo politico, generale e storico che aveva dapprima, insieme con il padre di Dione, Ipparino, favorito l’ascesa al potere di Dionigi I, poi caduto in disgrazia, nel 386 dovette andare in esilio. Scrisse l’opera storica Σιϰελιϰά, di cui si conservano frammenti, che andava dalle origini della Sicilia fino ai primi anni del regno di Dionigi II.

7 Sbarcato a Eraclea Minoa (alla foce dell’Alica, tra Selinunte ed Agrigento), subito Agrigento, Gela e Camarina si schierarono dalla sua parte e poté entrare trionfalmente in Siracusa.

8 Figlio dello stesso Dionigi e di Sofrosine, sua sorellastra e quindi nepote di Dione (vedi sopra 1, 1).

9 HOMER. Iliad. II, 204: οὐϰ ἀγαφὸν πολυϰοιρανίη. εἶς ϰοίρανος ἔστω.

10 In tutte le altre fonti questo ispiratore e capo della rivolta è sempre indicato col nome di Callippo.

11 354 a.C.

 

 

11. Ificrate

 

1 Lo stesso menzionato in VII (Alcibíade), 8, 3.

2 Durante la guerra corinzia combattuta dagli Spartani contro Argo e Corinto alleate di Atene, dal 395 fino alla pace di Antàlcida, 386 a.C.

3 Nel 390. Mora: corpo di soldati dell’esercito spartano, corrispondente all’incirca al nostro reggimento.

4 Si tratta di Artaserse II, Mnèmone, figlio di Dario II.

5 Alla morte del faraone Akori (ca. 380 a.C.), nell’Egitto che già da qualche decennio aveva spezzato il giogo dei Persiani, dopo aspre lotte per la successione, fomentate dallo stesso re Artaserse II che non si era mai rassegnato alla grave perdita e non tralasciava occasione per rientrare in gioco nella regione, alla fine (ca. 378 a.C.) era riuscito ad imporsi Nectànebi, grazie anche all’aiuto del generale ateniese Cabria il quale si trovava colà da qualche anno, chiamatovi da Akori (vedi la nota alla Vita successiva). I Persiani comunque non desistettero, anzi cominciarono i preparativi per una grande spedizione contro l’Egitto: è in questa occasione che essi richiesero ed ottennero dagli Ateniesi l’invio del condottiero Ificrate (374/73 a.C.).

6 Vedi XIII (Timoteo), cap. 3.

 

 

12. Cabria

 

1 Nel 378. Subito dopo la cacciata della guarnigione spartana dalla Cadmea per opera di Pelòpida (vedi XVI), gli Spartani inviarono Agesilao nella Beozia. Ma l’esercito fu bloccato appunto da un corpo di spedizione ateniese guidato da Cabria.

2 A proposito delle operazioni di Cabria in Egitto, il racconto di Cornelio non è chiarissimo e pare che faccia un po’ di confusione. Cabria operò due volte in Egitto, sempre alleato degli Egiziani contro i Persiani. Una prima volta (all’incirca 386-378 a.C.) quando combattè a fianco di Akori e di Nectanabide I (vedi nota 5 ad Ificrate): è in questa occasione che avvenne, su sollecitazione del re Persiano, il perentorio richiamo in patria da parte degli Ateniesi. La seconda volta, al tempo del faraone Tachos (e poi di Nactanàbide II), quando comandò la flotta egiziana, mentre lo spartano Agesilao (vedi la Vita al n. XVIII) guidava l’esercito terrestre.

