CAPITOLO VENTICINQUE
— Potremmo andare a San Francisco in aereo — propose Virginia Dare. — Mi piace volare. Soprattutto in prima classe, e soprattutto se paghi tu.
— Io invece lo detesto — borbottò Dee. — E ci sono diversi problemi: prenotare un biglietto lascerebbe una traccia che potrebbe seguire chiunque, e il primo volo disponibile è solo domattina. Poi ci vogliono undici ore per arrivare sulla West Coast. Perderemmo troppo tempo, e gli Antichi Signori avrebbero modo di organizzarmi un comitato di benvenuto all’atterraggio.
— E se usassimo un jet privato? Tu sei ricco.
— Sì, sono ricco, ma ci vorrebbero ore per i documenti necessari, e lascerebbero una traccia enorme. No, questa idea è la migliore.
— Quando dici “migliore”, intendi “pericolosa”?
— È una cosa che non ti ha mai preoccupato, in passato.
— Sono immortale, non invulnerabile. Posso essere uccisa… come te, del resto — gli rammentò Virginia. — Invecchiando ho imparato ad apprezzare la mia lunga vita. Non ho alcun desiderio di porle fine.
All’ombra di un albero, come una coppia di turisti qualsiasi, i due stavano ammirando la facciata illuminata della Torre di Londra, la pietra chiara tinta di sfumature dorate dalle luci calde. Un recente acquazzone aveva spazzato la città, disseminandola di pozzanghere che riflettevano le luci. Perfino a quell’ora tarda c’erano ancora molti visitatori che si godevano il fresco ammirando il monumento sul Tamigi. Ogni tanto lampeggiavano dei flash di macchine fotografiche.
— Mi sembra di avere trascorso tutta la vita dentro e fuori la Torre — osservò Dee, in tono nostalgico. — Feci visita a Walter Raleigh propri qui, prima dell’esecuzione. E da ragazzo mio padre mi portò a vedere i leoni, quando la Torre ospitava il Serraglio Reale.
— Molto commovente — borbottò Virginia. — Ora vuoi dirmi perché siamo qui?
Dee annuì, con uno scatto quasi impercettibile del mento. — Dentro c’è l’ingresso a un Regno d’Ombra.
— Il Regno d’Ombra del Cancello dei Traditori. Ne ho sentito parlare. — Virginia rabbrividì, muovendo le spalle sotto il soprabito. — Gira voce che sia un posto malvagio.
Dee la ignorò. — Insieme, credo che siamo abbastanza potenti da attivarlo ed entrare. Una volta varcata la soglia, possiamo saltare di regno in regno e spuntare fuori in America. — Sorrise con autentico buon umore.
— Una volta attivato il cancello, avrai tradito la tua posizione — osservò Virginia.
— È vero. Ma quando saremo nel Regno d’Ombra, nessuno saprà dove stiamo andando.
Virginia Dare scosse la testa, agitando i lunghi capelli sciolti sulla schiena. — Posso farti notare un paio di punti deboli di questo piano?
— Vale a dire?
— Ammettiamo di riuscire a sopraffare le guardie della Torre…
— Facile. Puoi incantarli tu, con la tua musica.
— E poi ammettiamo anche di riuscire a entrare nel Regno d’Ombra usando il Cancello dei Traditori…
— Ci riusciremo — affermò Dee, in tono sicuro.
— Sappiamo a chi appartiene quel regno?
Il Mago scosse la testa. — Nessuno lo sa. Un Antico Signore di scarsa importanza, forse… Ma sai bene che molti dei Regni d’Ombra confinanti con la Terra sono vuoti.
— So pure che gli Oscuri Signori hanno invitato i loro fratelli dei regni più lontani ad avvicinarsi per l’avvento di Litha. Qualcosa potrebbe essersi insediato lì — affermò Virginia. — Ma ammettiamo di trovarlo vuoto. Poi dovremmo attraversarlo e passarne altri due o tre, prima di finire in un regno che confini con le Americhe.
— Sì.
— E potrebbe essere ovunque, dall’Alaska alla Florida?
— Sì. Nella peggiore delle ipotesi ci ritroveremo a un paio d’ore da San Francisco.
— Allora dimmi: perché stiamo tornando a San Francisco? La città non stava per essere invasa dall’esercito di incubi del tuo padrone?
