CAPITOLO SESSANTUNO

— Ti ho mai detto che non ho paura di nulla? — chiese Billy the Kid.

— No, credo di no — rispose Machiavelli, stanco. Non pensava di avere mai incontrato nessuno che parlasse tanto quanto l’immortale americano.

— Bene. Perché sarebbe stata una menzogna, e non mi piace mentire. — Billy indicò con un cenno del mento la creatura appollaiata fuori dall’edificio con il simbolo dell’aquila americana e la scritta AMMINISTRAZIONE sopra la porta. — Non mi vergogno di ammettere che ho paura di quella… cosa. Che cos’è?

— È una sfinge — rispose Machiavelli, sottovoce. — Il corpo di un leone, le ali di un’aquila, la testa di una bellissima e giovane donna. E cerca di non irritarla, Billy. Se non vuoi diventare il suo spuntino.

— Certo che è proprio una bestiaccia…

— Billy…

— Ha pure le ali rognose.

— Billy!

— E puzza come se avesse appena pestato qualcosa.

— E ho pure un ottimo udito! — esclamò la sfinge. La piccola testa femminile si mosse da Billy a Machiavelli e poi di nuovo verso Billy. Una lingua nera e biforcuta guizzò tra le labbra sottili, danzando nell’aria di fronte ai due immortali.

— E ti puzza l’alito — mormorò l’americano.

Le pupille piatte e lunghe della creatura si dilatarono. — Quando avrai finito quello che sei venuto a fare, immortale, ti conviene non fermarti troppo — gracchiò.

— Perché no? — replicò Billy, in tono di sfida.

— Ho fame — bisbigliò la sfinge, facendo guizzare la lingua.

Machiavelli si affrettò a intervenire, prima che Billy potesse replicare. — Cominciamo? — Si infilò una mano sotto la giacca, tirò fuori un foglio di carta e lo sventolò in aria. — Qui ci sono le mie istruzioni.

La creatura voltò la piccola testa verso l’italiano e poi tornò a guardare Billy. — Sicuro che questo qui ti serve? — La lingua guizzò tra i capelli sporchi dell’americano. — Appetitoso.

— Sì — rispose Machiavelli. — Mi serve.

— E dopo? Forse me lo potresti lasciare — suggerì la sfinge in tono mellifluo. — In omaggio.

— Vedremo — replicò l’italiano. Billy aprì la bocca, ma Machiavelli lo afferrò per la collottola e strinse forte, e qualunque cosa l’altro volesse dire suonò come un verso acuto e strozzato. — Ora sbrighiamoci — continuò Machiavelli. — Portaci alle celle. Le mie istruzioni dicono di cominciare con le creature anfibie. Devo rimuovere l’incantesimo che le tiene addormentate e liberarle nella baia. Nereo e le sue figlie le guideranno verso la città. Quando avranno raggiunto San Francisco e si muoveranno per le strade, gli agenti di Quetzalcoatl dirotteranno una nave e la porteranno qui. Caricheremo il resto delle creature e le accompagneremo sulla terraferma.

— Ci vorrà molto? — domandò la sfinge.

— Perché, hai fretta di andare da qualche parte? — ribatté Billy.

La creatura spalancò la bocca, rivelando le fauci irte di denti piccoli e aguzzi. — Non ho ancora fatto colazione. — Guardò Machiavelli. — L’arroganza è dolce, sa di pollo. Se non vuoi regalarmelo, almeno me lo potresti vendere. Ti darò una fortuna per questo figlio degli homines.

— Quanto, esattamente? — domandò Machiavelli, con un sorriso.

— Ehi! — gridò Billy.

— Quanto vuoi? — replicò la sfinge, seria.

— Non sono in vendita! — sbottò Billy.

— Ne parleremo dopo — disse Machiavelli. — Dobbiamo sbrigarci; il tempo corre. I nostri padroni vogliono che queste creature siano in città entro mezzogiorno.

La sfinge si voltò e si allontanò sulle grosse zampe felpate. — Passate di qui. Ci vediamo di sotto. — Ruotò la testa a un’inclinazione innaturale e fece scattare la lunga lingua nera in direzione di Billy, che replicò a sua volta con una linguaccia. — Sa di pollo… — borbottò la sfinge allontanandosi, con gli artigli che ticchettavano sulle pietre.

— Non è stato divertente — sibilò l’americano a Machiavelli. — Sai che gli Antichi Signori e quelli della Nuova Generazione non hanno il senso dell’umorismo. Ti ha preso sul serio.

— Chi ti dice il contrario? — replicò l’italiano.

— Sapevo che l’avresti detto — disse Billy. Poi vide che Machiavelli si fermava sulla soglia e si voltava a guardare la città oltre la baia. — Ci stai ripensando? — chiese.

Machiavelli scosse la testa. — Stavo soltanto dando un’ultima occhiata. Quando avremo finito, niente sarà più come prima. Saremo dei fuorilegge.

— Io lo sono da una vita — replicò Billy the Kid, con un ghigno. — Non è tanto male.

I segreti di Nicholas Flamel l'immortale - 4. Il Negromante
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