CAPITOLO VENTITRÉ

Quando Josh aprì lo sportello e scese dalla guida della Thunderbird rossa, Sophie saltò su dalla sedia. La mano di Aoife calò sulla sua spalla; la stretta era gentile, ma il messaggio era chiaro: non doveva muoversi. Perenelle scese da dietro e Nicholas aprì lentamente lo sportello del lato passeggero. Ci mise qualche secondo a uscire e drizzare la schiena.

Niten comparve al fianco di Aoife impugnando con grazia due spade giapponesi, l’una più lunga dell’altra. — Resta calma — disse piano, e Sophie non capì se si stesse rivolgendo a lei o ad Aoife.

— Sophie, stai bene? — Josh fece per farsi avanti, ma Nicholas tese il braccio e lo fermò.

— Sto bene — gridò lei, e la voce riecheggiò smorzata oltre l’acqua. Il molo era leggermente più alto della casa galleggiante, e il volto di Sophie era allo stesso livello di quello di Josh, ma erano a circa tre metri di distanza. Senza voltare la testa, la ragazza disse: — Te l’avevo detto che mi avrebbe trovato.

— Un giovane pieno di sorprese — mormorò Aoife, poi alzò la voce. — Come mi hai trovato?

La domanda era rivolta a Josh, ma fu Perenelle a rispondere, oltrepassando il marito e avvicinandosi al bordo del molo. — Hai pochi amici nelle Americhe, Aoife. E ancora meno in questa città — disse la Fattucchiera. — Non avevi nessun posto dove andare… a parte lo Spadaccino, naturalmente. — Rivolse al giapponese un lieve inchino, con le mani premute sulle cosce.

Niten rispose all’inchino piegando la testa, ma senza staccare gli occhi da Perenelle.— Fattucchiera… Ho sentito molto parlare di te, e anche di tuo marito.

— Siamo passati al tuo dojo prima, e abbiamo scoperto che eri stato assente alle lezioni del mattino. Poi abbiamo fatto un salto a casa tua. Ho capito che non c’eri nell’istante in cui ho visto il giornale ancora sul vialetto.

— Avete il mio indirizzo di casa?

— So tutto quello che c’è da sapere sul tuo conto, Spadaccino.

— Come sapevi che ero qui?

Perenelle sorrise, ma non rispose.

— Non mi ero reso conto di essere diventato una creatura abitudinaria. — Niten si inchinò di nuovo. — Non c’è niente di più pericoloso per un guerriero. Né mi ero reso conto di essere osservato.

— Non tutte le mie spie erano homines — ammise la Fattucchiera.

— Non importa. Avrei dovuto notarle. Devo essermi impigrito con la vecchiaia.

— E sappiamo quanto questo sia pericoloso, vero? — osservò Perenelle. — La pigrizia uccide anche il guerriero più forte.

— Non sarai più in grado di seguirmi — affermò lo Spadaccino, con la testa piegata di lato e un accenno di sorriso sulle labbra sottili.

— Lo so.

— Perché mi hai detto queste cose? — domandò Niten.

— A me e Nicholas è bastato osservare i tuoi movimenti. Una volta capito che non volevi farci del male, ti abbiamo lasciato in pace. Ma ciò che abbiamo fatto noi, potrebbero farlo altri… Tu e le tue spade leggendarie sareste un bel bottino.

— Bene, tutto questo è molto civile ed educato — li interruppe bruscamente Aoife. — Ma che cosa volete di preciso?

— Siamo venuti per la ragazza… e per parlare — rispose l’Alchimista.

— E se mi rifiuto?

Nicholas sospirò. — Ho avuto una pessima giornata, e Perenelle non è di buon umore. Non vorrai farci arrabbiare?

— Non ho paura di voi, Alchimista.

— Dovresti — replicò Nicholas. — Soprattutto di Perenelle.

— Dovremmo ascoltare ciò che hanno da dire — suggerì Niten. — Fino a pochi momenti fa, anche tu volevi parlargli.

— Sì, ma non qui e non ora.

— Parla con loro — intervenne Sophie.

— Tu stai zitta.

La ragazza le si rivoltò contro. — Non osare più rivolgerti a me con questo tono — sbottò con rabbia. Odiava quando gli adulti la liquidavano in quel modo.

Prima che Aoife potesse replicare, Niten si accostò al bordo della casa galleggiante e guardò prima l’Alchimista e poi la Fattucchiera. — Datemi la vostra parola che questo non è un trucco.

— Hai la mia parola — rispose Nicholas.

— E la mia — aggiunse Perenelle.

Le braccia di Niten si mossero, le spade scomparvero nei foderi gemelli che indossava sui fianchi. — Salite a bordo — disse. — Entrate liberamente e di vostra spontanea volontà!

— Ehi… — cominciò Aoife.

— Questa è la mia barca — le rammentò Niten. — E i Flamel possono essere molte cose, ma credo che abbiano sempre mantenuto la parola data.

— Vallo a dire alle generazioni di persone che hanno tradito e distrutto — borbottò Aoife tra i denti, ma si fece da parte e permise a Nicholas, Perenelle e Josh di salire a bordo.

— Devi imparare ad avere un po’ più di fiducia — disse lo Spadaccino.

— Tu devi imparare a fidarti delle persone giuste… E queste non sono le persone giuste.

— A tua sorella piacciono. Lei si fida di loro.

Aoife fece un verso di scherno. — Io non sono mia sorella.

I segreti di Nicholas Flamel l'immortale - 4. Il Negromante
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