CAPITOLO QUARANTACINQUE

Saint-Germain sollevò le mani e spalancò le dita: i polpastrelli si accesero, scintillando di fiamme multicolori. Alla luce danzante del fuoco, il volto dell’immortale era feroce. — Non minacciarmi, Uomo Verde. O raderò al suolo questa foresta, senza pensarci due volte.

Tammuz arretrò. La luce riflessa scorreva liquida sulla sua maschera d’argento, creando l’impressione che le foglie scolpite tremassero in una brezza.

Le driadi, con le frecce dalla punta nera incoccate e gli archi tesi, guardarono l’Uomo Verde in attesa di ordini.

Tammuz esitò, e Saint-Germain fece subito un passo avanti. Si era arrotolato le maniche, mettendo in mostra le farfalle tatuate, che sembravano quasi frullare le ali al riflesso delle fiamme sulle sue dita. — Sono venuto a proporti un affare, Tammuz, forse perfino a supplicarti. Di sicuro non sono qui per minacciarti. Però sai di cosa sono capace, perciò non mi provocare. — Fece una pausa, quindi aggiunse con un sorriso gelido: — Ricorda cosa è successo alle tue preziose foreste russe nel 1908.

— Andate… via… — L’Uomo Verde fece un gesto col braccio.

Le driadi si ritirarono nella foresta. Le amadriadi si fusero con i loro alberi.

Ptelea fu l’ultima ad andare. — Mio signore, mi dispiace, io non…

— Questo non ha niente a che vedere con te — tuonò Tammuz. — La colpa è di questi due — dichiarò, indicando Shakespeare e Palamede — e soprattutto tua, Cavaliere.

Palamede raddrizzò la schiena, e uno scintillio della sua aura verde comparve per un attimo nell’aria. — Siamo solo venuti per parlare e sostenere la supplica del nostro amico — disse. — Mi aspettavo di trovare udienza, non di essere trattato in modi tanto rudi e minacciato. Saint-Germain è un amico – di più, è un fratello e un compagno d’armi – ed è sotto la mia protezione. Se minacciate lui, minacciate me.

Perfino attraverso la maschera d’argento, il turbamento dell’Uomo Verde fu palese. La voce tradì la sua sorpresa. — Come osi parlarmi in questo modo! Sei uscito di senno, Palamede? Costui ti ha messo forse sotto incantesimo? Hai idea di chi sia colui che chiami amico? Sai che cosa ha fatto?

— No. E non mi interessa. Non siamo qui per parlare di questo.

— Forse dovrebbe interessarti. Guardalo ora… — L’Antico Signore indicò Saint-Germain. — Guarda come mi minaccia. Come minaccia la mia foresta, le mie creature. Come porta il suo fuoco maledetto nel cuore del mio regno. — Tese una mano rivestita d’argento. — Lui potrà anche essere fuori dalla mia portata, ma tu non lo sei. Basta che posi la mia mano su di te. Sono stato io a darti l’immortalità, e posso revocarla con un solo tocco.

William Shakespeare sbucò da dietro le spalle di Palamede e si frappose tra il Cavaliere e l’Antico Signore. — Ma voi non siete il mio padrone, non avete poteri su di me. — Gli scivolarono gli occhiali sul naso. Il Bardo continuò a guardare l’Antico Signore scrutandolo oltre la montatura nera degli occhiali. — E dubito che abbiate idea di ciò che posso farvi. — Si sporse in avanti. — Suscitate la mia ira, e vi insegnerò la vera magia delle parole… e credetemi, messere, quando avrò finito con voi, rimpiangerete che Saint-Germain non abbia bruciato la vostra amata foresta.

Per un lungo istante, l’unico suono udibile nella notte fu il morbido crepitio delle fiamme sulle dita del Conte. Una piccola sfera di fuoco si staccò dal pollice e si riversò a terra. Le foglie si arricciarono e si annerirono, sprigionando un odore di bruciato. — Pardon! — L’immortale francese sorrise e soffocò le fiamme con la punta dello stivale.

L’Uomo Verde si fece indietro, tornando quasi al centro della radura. Si fermò quando batté con la schiena sul pilastro bianco; i bordi della maschera di metallo tintinnarono sulla pietra. — Se ti do quello che vuoi, te ne andrai e mi lascerai in pace?

Saint-Germain rispose con un sorriso di trionfo. — Niente mi farebbe più piacere. — Chiuse i pugni, e le fiamme si estinsero in un fumo colorato.

