CAPITOLO SESSANTAQUATTRO
Josh guardò Coatlicue. Era la creatura più bella ed elegante che avesse mai visto in tutta la sua vita. Era alta – due metri, forse due metri e mezzo – e sembrava appena uscita dall’affresco di una tomba egizia. I capelli nerissimi e tagliati in un una frangia netta sulla fronte le ricadevano in una cortina di seta sulle spalle, e gli occhi lucidi e marroni erano contornati di kohl. Aveva la pelle ramata, e indossava una semplice veste bianca. Era scalza.
Quando posò lo sguardo su Josh, sorrise con calore, e anche se le sue labbra non si mossero, il ragazzo udì chiaramente la voce nella sua testa. “Mi hai chiamata e sono venuta. Sono Coatlicue…”
Quando gli porse la mano, Josh notò che le unghie erano dipinte come la pelle di un serpente. Senza neanche fermarsi a riflettere, il ragazzo fece un passo verso la creatura e sollevò la mano destra.
Una coltre massiccia di fuoco divampò di fronte a Josh, increspandogli i capelli e le sopracciglia, e costringendolo ad arretrare barcollando. Gridò, mentre scivolava e cadeva sul pavimento, e sentì Dee e Virginia urlare. Si girò a terra, e tra le fiamme guizzanti intravide sua sorella su una porta aperta in fondo alla stanza, con il fuoco che le danzava ancora sulle dita.
— Sophie? — Confuso, disorientato, il ragazzo si rimise in piedi e sbuffò, perché qualcuno lo colpì alle spalle spingendolo in avanti, tra le fiamme, verso Coatlicue. Sollevò una mano per proteggersi dal fuoco, e le fiamme si estinsero, mentre lui cadeva carponi di fronte ai piedi nudi dell’Arconte.
— Josh! — strillò Sophie.
“Ti chiami Josh? Prendimi la mano, Josh.”
Josh tese la mano verso quella di Coatlicue.
Sophie guardò inorridita il fratello avanzare verso la creatura intrappolata nel quadrato di spade. Coatlicue aveva un corpo vagamente femminile, ma con zampe di coccodrillo e due teste di serpente che si torcevano su un collo massiccio. Una lunga veste composta interamente di serpenti le copriva il corpo. La compagna di Dee, la donna che doveva essere Virginia Dare, era alle spalle di Josh e lo spinse in avanti, verso il fuoco, dentro il quadrato di spade sul pavimento.
D’istinto, Sophie srotolò la frusta di Perenelle e sferrò un colpo. L’arma gemette nell’aria e aprì un lungo squarcio sulla schiena di Coatlicue. La testa sibilante di un serpente sfrecciò verso la ragazza, scagliando uno spruzzo di liquido bianco. Ma il lancio era corto e il veleno atterrò sul pavimento, che gorgogliò e si corrose, suggerendo quello che avrebbe potuto fare alla pelle umana.
Niten sguainò le spade e si gettò su Dee. Una lama di fumo giallo sulfureo comparve nella mano del Mago, che partì subito all’attacco. Niten parò facilmente i suoi colpi, mentre una pioggia di scintille esplodeva ogni volta che le lame di metallo si scontravano con la lama ardente di Dee. Lo Spadaccino incalzò, facendo roteare le spade, e il Mago cominciò ad arretrare, agitando scompostamente la lunga spada infuocata.
L’armatura d’argento di Sophie prese vita e la ragazza avanzò verso Coatlicue, con la frusta che crepitava e sibilava a ogni colpo. — Lascia andare mio fratello!
Aoife stava correndo verso Josh quando Virginia le si parò di fronte, con il flauto di legno in una mano e un tomahawk nell’altra. — Pensi che quello possa farmi male? — la schernì la guerriera, notando la rozza ascia.
— No, ma questo sì — replicò Virginia. Si portò il flauto alle labbra e suonò una singola nota.
Aoife crollò subito a terra, contorcendosi dal dolore, con le mani premute sulle orecchie.
Virginia si stagliò sopra di lei e fece roteare il tomahawk. — Non avevo mai ucciso nessuno della Nuova Generazione — disse in tono allegro. — C’è una prima volta per tutto, immagino — aggiunse, e sollevò l’ascia pronta a colpire.
Josh rimase a guardare atterrito mentre sua sorella sferzava con una lunga frusta urlante quella giovane e bellissima donna.
Coatlicue aprì la bocca e gridò, gemendo da spezzare il cuore. Posò i grandi occhi su Josh e lo attirò a sé, oltre le spade. “Perché?” chiese in tono sofferto.
Josh non sapeva cosa rispondere. Scosse la testa. Era una cosa ingiusta: Sophie non doveva frustare Coatlicue. Si voltò e vide Niten attaccare Dee con ferocia; le sue spade erano due macchie di luce mentre sferzava un colpo dietro l’alto, spingendo il Mago con le spalle al muro. Solo Virginia sembrava tenere duro; la guerriera dai capelli rossi giaceva ai suoi piedi.
Josh sorrise: forse la grande Aoife non era tanto grande, dopotutto. Si voltò a guardare sua sorella. Era chiusa nell’armatura, che le dava un aspetto quasi alieno, e menava colpi senza pietà contro l’Arconte indifesa. — No — disse Josh, poi urlò: — No! — Cercò di accendere la propria armatura, ma l’evocazione di Coatlicue lo aveva lasciato esausto. — Ferma — gracchiò inutilmente.
Sophie lo ignorò.
E poi Josh sfiorò con la punta del piede la spada di pietra. Clarent pulsò, palpitò, lo chiamò. Ma certo! Avrebbe rinnovato la sua aura, gli avrebbe dato la forza necessaria per proteggere Coatlicue. Inginocchiandosi, Josh chiuse la mano intorno all’elsa della calda spada di pietra.