Quindi: durante il regno di Nectanàbide I (ca. 378-364 a.C.) operarono, sia pure in tempi diversi, tra l’Egitto e la Fenicia, due capitani ateniesi: l’uno Cabria, per iniziativa personale, con un esercito di mercenari a fianco degli Egiziani contro il re persiano (ca. 386-378); l’altro Ifìcrate, regolarmente ed ufficialmente inviato dagli Ateniesi, su richiesta di Artaserse per addestrare le truppe persiane contro gli Egiziani (374-373). Successivamente, sotto i regni di Tachos e di Nectanábide II, per un periodo di tempo limitato, circa un anno (ca. 362-361), operarono in Egitto due capitani greci, l’uno ateniese, Cabria, l’altro spartano Agesilao, questa volta tutti e due al soldo degli Egiziani. Cornelio attribuisce erroneamente a questa seconda spedizione il richiamo in patria di Cabria da parte dei suoi concittadini.

3 Vedi XIII (Timoteo) e XIX (Focione), 2, 3.

4 Dopo la disfatta ad Egospòtami (405) e la pace di Antálcida (386), gli Ateniesi erano riusciti a ricostituire una lega navale attica (377 a.C.) con circa 70 alleati, ma dopo una ventina d’anni molte isole alleate si ribellarono, sollecitate dal satrapo persiano Maussolo. La battaglia di Chio e quindi la data della morte di Cabria cade nell’anno 357 a.C.

 

 

13. Timoteo

 

1 La prima nella penisola calcídica, la seconda sul Bosforo.

2 Nel 365: dopo la pace di Antálcida (386 a.C.), Samo era ritornata sotto il dominio persiano. La guerra precedente a cui si fa qui allusione, è quella del 440/439, quando l’isola venne riconquistata da Pericle dopo un lungo assedio.

3 Ambedue nel Chersoneso tracico.

4 Nella battaglia di Embata, nell’Asia Minore, sulla costa del territorio di Eritre, davanti all’isola di Chio (356 a.C.).

5 Città dell’Eubèa, situata sul punto più stretto del canale di mare (l’Eurípo) che separa l’isola dal continente, di fronte ad Aulide (Beozia).

 

 

14. Datame

 

1 Si tratta di Artaserse II, Mnèmone che regnò dal 405 al 359 (cfr. XXII Dei Re).

2 Erano così chiamati (cioè: “Siri bianchi”) gli abitanti della Cappadocia (Asia Minore) di origine siriaca, per distinguerli dagli altri Siri più bruni.

3 Cadusi: popolazione della sponda occidentale del mar Caspio, nella provincia meda dell’Atropatène; era in continue lotte con le popolazioni vicine. È ricordata anche da Strabone 11, 507; 524 Senofonte ed Arriano.

4 Autofrodate: satrapo della Lidia.

5 Ace: piccola città e porto della Fenicia, a nord del Carmelo, sede delle operazioni dell’esercito persiano contro l’Egitto.

6 Abitavano l’Asia Minore meridionale poco a nord della Licia e della Panfilia.

7 Circa il 367 a.C.

8 Circa il 362 a.C.

 

 

15. Epaminonda

 

1 Per queste considerazioni vedi anche la Prefazione.

2 Il primo ed il secondo punto sono trattati al Cap. 2; il terzo ai Capp. 3-10. Il quarto punto, invece, non ha avuto una trattazione specifica.

3 Uomo politico ateniese, amico di Pèricle, uno dei maggiori musicologi dell’antichità. Era stato discepolo di due altri insigni maestri ateniesi, Agátocle (maestro anche di Píndaro) e Lámprocle.

4 La Vita Sophoclis lo dà come maestro di musica di Sòfocle.

5 Da Crotone si era rifugiato a Tebe, dopo che in una insurrezione popolare la casa dove si riunivano i Pitagorici era stata data alle fiamme.

6 Sulla costa asiatica della Propòntide (Mar di Mármara).

7 Si tratta di Artaserse II, Mnèmone, figlio di Dario II, figlio di Artaserse I, figlio di Serse, figlio di Dario I. Regnò dal 405 al 359 a.C. morendo all’età di 94 anni.

