CAPITOLO VENTUNO
Con i lunghi capelli tirati in una coda, un sudicio berretto dei Dodgers in testa, gli occhi ingigantiti da un paio di occhiali spessi
e dei vestiti di almeno due taglie più grandi, il conte di Saint-Germain attraversò inosservato l’atrio degli arrivi dell’aeroporto di Heathrow. Uscendo nell’aria fresca e umida della sera, si sfilò il cellulare di tasca e controllò i messaggi. Ce n’era uno solo,da un numero riservato: LIVELLO 3, SPAZIO 243.
Saint-Germain si voltò e si diresse al parcheggio, imboccando le scale per il livello numero tre. Si muoveva rapido, controllando i numeri, quando una sagoma scura si staccò dall’ombra e gli si mise al fianco. — Cerca un taxi, signore?
— Palamede, non farlo mai più. Per poco non mi veniva un infarto.
— Ma figurati. Sapevi già che c’ero, giusto?
Il Conte annuì. — Ho sentito il tuo odore.
— Mi stai dicendo che puzzo?
— Profumi di chiodi di garofano. Ah, ma è bello rivederti, amico mio! — esclamò il francese, usando un dialetto persiano estinto ormai da un secolo.
— Vorrei soltanto che le circostanze fossero diverse — replicò l’uomo alto e muscoloso con la testa rasata. Poi gli sfilò il bagaglio dalle mani; il Conte cercò di protestare, ma il Cavaliere saraceno lo ignorò. — Ho mandato un messaggio al mio padrone — continuò Palamede nella stessa lingua antica.
Entrambi gli immortali erano troppo esperti per permettere a chiunque di avvicinarsi abbastanza da origliare; sapevano però che c’erano più telecamere di sicurezza a Londra che in qualsiasi altra città del pianeta. Chiunque li avesse osservati in quel momento, avrebbe visto solo un tassista londinese che accoglieva un cliente.
— E come sta il tuo padrone? — chiese Saint-Germain con cautela.
— Ce l’ha ancora con te. Sembra che tu abbia il dono di irritare la gente — disse Palamede, sorridendo.
— Mi aiuterà?
— Non lo so. Io parlerò in tuo favore. E anche Shakespeare, e lo sai quanto ci sa fare con le parole. — Si fermarono di fronte a un taxi nero e Palamede aprì lo sportello per far salire l’amico. — Ci sarà un prezzo da pagare — aggiunse in tono grave.
Saint-Germain lo afferrò per un braccio. — Qualunque cosa. Pagherò qualunque prezzo per riavere mia moglie.
— Anche se fosse l’immortalità?
— Sì. Che senso ha vivere per sempre, se non è con la donna che amo?
Un lampo di tristezza incommensurabile attraversò il volto del Cavaliere. — Lo capisco.