Con la coda dell’occhio, Dee vide Josh chinarsi a raccogliere la spada, e il suo cuore si fermò. Se il quadrato si fosse spezzato, Coatlicue sarebbe stata libera… e tutto sarebbe stato perduto.
Niten, accorgendosi di quella distrazione, attaccò di nuovo. Abbatté tutte e due le spade sul petto del Mago. E le lame si infransero. Il giapponese strizzò gli occhi, sorpreso.
— Tu dimentichi con chi hai a che fare — ringhiò Dee. Poi ghermì la camicia di Niten con un pugno di fuoco, lo sollevò in aria e lo scagliò dall’altra parte della stanza. Il giapponese cadde su un divano di pelle e rimbalzò lontano.
Sophie vide Virginia pronta ad abbattere il tomahawk su Aoife e le scagliò un colpo di frusta, ustionandola e strappandole l’arma di mano.
Virginia ringhiò furente, ma il suo grido fu bruscamente interrotto dalla guerriera, che balzò in piedi e le serrò la gola.
E in quell’istante Josh staccò Clarent dal pavimento, spezzando il quadrato.
L’onda di energia sollevò il ragazzo da terra, lo liberò dalla presa di Coatlicue e lo scagliò addosso a Dee, scaraventando entrambi contro il muro. Strappò Virginia dalla stretta di Aoife, facendola rotolare via sul pavimento. E infine sbatté Sophie a terra, spogliandola dell’armatura e prosciugando la sua aura in un solo istante.
Con un sibilo di trionfo, Coatlicue fece il suo ingresso nel mondo. — Oh, quanto ho aspettato questo momento. Un nuovo mondo da conquistare. Carne fresca. Sangue fresco. — Le teste di rettili gemelli si voltarono, puntando Sophie. — Prima tu. Il tuo giocattolino mi ha punto. — Tutti i serpenti della sua veste sollevarono il capo, e migliaia di lingue biforcute guizzarono, saggiando l’aria. — Un’aura d’argento. Sarà un gustoso antipasto prima di divorare l’oro. — Coatlicue fece un passo verso Sophie.
Poi barcollò.
E si fermò.
— Non credo proprio! — esclamò Aoife. Era balzata sulla groppa dell’Arconte e aveva avvolto le braccia intorno alle due teste.
Coatlicue cercò di scrollarsela di dosso, ma la guerriera rinsaldò la presa. Tutti i serpenti della veste dell’Arconte si rivoltarono contro Aoife, bersagliandola di morsi.
Il volto della guerriera si contorse dal dolore. — Vediamo chi muore prima — disse, spalancando la bocca per rivelare i denti feroci. — Tu hai creato la mia razza. Veniamo dal tuo DNA. Perciò sai quanto è forte il clan dei vampiri. — Strattonò l’Arconte all’indietro, lontano da Sophie, e la strattonò ancora, tirandola verso le tre spade e la cortina di fumo stracciata. Poi posò i brillanti occhi verdi sul volto di Sophie. — Mi hai salvato la vita.
Sophie si rimise in piedi, barcollando. — Aoife?
— Aoife… una creatura della Nuova Generazione. Sembra che distruggerò te per prima. Ti stai indebolendo. — La voce di Coatlicue era trionfante. I serpenti continuavano a mordere Aoife senza tregua, e la sua pelle era madida del loro veleno pallido.
Sophie comprese quello che stava accadendo e sollevò la frusta, ma non osò sferzarla per paura di colpire la guerriera. — Aoife, lasciala andare, allontanati…
La guerriera strattonò Coatlicue ancora una volta, tirandola indietro, e le zampe artigliate della creatura lasciarono dei solchi profondi sul pavimento.
Sophie vide un varco e sferzò un colpo, ma aveva le braccia pesanti per la stanchezza e la frusta si limitò a graffiare il piede dell’Arconte.
Coatlicue lo sollevò e Aoife colse l’occasione per strattonarla ancora.
Sbilanciata, la creatura barcollò e cadde, ma la guerriera non staccò la presa.
I serpenti impazzirono, moltiplicando i loro morsi velenosi.
Aoife guardò Sophie dritta negli occhi. — Quando troverai la mia gemella, dille… — bisbigliò — … di’ a Scathach che l’ho fatto… per lei. — E poi, con un ultimo possente sforzo, trascinò di nuovo Coatlicue all’interno del quadrato spezzato e oltre la tenda di fumo sporco.
La cortina lampeggiò e si spense, provocando un’esplosione che infranse ogni singolo pezzo di vetro dell’edificio. I televisori sospesi al soffitto si schiantarono sul pavimento; i tubi scoppiarono, schizzando acqua per tutta la stanza; e un’enorme crepa verticale si aprì su una parete, corse lungo il soffitto e fece crollare parte del piano superiore nell’appartamento segreto. La pioggia di scintille provocata dai cavi elettrici strappati innescò piccoli incendi.
Scioccata e stordita, sorda e incapace di muoversi, Sophie vide che Dee si rimetteva in piedi. Lo vide sollevare Virginia Dare dal pavimento e poi raccogliere Josh.
Il fratello si fermò a guardarla… ma lei vide solo i suoi occhi rosso sangue e l’espressione di odio assoluto dipinta sul suo volto pallido.
Dee corse a recuperare le tre spade. Ne lanciò una a Josh e si precipitò a prendere il Codice sul tavolo della cucina, avanzando tra le macerie dell’appartamento devastato.
Sophie cercò di gridare il nome del fratello, ma aveva la bocca impastata di polvere e non riuscì a formulare la parola. E quando gli tese la mano, lui le voltò deliberatamente le spalle per seguire John Dee e Virginia Dare fuori dall’edificio in fiamme.
Senza voltarsi indietro.