8 Vedine la Biografia al n. XIII.

9 Oreste per vendicare l’assassinio del padre Agamènnone, aveva ucciso la madre Clitemnestra.

10 Figlio di Anfiarao (uno dei Sette contro Tebe) e di Erifile. Uccise la madre di ritorno dalla seconda spedizione contro Tebe (quella degli Epígoni) per ottemperare alle disposizioni del padre, il quale dalla moglie era stato costretto ad andare a combattere contro Tebe, da dove sapeva che non sarebbe più tornato.

11 A Sparta (estate 371) si doveva concludere una pace generale di tutti i greci e vi erano convenuti delegati di tutte le città, anche di Dionigi I di Siracusa e della Macedonia. Epaminonda insisteva sulla vecchia posizione tebana che non era passata già al tempo della pace di Antàlcida e cioè di voler giurare a nome della Lega Beotica. Lo spartano Agesilao invece, nello spirito della pace di Antàlcida (386) che garantiva l’autonomia delle singole città, voleva che Tebe giurasse solo per sé. Ci fu la rottura delle trattative e poco dopo le truppe Spartane condotte da Cleòmbroto invasero la Beozia, ma subirono una dura sconfitta a Lèuttra (luglio del 371 a.C.).

12 Si fa riferimento alla prima spedizione di Epaminonda nel Peloponneso, quella che va dall’autunno 370 alle soglie della primavera del 369. Ma nelle motivazioni del processo intentato dai Tebani a lui ed a Pelòpida, pare che nel racconto di Cornelio ci sia una contraddizione: prima si dice che i due si erano opposti ad una revoca del comando ispirata dagli avversari politici; poco dopo che i due condottieri tennero il comando oltre i termini previsti dalla legge (invocando però sempre, nell’un caso e nell’altro, i supremi interessi della patria). In realtà il processo fu fatto per questo secondo motivo ed il richiamo in patria anticipato di Epaminonda dovette avvenire al tempo di una sua successiva spedizione nel Peloponneso, probabilmente la seconda del 369. In tutto le discese di Epaminonda nel Peloponneso furono quattro: la terza è del 367; la quarta, del 362 (battaglia di Mantinèa).

13 Città dell’Arcadia. Si tratta, come abbiamo visto, della quarta ed ultima discesa di Epaminonda nel Peloponneso.

14 Cadmèa: è la rocca di Tebe (cfr. XVI: ‘Pelòpida’ 1, 2), così chiamata da Cadmo, mitico fondatore di Tebe, di origine fenicia, a cui si attribuiva anche l’introduzione in Grecia dell’alfabeto.

 

 

16. Pelopida

 

1 Nel 382 a.C. Olinto a quel tempo era a capo della lega Calcidica. Gli Spartani erano stati chiamati in soccorso dal re macedone Aminta III e da altre città confinanti, che temevano l’espansionismo di Olinto.

2 Erano allora in Tebe due partiti; quello oligarchico, aristocratico e filospartano di cui era a capo Leontiade e quello democratico, antispartano.

3 Nel 371 a.C.

4 Cornelio parla qui e altrove (XIV. Epaminonda 7,3 e XVII. Agesilao 6,1) di assalto a Sparta, ma pare che un vero e proprio attacco alla città non vi fu: Epaminonda vi dovette rinunciare e «per la difficoltà di attraversare l’Eurota e per il sopraggiungere di soccorsi alleati» (cfr. D. MUSTI, Storia greca, Bari, Laterza, 1989,p. 554. Vedi del resto XI. Ifìcrate, 2,5. 2).

 

 

17. Agesilao

 

1 Verso il 400-398 a.C.

2 Naturalmente è il re di Persia, allora Artaserse II.

3 Nel 396 a. C. Parte subito; ma negli anni immediatamente precedenti era stato preceduto da due altri condottieri Spartani: Tibrone e Dercillida.

4 Caria: nella parte meridionale della costa egea dell’Asia Minore.

5 A nord dell’Asia Minore, sempre nella parte rivolta all’Egèo, tra la Misia e la Propontide. Sàtrapo della Frigia veramente era Farnabazo.

