CAPITOLO QUARANTASETTE

Josh si appoggiò alla porta dello studio e sbirciò dentro. Due delle pareti erano ricoperte di libri, una terza di DVD, mentre lo schermo di un videoproiettore occupava la quarta.

L’Antico Signore dai capelli rossi era disteso su una poltrona reclinabile, e faceva pigramente zapping tra i canali. Esitò sulla CNN, guardò per un attimo il programma, quindi passò a un altro canale.

Josh tamburellò con le dita sul telaio della porta. — Voleva vedermi?

Era sorpreso di sentirsi così calmo. Non era teso, ma nemmeno particolarmente eccitato.

— Accomodati — disse Prometeo, senza voltarsi. Indicò con il telecomando una poltrona identica alla sua. — Siediti un minuto, parliamo.

Josh si accomodò e schiacciò il pulsante del poggiapiedi. — Papà ne ha una simile. La sua ha anche le funzioni massaggio e riscaldamento.

— Ce l’avevo anch’io, ma ogni volta che lo usavo, il massaggio mi sembrava un terremoto, così l’ho restituita.

Rimasero in silenzio, mentre Prometeo continuava a saltare da un canale all’altro. L’Antico Signore rallentava solo sui telegiornali e sui film in bianco e nero. — Centinaia di canali… e non c’è mai niente — brontolò.

Josh colse l’opportunità per guardarlo bene: l’unica luce dello studio proveniva dai lampi della TV, che facevano sembrare la faccia dell’Antico Signore in continuo movimento. Il ragazzo notò che le guance e il mento di Prometeo erano solcati di piccole cicatrici, nascoste solo in parte dalla barba. Ce n’erano altre sulla fronte.

— Souvenir della prigione — disse l’Antico Signore, facendo trasalire Josh con il brontolio profondo della sua voce.

— Mi scusi. Non volevo fissarla. — Il ragazzo non aveva idea di come se ne fosse accorto.

Prometeo si strofinò il dorso della mano sulla fronte. — Ormai non ci penso quasi più. Potrei curarmi e farle scomparire, ma preferisco tenerle come promemoria.

— Promemoria di cosa?

— Del fatto che ci sono cose per cui vale la pena combattere… e che tutto ha un prezzo.

— Perché è stato in prigione? — chiese Josh. — Se posso chiederlo — si affrettò ad aggiungere.

Prometeo fece un gesto vago con la mano. — È una storia molto vecchia, troppo lunga e troppo complicata da raccontare. — Fece una pausa e aggiunse: — Dovresti chiederlo a tua sorella, prima o poi. Lei lo sa.

— È nei ricordi della Strega?

— Da quanto tempo conosce mia sorella? — domandò l’Antico Signore, puntando i grandi occhi verdi sul ragazzo.

— Forse non ci crederà, ma l’abbiamo vista una volta sola, e per poco, venerdì scorso… — La voce di Josh si spense. Era difficile perfino ripensare alla settimana prima, quando era iniziato tutto. Sembrava passata una vita. — Ha insegnato a Sophie la Magia dell’Aria, e allo stesso tempo le ha trasmesso tutto il suo sapere. Non so come. Io non c’ero quando è successo.

— E non hai idea del perché mia sorella l’abbia fatto?

— No. Dovrebbe parlare con Sophie. Anche se dubito che lei lo sappia.

— Tu non somigli molto agli altri Oro che ho incontrato — disse infine l’Antico Signore, rompendo il lungo silenzio che aveva fatto seguito alla risposta di Josh.

— Ne ha visti molti altri?

— Troppi.

— E che aspetto avevano? — chiese Josh.

— Spaventato.

— Io non lo sono più — commentò il ragazzo. — Non sono né spaventato, né terrorizzato. Ormai sono pietrificato.

Prometeo lo fissò attentamente. — Di che cosa hai paura?

Josh prese il telecomando e si mise a fare zapping. — Di tutto. Di questo posto. Di lei. Dei Flamel. Di Dee. Di Machiavelli. Dei Regni d’Ombra, delle porte d’energia. Della magia. — Alzò un poco la voce a ogni nuova aggiunta. — Ho paura perché so che tutto ciò che ci è stato insegnato, ogni singola cosa che abbiamo imparato, a casa, a scuola, dai libri e dalla TV… è sbagliato. E ho paura… di Sophie — concluse in un sussurro roco, ammettendo finalmente il suo timore più profondo. — Credo di non conoscerla più. Ed è tutta colpa di sua sorella. — Reso imprudente dalla rabbia, Josh guardò Prometeo con rancore. — È stata lei a cambiarla, passandole i suoi ricordi.

L’Antico Signore annuì, cogliendolo di sorpresa. — Le sorelle sono una croce, che appartengano agli homines o all’Antica Razza; a volte penso che esistano solo per irritare i fratelli. Una volta ero molto vicino alla mia, come lo sei tu con la tua. — Fece una pausa e aggiunse: — Non le parlo più da millenni.

