Frammenti delle Storie
1. SULPICIO SEVERO, Chronica, II, 30, 3. Ai Giudei, stretti d’assedio, non si apriva alcuna possibilità né di pace né di resa. Erano ridotti allo stremo e morivano di fame; le strade cominciarono a riempirsi di cadaveri sparpagliati qua e là perché ormai nessuno si prendeva la briga di seppellirli. Anzi: il desiderio di cibo spinse agli atti più nefandi e i sopravvissuti non risparmiarono nemmeno i corpi umani (meno quelli che la putrefazione aveva sottratto a questa possibilità di alimentarsi).
2. SULPICIO SEVERO, Chronica, II, 30, 6. Si racconta che Tito, tenuto consiglio, abbia, in un primo tempo, dibattuto se un tempio, che tanto lavoro aveva richiesto per la sua costruzione, dovesse essere distrutto. Qualcuno riteneva che non fosse opportuno demolire un santuario, famoso quanto nessuna altra opera umana: salvarlo voleva dire lasciare un documento della moderazione dei Romani; abbatterlo equivaleva a segnalare per sempre la crudeltà dei vincitori. Altri invece (e lo stesso Tito era di questo avviso), ritenevano che distruggere il tempio fosse un obbligo primario al fine di sopprimere più radicalmente le religioni di Giudei e Cristiani: si trattava di due religioni, a dire il vero, ostili l’una all’altra, ma comunque partite dagli stessi fondatori. I Cristiani erano in fondo una setta dei Giudei: tagliata la radice, anche il tronco si sarebbe facilmente seccato.
3. PAOLO OROSIO, Historìa adversus paganos, VII, 9, 7. Cornelio e Suetonio riferiscono che, durante quel conflitto, furono uccisi seicentomila Giudei.
4. PAOLO OROSIO, Historìa adversus paganos, VII, 3, 7. Quindi (riferisco con le parole di Cornelio Tacito) il tempio di Giano fu aperto quando Augusto era già vecchio e non venne mai chiuso fino al principato di Vespasiano, mentre fino ai confini del mondo si andava alla ricerca di nuovi popoli: qualche volta traendone vantaggi, qualche volta ricevendone danni. Fin qui Cornelio.
5. PAOLO OROSIO, Historìa adversus paganos, VII, 19, 4. Gordiano 1... aprì le porte del tempio di Giano: non mi viene alla mente nessuna citazione secondo la quale qualcuno le abbia chiuse dopo Vespasiano e Tito. Cornelio Tacito, tuttavia, ricorda che furono aperte da Vespasiano stesso dopo un anno.
6. PAOLO OROSIO, Historia adversus paganos, VII, 10, 4. Io svolgerei un’ampia esposizione su quanto numerose siano state le battaglie di Diurpaneo, re dei Daci, col comandante Fusco e quanto terribili siano state le sconfitte romane: il fatto è che Cornelio Tacito, che con grande diligenza ha ricostruito queste vicende, ha avuto modo di dire che è di gran lunga preferibile il silenzio attorno al numero dei caduti (come lui stesso ha fatto). E Tacito ha anche affermato che Sallustio Crispo e molti altri autori hanno sancito tale scelta2.
7. PAOLO OROSIO, Historia adversus paganos, VII, 34, 5. Teodosio... assalì senza perder tempo quei numerosissimi popoli scitici e li sconfisse in molte battaglie. Come attestano Pompeo3 e Cornelio gli antichi li temevano molto e perfino il grande Alessandro evitò il confronto con loro: sono gli Alani, gli Unni, i Goti.
8. SERVIO ONORATO, Commentum ad Vergilium, Aen. III, 399. Questi poi (i Locresi), che abitano presso Delfi, sono chiamati Ozoli... quelli invece che furono trasferiti nella Libia sono chiamati Nasamoni e derivano dai Naricii4, come riferisce Cornelio Tacito.