6 Tissaferne era satrapo della Caria, ma aveva anche il comando supremo di tutti i prefetti persiani, come dice Cornelio poco sopra (cap. II).

7 Nel 395 a.C.

8 Città della Beozia. Nel 394.

9 Nel 390 a.C.

10 371 a.C.

11 Nel 370 al tempo della prima spedizione di Epaminonda nel Peloponneso.

12 Anche nel 362, in occasione della quarta discesa di Epaminonda, il pronto intervento di Agesilao impedì ad Epaminonda, che aveva stabilito la base delle operazioni in Tègea nell’Arcadia, a circa 10 km da Mantinèa, l’attacco a Sparta.

13 Cfr. 1, 1.

14 Il quale nel frattempo era riuscito a cacciare Tachos ed a subentrargli nel regno, anche grazie all’aiuto di Agesilao. Questi infatti, offeso dal rifiuto di Tachos di affidargli il comando supremo di tutto l’esercito, era passato armi e bagagli dalla parte del ribelle Nectanàbide.

 

 

18. Eumene

 

1 Cittadina del Chersoneso tràcico, sulla costa settentrionale quasi nella parte più interna del golfo di Melas che è fronteggiato dalle isole di Samotracia ed Imbro. Era stata fondata da coloni di Mileto e di Clazòmene ed al tempo di Milziade ripopolata da coloni attici. Èumene era quindi un greco, come indica anche il suo nome (il Benevolo), considerato straniero dalla chiusa casta militare macèdone.

2 Nel 336 a. C.

3 Era la ἑταιριϰὴ ἲππος: la cavalleria della guardia macedone (gli ἑταιροι, propr. “compagni” erano la guardia del corpo a cavallo presso i Macedoni).

4 Uno dei tanti generali di Alessandro Magno: subito dopo la morte di Alessandro gli venne assegnata la Frigia ellespòntica.

5 Dette appunto dei Diàdochi, cioè successori (di Alessandro Magno).

6 Nel 321 a.C.: la località asiatica in cui avviene lo scontro è di difficile determinazione. All’inizio del capitolo successivo Cornelio precisa: apud Hellespontum.

7 Si allude qui al congresso di Triparadiso (in Siria) forse del 321 in cui Antipatro fu nominato ἑπμελετής dei re, Èumene condannato a morte ed Antigono si assunse il compito di farlo fuori.

8 In realtà si trovava ai confini tra la Cappadocia e la Licaonia (cfr. PLUT. Eum., 10). Cornelio la attribuisce alla Frigia, forse perché la Licaonia apparteneva alla satrapia della Frigia.

9 L’assedio durò quasi un anno, dalla tarda estate del 320 fino alla primavera del 319 a.C.

10 Secondo PLUT. Eum. 16 e DIOD. SIC. 18, 59, 3 Peuceste guidava gli Argiràspidi ( = soldati dallo scudo d’argento), corpo scelto di veterani che costituiva la falange dell’esercito di Èumene.

11 La pèrside era la persia in senso stretto, una delle province dell’impero persiano, sede della stirpe, dove si trovava la capitale persèpoli. Era limitata a nord dalla Media e dalla Partia, ad occidente dalla Susiana, ad est dal deserto della Carmania, a sud dal golfo persico.

12 Secondo STRAB. 15, 5 la Paretacène si trovava a nord della Perside.

13 Nel 316 a.C. Era quindi nato verso il 361 a.C.

 

 

19. Focione

 

1 Si tratta di Filippo II di Macedonia, il padre di Alessandro Magno.

2 Oratore, esponente, insieme con Focione, del partito aristocratico, filomacedone.

3 Generale di Alessandro Magno. Dopo la morte di Alessandro fungeva da reggente del regno in Macedonia col titolo di “stratego d’Europa”.