— Allora dimmi: che cosa vuoi?

— Mia moglie Jeanne e Scathach sono rimaste intrappolate nel passato. Se non è nei tuoi poteri riportarle indietro, vorrei che tu mi mandassi da lei. — Saint-Germain infilò una mano nella tasca della giacca, tirò fuori una busta bianca e la consegnò a Shakespeare, il quale la passò a Palamede, che era di fronte all’Antico Signore.

Tammuz tese la mano, e il Cavaliere posò con delicatezza la busta sul guanto d’argento, facendo attenzione a non sfiorarlo. La lasciò cadere e fece un passo indietro.

— Jeanne e Scathach hanno attivato l’antica porta d’energia di Lutezia — continuò Saint-Germain. — Avrebbe dovuto portarle dall’altra parte del mondo, sulla costa occidentale degli Stati Uniti, ma non sono mai arrivate. Indagando, ho scoperto una strana sostanza sulla pietra del Punto Zero.

L’Antico Signore chinò la testa e sbirciò dentro la busta. Era piena di una polvere grigia.

— Ha fatto dei test alchemici e ho scoperto tracce di ossa di mammut del Pleistocene e i resti di un incantesimo di attrazione. — spiegò Saint-Germain. — C’è il fetore di quel serpente, Machiavelli.

— E credi che tua moglie e l’Ombra siano state risucchiate nel passato?

— Nel Pleistocene — specificò il francese.

— Non ho alcun potere sulle linee del tempo; non posso riportarle nel presente.

Saint-Germain fu pronto ad annuire. — Lo sospettavo. Tuttavia hai un certo controllo sul tempo. So che il tempo scorre in maniera diversa nei Regni d’Ombra. Un giorno può durare una settimana, un mese, un anno. So che hai inviato i tuoi cavalieri immortali nei vari Regni d’Ombra rendendoli immuni alle variazioni temporali. Perciò devi pur saperne qualcosa… giusto?

— Ho imparato qualcosa da Crono — ammise Tammuz.

— Potresti mandarmi indietro nel tempo? — domandò Saint-Germain.

L’Uomo Verde alzò la testa; la luce scorreva sulla sua maschera d’argento. — Potrei. Questo rientra senza’altro nei miei poteri. — Inclinando la busta, si versò nella mano sinistra un po’ di polvere, che sibilò e cominciò a ribollire al contatto del guanto d’argento. Un vapore grigio e diafano si raccolse nel palmo dell’Antico Signore, plasmandosi lentamente in una sfera. — Ma se ti mando indietro, sappi che sarà un viaggio senza ritorno. Solo Crono, il Padrone del Tempo, potrebbe riportarti qui. — L’Uomo Verde ridacchiò. — E non lo farà. Ti odia perfino più di me.

Shakespeare si voltò a guardare Saint-Germain e gli fece l’occhiolino. — Vecchia canaglia. Ma ti odiano tutti?

— Più o meno. — L’immortale francese sembrava quasi compiaciuto. — È un dono.

La sfera di vapore continuò ad addensarsi sul guanto d’argento di Tammuz. — Una volta tornato indietro, resterai intrappolato lì per l’eternità. — Guardò attentamente il francese. — Perché vuoi farlo? — chiese, incuriosito. — Perché questa donna è così importante per te?

Saint-Germain strizzò gli occhi, sorpreso. — Non hai mai amato nessuno?

— Sì — rispose Tammuz, cauto. — Ho avuto una consorte, una volta, Inanna…

— Ma l’amavi? L’amavi veramente?

L’Uomo Verde rimase zitto.

— Non contava più della vita stessa per te? — incalzò Saint-Germain.

— Coloro che non mostrano il loro amore non amano — mormorò Shakespeare molto piano.

L’immortale francese si avvicinò di qualche passo all’Antico Signore. — Io amo la mia Jeanne. Devo andare da lei.

— Anche se ti costerà tutto? — insistette Tammuz, come se l’idea fosse incomprensibile.

— Sì. Senza di lei, tutto ciò che ho equivale a nulla.

— Anche l’immortalità?

— Soprattutto l’immortalità. — La spavalderia e le battute erano sparite. Quello era un Saint-Germain che Shakespeare e Palamede non avevano mai visto. — Amo la mia Jeanne — ripeté.

