CAPITOLO TRENTACINQUE
— Niten, che c’è? — domandò Nicholas.
— La batteria è scarica. — Il giapponese girò la chiave sul cruscotto, ma invano.
Nicholas cercò di accendere la luce dell’abitacolo. Niente da fare. — Il Regno d’Ombra ha assorbito ogni forma di energia.
— Che facciamo? — chiese Josh.
— Restiamo seduti e aspettiamo — rispose l’Alchimista.
Con un crescente senso di disagio, Sophie osservò le sagome di fango ammassarsi intorno alla macchina. Ovunque poggiassero le mani, depositavano striature simili a terriccio secco e screpolato sul metallo lucido. Un braccio scomposto lasciò una chiazza di fango sul parabrezza; un altro si schiacciò contro uno sportello, rivestendo il finestrino di uno strato di poltiglia grigia e brunastra. Un tonfo sordo annunciò che qualcosa era caduto sul tetto. Poi la macchina cominciò a ondeggiare da un lato all’altro per la pressione di quella massa di corpi pesanti.
— Che sta succedendo? — domandò Josh, con un fremito nella voce.
Una sagoma cominciò ad arrampicarsi sul cofano surriscaldato dell’auto, e il calore seccò la rivestimento fangoso molle lasciandone dei grossi grumi impigliati sul metallo.
— Non aprite i finestrini! — esclamò Sophie all’improvviso, con la voce incrinata. Parlava in modo diverso dal solito, con un timbro vecchio e roco e un accento indefinibile ma pronunciato. — Non devono toccarci.
Aoife si voltò a guardarla, gli occhi verdi socchiusi con sospetto. — Come fai a saperlo?
— Me l’ha detto la Strega — bisbigliò Sophie. I suoi occhi azzurri ebbero un lampo d’argento, poi per un istante assunsero un’incredibile sfumatura verde. Si voltò a guardare dal finestrino. Proprio di fronte a lei, con la faccia deforme a pochi centimetri dalla sua, c’era una delle creature di fango. Sophie vide il proprio volto riflesso nel vetro, sovrapposto a quella maschera vuota, e si scostò spaventata. Sapeva cosa aveva attratto quelle creature e cosa volevano. — Sono attirati dalle nostre aure — disse molto lentamente, la voce ancora adombrata dallo stesso accento. — Anche se si muovono, sono privi della scintilla della vita vera. Se riescono a toccarci, potranno risucchiarci via la nostra aura e avvolgersi in essa, regalandosi una parvenza di vita.
La carnagione già pallida di Aoife divenne bianchissima, con le lentiggini simili a macchie di sangue cosparse sulle guance e sul naso. — Sembri quasi… quasi… — Scosse la testa. — Ma è impossibile!
Sophie si voltò verso la guerriera. Si scansò una ciocca di capelli biondi dal viso e la guardò negli occhi. Si concentrò, e i suoi occhi azzurri a poco a poco impallidirono, diventando quasi bianchi, quindi si stabilizzarono in due dischi d’argento. Poi una luce lievissima li sfiorò, e la macchina si riempì del profumo della vaniglia.
— Chi sei? — domandò Aoife. — Cosa sei?
Nicholas si sporse in avanti e disse: — Sophie è stata risvegliata da Ecate, e poi tua nonna le ha insegnato la Magia dell’Aria. Allo stesso tempo, la Strega le ha trasmesso i suoi ricordi. Sophie sa tutto ciò che sapeva la Strega.
Aoife si scansò di scatto. — Non ci credo.
— È vero — confermò Josh.
— Perché hai paura? — chiese Sophie. Quando i ricordi fluirono nella sua mente, annuì piano, rispondendosi da sola. — Temi quello che so.
— Io non ho paura di nulla! — gridò Aoife.
— Credo invece che tu abbia paura da tutta la vita.
— È un trucco — sbottò la guerriera, con un lievissimo fremito nella voce. — Flamel e la Fattucchiera ti hanno istruito a dovere. — Riccioli della sua brutta aura grigia si levarono intorno al corpo come vapore, colandole dal naso e dalle orecchie. — Se sai davvero quello che sapeva la Strega di Endor, allora dimmi il suo vero nome, il suo nome segreto.
— Sofonia — mormorò Sophie in un filo di voce. E nell’istante in cui pronunciò quel nome, il cuore cominciò a batterle forte e fu travolta da un’improvvisa ondata di ricordi vivissimi. Chiuse gli occhi, trasse un respiro profondo e…