4 Subito dopo la morte di Alessandro Magno (323 a.C.), gli Ateniesi avevano tentato di ribellarsi al potere macedone, ma furono sconfitti prima da Clito nella battaglia navale di Amorgo (Spòradi), poco dopo dalle truppe di Antipatro a Crannóne (Tessaglia) nel 322 a.C. (è la guerra lamiaca, cosidetta dalla roccaforte tessala di Làmia, dove Antipatro fu per qualche tempo bloccato dai Greci ribelli). Gli Ateniesi affidarono allora a Focione l’incarico di trattare con Antipatro le condizioni della pace, che furono dure: Atene dovette subire un cambiamento di regime che divenne timocratico, cioè fondato sul censo (il che comportò una drastica riduzione dei cittadini con i pieni diritti), accettare una guarnigione macèdone, comandata da Menillo, nel porto di Munichia, pagare le spese di guerra, consegnare i due oratori Iperide e Demòstene, fieri oppositori del partito filomacedone, che per il momento si salvarono con la fuga. Nel 319 viene a morte Antipatro che designa come suo successore o meglio come “reggente del regno” e “stratego d’Europa”, il vecchio generale di Alessandro Magno, Poliperconte; il figlio Cassandro invece viene da lui designato solo come chiliarco. Questi allora con rapida mossa scende nell’Attica e dal suo generale Nicànore, mandato in tutta fretta a sostituire nel co mando della guarnigione di Munichia il troppo debole o poco fidato Menillo, fa occupare il Pirèo. Del che venne accusato Focione, perché nonostante fosse stato messo sull’avviso del pericolo, non aveva preso alcun provvedimento. Nel frattempo Poliperconte si era messo a proteggere il partito democratico ed aveva inviato un messaggio agli Ateniesi in cui prometteva l’abrogazione della riforma timocratica ed il conseguente ripristino dei pieni diritti civili da parte di tanti cittadini. Poco dopo mandava con un esercito in ¿Attica, il proprio figlio Alessandro, ufficialmente per scacciare Nicànore dal Pirèo, in realtà per occupare Atene: con lui rientravano i fuorusciti e riacquistavano la cittadinanza tanti Ateniesi che ne erano rimasti privi con la riforma timocratica imposta da Antipatro ed introdotta da Focione. Nell’assemblea caotica che ne seguì, Focione venne deposto e dopo una inutile sua ambasceria in Macedonia presso Poliperconte, ricondotto prigioniero ad Atene, processato e condannato a morte (318 a.C.).

In quello stesso anno 318 a.C., in seguito ad una grave sconfitta subita dalla flotta di Poliperconte sul Bòsforo, Cassandro poté imporre nuovamente ad Atene le sue condizioni di pace, tra cui il ripristino sia pure in forma temperata del regime timocratico del 322 e l’accettazione come “curatore della città” di un esponente del partito aristocratico e filomacedone, Demetrio Falèreo (317 a.C.); ma Focione intanto era morto.

5 Generale ateniese che comandava il territorio per conto del re macedone e che tentò invano di bloccare Nicànore.

6 Si tratta di Filippo Aridèo, fratello di Alessandro Magno, il quale, dopo la morte di Alessandro, divenne formalmente re di Macedonia col nome di Filippo III (323-317 a.C.) Ma pare che fosse debole di mente ed il potere effettivo dopo Antipatro fu esercitato per un po’ da Poliperconte, in combutta con la di lui moglie Euridice. Poi si impose Cassandro (316-298 a.C.).

7 Oratore del partito opposto a quello di Focione: patrocinò l’invio di una delegazione ateniese a Filippo, dopo che già Focione era partito alla volta della Macedonia per discolparsi dinanzi a Poliperconte, ne fece parte e sostenne l’accusa di Focione davanti a Poliperconte.

