CAPITOLO OTTO
Agnes udì il portone che si chiudeva e uscì dalla cucina. Scrutò l’ingresso strizzando le palpebre e piegò la testa di lato, in ascolto. —
Josh? — chiamò.
Silenzio.
— Josh? Dove si è cacciato quel ragazzo? — brontolò. — Josh Newman, vieni subito giù! — gridò.
Non ci fu risposta.
Scuotendo la testa, l’anziana donna si apprestò a salire di nuovo le scale quando qualcosa scricchiolò sotto le sue pantofole. Si piegò a raccoglierlo, con un certo sforzo: era un pezzo di fango secco e indurito. Agnes scrutò le scale a occhi socchiusi. Erano immacolate quando era scesa pochi attimi prima, ma adesso, fino al secondo piano, erano cosparse di frammenti di fango. Qualcuno l’aveva seguita giù, con dei vecchi scarponi infangati. Voltando la testa di scatto, notò le tracce rivelatrici di fango che conducevano dritte al portone.
— Josh Newman, che hai combinato?
Muovendosi con tutta la fretta che l’artrite le consentiva, salì al piano di sopra e aprì la porta della stanza di Josh senza bussare. Vide subito i vestiti sporchi gettati nel cesto e le scarpe sudice ficcate sotto il letto. Aprì l’armadio e individuò lo spazio vuoto dove fino a poco prima c’erano gli scarponi.
In piedi, al centro della stanza, si voltò lentamente, avvertendo qualcosa di strano nell’atmosfera. Non aveva più i sensi acuti come una volta; la vista e l’udito erano peggiorati molto con l’età… ma l’olfatto era ancora ottimo. Nell’aria ferma e secca della stanza aleggiava un dolce profumo di arance.
L’anziana donna sospirò e si sfilò il cellulare dalla tasca. Non stava certo morendo dalla voglia di dire a Richard e Sara Newman che i loro figli erano scomparsi. Di nuovo.
Bella custode si era rivelata!