L’Uomo Verde fissò la sfera di vapore nel palmo della sua mano. Il globo era diventato ovale, a tratti quasi trasparente. Aggiunse un po’ di polvere grigia e la osservò roteare nel globo come fiocchi di neve. — Non sono mai stato sicuro che gli homines fossero gli eredi legittimi di questo pianeta — affermò. — Quando Danu Talis si è inabissata, alcuni della mia razza hanno scelto di creare dei Regni d’Ombra; altri hanno deciso di vivere su questo mondo. Siamo diventati principi e re. Alcuni di noi sono stati perfino adorati come divinità, e pochi si sono assunti il ruolo di insegnanti, convinti che gli homines possedessero qualità che li avrebbero resi grandi. E l’amore e la lealtà erano tra queste. Amore e lealtà. — Tammuz scosse appena la testa. — Forse se la mia razza avesse posseduto un po’ più di entrambi, governeremmo ancora questo mondo — concluse con un sospiro. — Hai detto che tua moglie è smarrita nel Pleistocene…

Il globo racchiuso nel suo palmo si schiarì.

E all’improvviso i tre immortali riuscirono a vedere Giovanna d’Arco e Scathach al suo interno. Le due guerriere erano sulla riva di un corso d’acqua, con le spade sguainate, e fronteggiavano un avversario invisibile.

Saint-Germain rimase a bocca aperta. — Jeanne…

— Ma c’è qualcosa di strano… — La voce dell’Uomo Verde riecheggiò e i suoi occhi lampeggiarono, gettando una luce color smeraldo sull’elmo d’argento. L’immagine nella sfera roteò… rivelando che Jeanne e Scathach erano di fronte a un uomo incappucciato. La figura si mosse; l’Antico Signore e gli immortali videro il semicerchio di metallo che sostituiva la sua mano sinistra. — No! Lui no. Non è possibile! — esclamò Tammuz, inorridito.

Anche Saint-Germain era turbato. — L’uomo con l’uncino… — La sua voce era carica di emozione. — Ma non è possibile! — disse, riecheggiando le parole dell’Antico Signore.

— Conoscete questa creatura? — chiese Palamede.

— Sì. — La voce dell’Uomo Verde tremava. — L’ho visto diecimila anni fa. C’era quando Danu Talis è caduta. — Gli si incrinò la voce. — Ha distrutto il mio mondo. Ero certo che fosse morto insieme all’isola. Se avessi saputo che era ancora vivo, lo avrei scovato e ucciso.

— Saint-Germain… chi è? — chiese Palamede, sbirciando nel globo.

— Io ho rubato il fuoco a Prometeo, ma è stata questa creatura a insegnarmi i suoi segreti — bisbigliò il francese.

— Che cos’è? Un Antico Signore, un membro della Nuova Generazione o uno degli homines immortali?

— Non ne sono sicuro. Non credo che appartenga all’Antica Razza o alla Nuova Generazione. Ma non credo nemmeno che sia del tutto umano. Non ho idea di che cosa sia. Anche Nicholas l’ha incontrato, molto prima di me. È stato lui a insegnare all’Alchimista come tradurre il Codice, mostrandogli la formula dell’immortalità.

— Ma che ci fa nel passato? — domandò Will.

— Non è nel passato — intervenne Tammuz, sorprendendoli tutti. — Quello che state guardando è un Regno d’Ombra costruito su modello di un mondo preistorico.

D’un tratto, nitida e chiara, udirono una voce. — Scathach l’Ombra e Giovanna d’Arco. Dove siete state? È tanto che vi aspetto. Benvenute nel mio mondo.

Raccolti intorno al globo nella mano di Tammuz, i tre immortali videro la figura alzarsi e spalancare le braccia… e poi, all’improvviso, l’incappucciato alzò lo sguardo e sembrò scrutare oltre la sfera di vapore. Videro i suoi occhi azzurri lampeggiare e scintillare di una luce d’argento. — E c’è anche Saint-Germain. Te l’avevo detto che questo giorno sarebbe arrivato. È ora di ripagare il tuo debito. Perché non ti unisci a noi? — L’incappucciato annuì. — Tammuz, mandamelo subito qui!

Senza dire una parola, l’Uomo Verde tese un braccio e afferrò la giacca di Saint-Germain; poi schiacciò il globo fumante al centro del petto dell’immortale.

Saint-Germain si trasformò subito in vapore grigio e scomparve.

I segreti di Nicholas Flamel l'immortale - 4. Il Negromante
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