8 Morì nel 318 a.C. Poco dopo, col rovesciamento della situazione politica, fu riabilitato ed il popolo mise a morte quelli che erano stati la causa della sua condanna. Vedi plut. Phoc., 38.

 

 

20. Timoleonte

 

1 Siracusa infatti era stata sotto i due Dionigi, il Vecchio ed il Giovane, per un periodo di circa 50 anni. E poi anche il potere di Dione si era presto trasformato in una tirannide (Vedi X Dione.)

2 Nel 365/364 a.C.

3 Vedi la vita di Dione (n. X).

4 Nel 344 a.C.

5 Era tiranno di Leontini.

6 Presso Segesta. È forse da identificare con Fiumefreddo-San Bartolomeo.

7 Aveva tenuto la carica di στρατηγὸς αὐτοϰράτωρ per quasi otto anni.

8 È propriamente la dea del caso, una variante della Τύχη (fortuna).

 

 

21. Dei Re

 

1 Vedine la vita qui al n. XVIII.

2 Fu il fondatore dell’Impero persiano.

3 Dario I, quello della prima spedizione persiana contro la Grecia nel 490 a.C. (Vedi Milziade.)

4 Figlio di Dario I, artefice della seconda spedizione persiana contro la Grecia, 480-479. (Vedi Temístocle.)

5 Macrochir ( = il longimano, così chiamato perché aveva la mano destra più lunga della sinistra: cfr. plut.: Artax., 1), figlio di Serse, regnò dal 465 al 425 a. C.

6 Mnèmone ( = dalla buona memoria, il memore) figlio di Dario II e di Parisatide. Questa aveva anche istigato il figlio minore Ciro a ribellarsi contro il fratello; Ciro però fu sconfitto nella battaglia di Cunassa, nel 401 a. C.

7 Regnò dal 359 al 336 a.C.

8 Regnò dal 336-323 a.C.

9 297-272. Famoso per le sue campagne d’Italia prima in aiuto dei Tarentini contro i Romani (battaglia di Eraclea, 280 a. C.) e poi in Sicilia in aiuto dei Siracusani contro i Cartaginesi. Morì nel 272 combattendo in Argo contro il re di Macedonia Antigono Gònata.

10 Vedi quanto è detto di lui in X: Dione.

11 Antigono detto il Monoftalmo (il Monòcolo). Rimase ucciso nella battaglia di Ipso (Frigia; da non confondere con Isso, in Cilicia dove nel 333 ci fu il grande scontro fra Alessandro ed il re Dario III) nel 301 (si suicidò). Per alcune vicende collegate alle guerre dei Diàdochi vedi XVIII: Èumene.

12 Lisimaco: fu sconfitto ed ucciso nella battaglia di Curopedio, presso Magnesia del Sipilo, nel 281.

13 Detto il Poliorcète, figlio di Antigono Monoftalmo. Fu re di Macedonia dal 294 al 288. Morì nel 283.

14 Nel 280 a.C.

15 Nel 283 a.C.

 

 

22. Amilcare

 

1 Nel 246 a.C.

2 Nel 241 a.C.

3 Nel 241 a.C.

4 Secondo altri storici invece la spedizione in Spagna avvenne all’insaputa o almeno senza l’autorizzazione dei Cartaginesi.

5 Dal 229 al 221 a.C.

6 Vettóni: popolazione della Lusitania (che corrisponde all’incirca all’odierno Portogallo) tra i fiumi Durius (Duero) ed Anas (Gudiana).

 

 

23. Anníbale

 

1 Filippo V re di Macedonia, dal 221 al 179 a.C.

2 Antíoco III il Grande, re dell’Asia anteriore, dopo la sconfitta con i Romani limitò il suo potere alla Siria (223-187).

3 Con questa espressione nell’antichità si indicava oltre il Mar Rosso, anche il Golfo Persico e l’Oceano Indiano.

4 Era in realtà il dio fenicio Baal, la più alta divinità del pantheon fenicio e quindi identificato dai Romani con Giove.

