CAPITOLO TRENTOTTO

— Uccidere me, o anche solo tentare di farlo, sarebbe uno sbaglio — disse Billy the Kid. Non c’erano più tracce di allegria nella sua voce, e il suo accento si era fatto duro e asciutto. — Molti uomini ci hanno provato, e molti hanno fallito.

Kukulkan scoppiò a ridere. — Io non sono un uomo.

L’immortale si allontanò in modo impercettibile dall’Antico Signore.

— Billy… — chiamò Machiavelli, sottovoce, in tono di avvertimento.

L’americano colse un guizzo di movimento alle sue spalle. Si voltò e vide la grossa lince che lo fissava sulla soglia.

— Lui ho deciso di risparmiarlo — disse Kukulkan, indicando l’italiano. — Ma perché dovrei risparmiare te?

— Ha dimenticato che le ho salvato la vita?

— E tu hai dimenticato che ho ripagato quel debito rendendoti immortale?

— Faccio il suo lavoro sporco da allora.

— E adesso mi hai messo in imbarazzo di fronte agli Antichi Signori miei pari — replicò Kukulkan. — Avevo assicurato loro che eri perfetto per questo piccolo incarico. E invece mi hai deluso.

— Personalmente, credo che lei abbia deluso me — sbottò Billy, allontanandosi dalla porta. — Mi ha mandato a svolgere un compito senza neanche avvertirmi di quanto fosse pericoloso. — Continuando a spostarsi lentamente per la stanza, puntò il dito contro l’Antico Signore. — Ha sottovalutato la Fattucchiera.

— Ma non è il primo — si affrettò a intervenire Machiavelli. — Perenelle ha scelto di vivere all’ombra del marito, eppure ho sempre ritenuto che fosse la più dotata dei due. Ignoriamo ancora molte cose sul suo conto.

Kukulkan si alzò lentamente e scoccò un’occhiataccia all’italiano. — Non aprire più bocca, se non vuoi che cambi idea e ti uccida. — Tornò a concentrarsi su Billy. — Ti avevo dato tre semplici incarichi: scortare quest’uomo sull’isola, uccidere la Fattucchiera e liberare le belve. Hai fallito.

— Be’, ne ho sbagliato uno su tre. Non è tanto male! — protestò Billy. Poi si gettò senza preavviso sullo scaffale che ospitava la collezione del suo padrone e afferrò la mazza di giada incastonata di cristalli vulcanici: era una macuahuitl, una spada azteca. Quando la sollevò, le schegge di ossidiana nera scintillarono alla luce del pomeriggio.

— Come osi sollevare un’arma in mia presenza. — Kukulkan protese la testa in avanti, e una lunga lingua nera e biforcuta scattò verso il bandito.

Ma invece di scansarsi, Billy fece un passo avanti, sferrando un colpo di macuahuitl. La giada affilatissima sferzò l’aria. Kukulkan ritrasse subito la lingua e iniziò a tossire con voce strozzata; la lama lo aveva mancato di pochi centimetri.

— Ci provi di nuovo e gliela taglio! — gridò Billy. — So che gliene crescerà una nuova, ma scommetto che farà male.

La lince cominciò ad avvicinarglisi, con le fauci feroci spalancate.

— E le conviene dire al suo micetto di farsi da parte — aggiunse l’americano, senza distogliere lo sguardo dall’Antico Signore. Inclinò la macuahuitl, che gettò scintille di luce riflessa nella stanza, illuminando gli occhi del grosso felino.

La lince si fermò e puntò la testa stretta verso il suo padrone; poi si voltò e uscì dalla stanza.

— Ti sei appena fatto un nemico — disse Kukulkan.

— Be’, neanch’io mi sento molto amichevole nei suoi confronti, in questo momento. Prima diceva di volermi uccidere — gli rammentò Billy. — Un uomo si arrabbia quando sente certe cose.

— Sono l’unico adulto presente? — sbottò a quel punto Machiavelli. Non si era mosso dalla sedia e aveva osservato affascinato l’Antico Signore: si stava comportando come un bambino viziato. — Basta sciocchezze. Vi ricordo che siamo dalla stessa parte.

— Nessun umano può minacciarmi… — cominciò Kukulkan.

— E nessuno – Antico Signore, immortale, umano o mostro che sia – può minacciare me — ribatté Billy.

— Okay, abbiamo stabilito che a nessuno di voi piacciono le minacce — disse Machiavelli in tono conciliatorio. — Ma ora torniamo agli affari imminenti. Mi sembra che abbiamo tutti deluso qualcuno, in un modo o nell’altro. Tuttavia abbiamo l’opportunità di rimediare. — Guardò il Serpente Piumato. — Siamo entrambi grati di essere ancora vivi. Sappiamo di avere fallito; ora cerchiamo di capire come possiamo rimediare.

— Io non… — cominciò Billy, ma un’occhiata dell’italiano lo zittì all’istante.

— Siamo consapevoli della cattiva luce che il nostro fallimento getta su di lei — continuò Machiavelli, prendendosi volentieri la colpa nel tentativo di placare Kukulkan. — Ma chi altri ne è a conoscenza? — Sapeva che, se fosse riuscito a farlo riflettere e parlare, aveva la possibilità di risolvere la situazione.

Kukulkan tornò sul suo sgabello. — Ti riferisci agli altri Antichi Signori?

L’italiano annuì.

— Nessun altro. Sono certo che la notizia non è trapelata nei Regni d’Ombra. Be’, ragionevolmente certo — aggiunse Kukulkan. — In città potrebbero esserci delle spie che ignoro.