— Il Libro di Abramo il Mago è a San Francisco. Ne ho bisogno.
— Ma allora sei riuscito ad averlo, finalmente! — Virginia sembrava sinceramente contenta. — Ce ne hai messo di tempo… — aggiunse in tono sarcastico. Poi fu colpita da un pensiero improvviso. — Il Libro è ancora in tuo possesso… non l’hai ceduto ai tuoi padroni?
— No. Ho deciso di tenerlo.
— Di tenerlo! — esclamò la donna, e alcuni dei turisti nottambuli si voltarono a guardare. Virginia abbassò la voce in un sussurro. — A che scopo?
Dee sorrise. — Ho intenzione di usarlo per prendere il controllo di questo mondo.
Virginia sbatté le palpebre sorpresa, poi scoppiò in una risata allegra. — Dottore, tu sei matto… e io devo essere più matta di te, visto che ti seguo. Pensi che i tuoi padroni ti permetteranno di impossessarti del loro regno preferito?
— Non gli darò scelta — tagliò corto Dee. — Ho dedicato una vita… diverse vite al loro servizio. Eppure, solo per qualche piccolo errore, sono disposti a condannarmi a un’eternità di sofferenze. Mi hanno dichiarato utlaga. Ora devo fedeltà solo a me stesso… e anche a te — si affrettò ad aggiungere, cogliendo la rapida espressione sul volto della sua compagna. — Prenderò il controllo di questo mondo, ucciderò tutti gli umani immortali, gli Antichi Signori e i membri della Nuova Generazione. Poi sigillerò gli ingressi dei Regni d’Ombra e taglierò fuori questo mondo da tutti gli altri. Questo pianeta sarà mio. Nostro, se tu sei con me. Possiamo governarlo insieme.
Virginia Dare fece un passo indietro e scrutò Dee dalla testa ai piedi, con calcolata lentezza.
— Che stai guardando? — domandò il Mago.
— Un pazzo. Come speri di ottenere tutto questo?
— Ieri ho visto un Arconte.
Virginia strizzò gli occhi, sorpresa. — Non ne ho mai visto uno. Pensavo che fossero un mito.
— Ho visto Cernunnos, il dio cornuto. Alla stessa distanza che c’è ora tra noi. E poi, più tardi, è venuto a trovarmi: ha mandato una forma-pensiero, un essere creato e controllato soltanto con il potere della sua immaginazione. Era potentissimo… eppure Cernunnos è uno degli Arconti minori.
— E questo che c’entra con il tuo piano di dominio?
— Possiedo le quattro Spade di Potere. Intendo evocare Coatlicue, la più grande di tutti gli Arconti. E lei sarà al mio servizio.
Virginia Dare rimase con il fiato in gola. — John, è una pazzia! Anche se tu riuscissi a evocarla, perché dovrebbe mettersi al tuo servizio? Cos’hai da offrirle che possa anche solo minimamente interessarla?
— Coatlicue disprezza e odia gli Antichi Signori. Millenni fa, la condannarono a un’eternità di sofferenze. Immagino che vorrà vendicarsi.
— La vendetta è il motore di tutti noi — mormorò Virginia. — Ma ancora non capisco come…
Il sorriso del Mago era terrificante. — So dove si trova l’ingresso di Xibalba. Se sarà al mio servizio, glielo rivelerò.
— E quando sarà a Xibalba…
Dee annuì. — Avrà accesso a innumerevoli Regni d’Ombra. Potrà scatenarsi ovunque, nutrendosi di tutto ciò che trova.
Virginia scoppiò in una risata. — Ho sempre ammirato la tua vena spietata, John, ma questo è sbalorditivo. Nemmeno tu, potente come sei, riuscirai a evocare un Arconte. Soprattutto la Madre di Tutti gli Dei. Non appena varcherà la soglia di questo mondo, sbranerà la prima cosa su cui poserà gli occhi.
Il Mago alzò le spalle. — È vero, avrò bisogno di qualcosa di straordinario e di potente per attirarla e distrarla mentre la sottometto con i miei incantesimi. — Sfiorò le spade infilate sotto il soprabito. La risposta fluì nelle sue dita e l’aria si riempì all’improvviso del profumo penetrante delle arance. Il sorriso di John Dee divenne feroce. — Gli offrirò un’aura d’oro puro.