5 Nel 219 a.C.

6 Il passaggio dei Pirenei prima e quello delle Alpi avvenne nell’estate del 218 a.C.

7 Cioè Greco, con riferimento soprattutto ai tempi eroici e del mito.

8 Nel 217 a.C.

9 Secondo il racconto di Polyb. 86, 1-5. e Livio 22, 8, 1-9 era stato inviato dal console Servilio, che si trovava a Rimini, in soccorso al collega Flaminio con 4000 cavalieri, ma fu intercettato e sbaragliato dalla cavalleria di Maàrbale.

10 È la famosa battaglia di Canne, nel 216 a.C.

11 L’esposizione degli avvenimenti da 4, 4 a 5, 3 è alquanto confusa, non segue comunque l’ordine cronologico. Per es. la marcia verso Roma non avvene subito dopo la battaglia di Canne nel 216, ma nel 211, mentre i Romani assediavano Capua. L’episodio di 5, 1-2 avvenne nel 217.

12 Nella Campania, tra i fiumi Savo e Volturno.

13 202 a.C.

14 202 a.C.

15 201. La pace fu consigliata dallo stesso Anníbale.

16 193 a.C.

17 Qui infatti nei primi mesi del 191 a.C. si scontrò con le truppe romane comandate da M. Acilio Glabrione e fu sconfitto.

18 Regione della costa meridionale dell’Asia Minore, tra la Cilicia e la Licia.

19 Dopo la battaglia di Magnesia al Sipilo nel 190 a.C., una della condizioni della pace era la consegna di Anníbale.

20 La Bitinia, nell’Asia Minore, tra la Propontide (Mar di Mármara) e il Mar Nero, si era resa indipendente subito dopo la caduta dell’impero persiano. Prusia I, figlio di Nicomede I, vi regnava fin dal 230 a.C.

21 Pèrgamo era città della Misia, sulla destra del Caíco a non moltav distanza dall’Egeo. Divenne la capitale del regno che portava il suo nome. Il re Èumene II apparteneva alla dinastia degli Attálidi, il cui iniziatore era stato Filitero, a cui si deve la fondazione del regno, che nel 133 a.C., l’ultimo dinasta Attalo III, morendo senza discendenti, lasciava in eredità al popolo romano. Èumene II la ingrandì ed abbellì e la dotò anche di una splendida biblioteca, seconda solo a quella di Alessandria.

22 Cioè nel 183 a.C.

23 Nel 182 a.C.

24 È uno storico menzionato solo qui.

25 Nel 181 a.C.

* Purtroppo di questa sezione del de viris illustribus non ci è rimasto nulla. Le due biografie che seguono, quelle di Catone e di Áttico, appartenevano alla sezione de latinis historicis.

 

 

24. Catone

 

1 M. Porcio Catone detto il Censore, per distinguerlo dal suo omonimo e discendente, chiamato l’Uticense per essersi ucciso ad Utica nell’Africa, in seguito alla vittoria di Cesare. Nacque nel 234 a.C.

2 Corrisponde all’odierna Frascati. Fu uno dei più antichi municipia, cioè cittadine legate a Roma che godevano di notevole autonomia amministrativa.

3 Nel 195 a.C.

4 Nel 184 a.C.

5 Morì nel 149 a.C. all’età di 85 anni.

 

 

25. Áttico

 

1 Nacque a Roma nel 109 a.C. Si riteneva che la gens Pomponia discendesse da Pompo, il figlio di Numa Pompilio.

2 Fu proprio a causa della sua lunga permanenza ad Atene che gli fu dato il cognomen di Áttico, cioè l’Ateniese.

3 Cioè 6 moggi = 1 medimno. Il moggio era una misura di capacità per aridi, che corrispondeva a quasi 9 litri; per cui 1 medimno = 52, 41 litri.