Billy the Kid tornò al fianco di Machiavelli. — Ma voi Antichi Signori non vi fidate mai di nessuno?

— No.

— Perciò se io e Billy torniamo ad Alcatraz, risvegliamo l’esercito e lo liberiamo sulla città, la nostra missione sarebbe considerata un successo — disse l’italiano. — E nessuno saprebbe altro.

Kukulkan ci rifletté per un momento e poi annuì. — È vero.

Machiavelli spalancò le braccia. — Nessuno dovrebbe sapere del nostro fallimento… e a lei sarebbe risparmiato ogni imbarazzo.

— Avevate anche il compito di uccidere la Fattucchiera, e lei è fuggita — gli rammentò l’Antico Signore. — Come hai intenzione di trovarla?

— Non ce ne sarà bisogno. — Il sorriso di Machiavelli era gelido. — Conosco i Flamel. Ho dedicato secoli a studiarli… soprattutto Perenelle. — Istintivamente si strofinò la mano sinistra, sulla quale c’era un debole disegno di cicatrici, ricordo del loro ultimo scontro. — Posso garantirle che torneranno sull’isola, per provare a fermarci. È la loro natura, e tutti gli uomini e le donne sono schiavi della propria natura.

Kukulkan tamburellava piano con la coda piumata sul pavimento, valutando l’idea. — Sei sicuro di poter sconfiggere l’Alchimista e la Fattucchiera, se ritornano su Alcatraz?

Machiavelli si morse l’interno delle guance per mantenere il volto impassibile. Sapeva di avere vinto. — I Flamel sono deboli e stanno invecchiando in fretta. Sull’isola c’è una sfinge che prosciugherà i loro poteri, e posso farmi aiutare da alcune delle creature che sono già lì. — Si sporse in avanti e abbassò la voce, obbligando l’Antico Signore a imitarlo. Era un trucco che aveva imparato mezzo millennio prima. — Qualsiasi aiuto lei volesse darci, naturalmente, sarebbe accolto con gratitudine.

Kukulkan annuì. — Naturalmente. Sì, posso aiutare. — Il suo sorriso rivelò la lingua nera e biforcuta. Accarezzandosi la barba bianca aggiunse: — Ho in mente delle creature a cui potrei ricorrere.

— E io? — chiese Billy.

— Andrai con l’italiano — gli ordinò Kukulkan. — Forse potrà insegnarti un po’ di buone maniere.

— Quindi oggi non mi ucciderà…

— Billy! — Machiavelli lo fulminò con lo sguardo: stava correndo il rischio di irritare di nuovo l’Antico Signore.

— Oggi no — sussurrò Kukulkan. — Ma un giorno, sì. Ho la memoria lunga e non dimenticherò quello che hai appena fatto. — L’Antico Signore si alzò e andò verso la porta, poi si fermò e ruotò la testa a un’angolatura impossibile. — Puoi rimettere la macuahuitl dove l’hai trovata. Ma fa’ attenzione. È un’arma più antica degli homines. — E si allontanò nel campo di erba alta, subito affiancato dalla sua lince.

Billy si complimentò con Machiavelli con una pacca sulla spalla. — Be’, penso che sia andata benissimo, no?

L’italiano si alzò e si spolverò il vestito malconcio. — Potrei insegnarti molte cose sulla negoziazione.

— Io non negozio mai.

— Ti do un consiglio, mio giovane amico: è sempre uno sbaglio irritare un Antico Signore. Ha detto soltanto che non ha intenzione di ucciderti oggi.

— Be’, già che siamo in tema di consigli, ne ho qualcuno anch’io — replicò l’americano. Rimise la macuahuitl sullo scaffale, inclinandola in modo che il sole si riflettesse sui cristalli neri gettando arcobaleni prismatici nella stanza buia. — Un vecchio pistolero una volta mi ha detto che non si estrae mai la pistola se non si ha intenzione di usarla, e che non si dice mai – mai – a nessuno che si ha intenzione di estrarla. Si fa e basta. — Sorrise, rivelando i denti sporgenti. — È un grosso sbaglio dire a qualcuno quello che si ha intenzione di fargli… perché potrebbe decidere di farlo prima lui a te. — Billy si voltò a guardare la figura di Kukulkan che si allontanava. — Quando tutta questa faccenda sarà storia vecchia, io e lui avremo una piccola conversazione, molto seria…

Machiavelli si inchinò. — Mi piace il tuo ragionamento. — Poi uscì, strizzando gli occhi al sole. — Come torniamo sull’isola?

Billy sollevò il cellulare. — Chiamerò Falco Nero.

— Sarà sorpreso di trovarci ancora vivi.

— Probabilmente no. Falco Nero sa che è impossibile uccidermi. Ci ha provato troppe volte. — L’americano si fermò, colpito da un pensiero improvviso. — Che succede se il padrone muore? Perdiamo l’immortalità?

Machiavelli scosse la testa. — No, rimani immortale. Non c’è più nessuno che ti comandi… e nessuno che possa revocarti l’immortalità.

— Interessante. — I freddi occhi azzurri di Billy seguirono l’Antico Signore finché non scomparve nell’erba. — Hai mai pensato di uccidere il tuo padrone?

— Mai — rispose Machiavelli.

— Perché no?

— Casomai si presentasse il giorno in cui vorrò che l’immortalità mi venga rimossa, il giorno in cui vorrò invecchiare e morire.

I segreti di Nicholas Flamel l'immortale - 4. Il Negromante
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