4 Nell’84 a.C. In Asia ed in Grecia aveva combattuto contro Mitridate.

5 Nel 65 a.C.

6 Quello che condusse la terza guerra Mitridatica dal 75 al 66 a.C.

7 Erano incarichi di secondaria importanza che il governatore di una provincia conferiva in genere ai cavalieri; prima venivano la legatio (luogotenenza) e la quaestura, che in genere erano assegnate a dei senatori.

8 Tali contribuzioni in denaro furono disposte alla fine del 47 a.C.

9 Nel 44 a.C. alle idi di Marzo.

510 I capi della congiura contro Cesare insieme con Decimo Giunio Bruto.

11 Da M. Antonio, più precisamente dal senato su richiesta di M. Antonio. Bruto e Cassio, per paura dei veterani di Cesare si erano allontanati da Roma. Ma erano pretori in carica e in questa qualità non potevano rimanere assenti da Roma per più di 10 giorni. Allora, e per coprire il vero motivo della loro lontananza e per garantirli sul piano giuridico, Antonio fece assegnare a Bruto la provincia d’Asia e a Cassio la Sicilia, con l’incarico di provvedere al rifornimento di grano della capitale. Ma essi per mezzo di un editto, rinunciarono alla amministrazione della provincia, si dichiararono esuli e andarono in Grecia a prepararsi alla guerra.

12 Combattuta tra Antonio, che vi assediava Dècimo Bruto, ed Ottaviano, in cui Antonio fu sconfitto.

13 Un sostenitore di Antonio; fu soprannominato Eutrápelo per la sua speditezza nel discorrere e nell’argomentare (in greco εὐτράπελος, che si volge facilmente, versatile, faceto).

14 La moglie di Antonio, che fu anche nemica implacabile di Cicerone.

15 Sempre nel 43 a.C., quando fu costituito il secondo triunvirato tra Ottaviano, Antonio e Lèpido.

16 Nella Macedonia, tra i fiumi Stnmone a occidente e Nesto ad oriente, non molto lontano dal mare. Fu combattuta tra gli eserciti di Bruto e Cassio da una parte e di Ottaviano ed Antonio dall’altra (42 a.C.).

17 Isola a nord del mare Egeo, nel mare della Tracia sopra l’isola di Imbro.

18 Il verso è un senario giambico. L’autore è ignoto.

19 62-12 a.C. Fu il generale di Augusto. A lui soprattutto si deve la vittoria ad Azio contro l’esercito navale di Antonio e Cleopatra.

20 Si chiamava Cecilia. Il matrimonio avvenne nel 36 a.C.

21 È nominato più di una volta da Cicerone nelle sue lettere ad ¿Áttico, come amico di quest’ultimo.

22 Questo “elegante” poeta ci è purtroppo altrimenti ignoto.

23 Così chiamata perché fatta costruire o comunque posseduta da un Tànfilo, che sarà stato della stessa famiglia dei due consoli menzionati a XXIII (Anníbale), 13, 1.

24 Nepote usa il termine greco acroama (ἀϰρόαμα: propr. audizione musicale): era costume nelle case dei ricchi che i banchetti fossero allietati da intrattenimenti di varia natura: musiche, danze o anche, come a casa di Áttico, semplici letture.

25 Cittadina a nord-est di Roma: Mentana.

26 In realtà noi possediamo 16 libri di lettere ad Áttico. Alcuni editori correggono senz’altro il testo in sedecim = sedici.

27 Cioè Livia Drusilla, più spesso citata e quindi nota col semplice prenome di Livia.

28 Era il più antico tempio capitolino. Nel Monumentum Ancyranum 4, 5 si legge: aedes in Capitolio lovis Feretrii et lovis tonantis feci.

29 Nel 32 a.C.

Questo ebook appartiene a Roberto Giuliattini - 5689 Edito da Newton Compton Editori Acquistato il 18/01/2014 10.55.24 con numero d'ordine 646080
Storici Latini
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