— Cos’è successo?

Prometeo cambiò posizione, a disagio. — Pensavo di saperlo. Ora sto cominciando a credere che forse mi sbagliavo. Per secoli ho pensato che avesse tramato alle mie spalle, insieme a Crono. Ora… ora non ne sono più tanto sicuro. Ho commesso l’errore di non parlare direttamente con lei. — Gli occhi verdi brillarono nel buio. — Qualunque cosa succeda fra te e tua sorella, fai in modo di parlare con lei prima di prendere qualunque decisione. Non permettere a nessuno di dirti quello che lei ha detto o fatto… fai in modo che sia lei a dirtelo di persona.

— Mi sta dando un avvertimento?

Prometeo sorrise. — No, voglio solo impedirti di compiere il mio stesso errore.

Rimasero in silenzio, mentre Josh continuava a saltare da un canale all’altro. — Ha un sacco di canali stranieri — commentò, fermandosi su una partita di calcio. La telecronaca era in una lingua che non riusciva a identificare, coreano forse. La guardarono insieme finché una squadra non segnò, e Josh con noncuranza chiese: — Ha addestrato altri Oro nella Magia del Fuoco?

— Qualcuno — ammise Prometeo.

— E sa che fine hanno fatto? Sa dove sono ora?

— Credo che per la maggior parte siano morti.

— Per la maggior parte?

— Tutti quello che ho addestrato io. Non posso parlare per gli altri.

Fermandosi sul canale delle previsioni meteo, Josh si spostò sulla poltrona in modo da guardare in faccia l’Antico Signore. — Non mi sembra una bella notizia per me, no?

— Probabilmente no — concordò Prometeo.

— So che il processo è pericoloso…

Prometeo scosse la testa. — No, il processo più pericoloso di tutti è il Risveglio. — Poi la piegò all’indietro e inspirò una profonda boccata d’aria. — E a giudicare dal tanfo che ti è rimasto appiccicato addosso, direi che sei stato risvegliato da Marte Ultore in persona.

Josh annuì, sorpreso dal tono violento della voce dell’Antico Signore. — Nelle catacombe di Parigi.

— Ah, così è lì che l’ha nascosto… — commentò Prometeo. — Quando tutto questo sarà finito, dovrò andare a porgergli i miei saluti.

— Non le piace? — domandò Josh, curioso.

— Era mio amico, il mio più caro amico, più di un fratello. Quando ha sposato mia sorella, ero felicissimo… — La voce dell’Antico Signore si spense.

— E poi cos’è successo?

— Le spade. Marte ha trovato Excalibur in un tempio abbandonato, su un’isola deserta. Ed Excalibur l’ha condotto da Clarent. Sofonia ha detto che sono state le spade a corromperlo, ma io non ne sono mai stato convinto. So solo che ha tradito le persone che aveva giurato di proteggere. Gli ho dato la caccia per tutto questo mondo e attraverso i Regni d’Ombra; quando lo avevo quasi raggiunto, è scomparso. Più tardi, secoli più tardi, ho scoperto che mia sorella lo aveva rinchiuso da qualche parte per proteggerlo dalla mia vendetta, ma non ho mai saputo dove. — Prometeo scoprì i denti in una smorfia che sarebbe potuta passare per un sorriso. — Fino ad ora. Grazie.

— Lo lasci in pace — disse Josh. — Soffre le pene dell’inferno, intrappolato in un guscio di lava fusa. È in questo stato da migliaia di anni.

— Bene. Ed è ancora poco, considerato quello che ha fatto alla mia gente.

— La sua gente?

— Gli homines. Sono stato io a crearli, Josh. È stata la mia aura a portarli in vita. Ogni essere umano del pianeta – te incluso – ha in sé una scintilla della mia aura. Sai perché Marte Ultore ha reso schiavi gli uomini e li ha sacrificati sulle antiche piramidi?

Josh scosse la testa, ma all’improvviso ricordò le immagini che aveva intravisto quando impugnava Clarent. Finalmente cominciavano ad avere un senso.

— Per quella scintilla di vita. Marte Ultore stava raccogliendo la mia aura.

— Perché?

Prometeo scosse la testa. — Anche questa è una storia da raccontare un altro giorno. Sei qui per imparare la Magia del Fuoco — aggiunse all’improvviso, cambiando argomento.

— Sì. Se vorrà insegnarmela.

— Lo farò. Ma voglio che tu sappia che sto andando contro ciò che ritengo sia la cosa migliore — continuò Prometeo. — Lo faccio perché mia sorella mi ha detto di farlo e, come ben sai, dire di no alla propria sorella maggiore è praticamente impossibile. Soprattutto perché credo che non si sia mai sbagliata.

Josh sospirò. — Proprio come Sophie…

Prometeo fece scattare il pollice: un disco grigio e piatto roteò nell’aria.

Sorpreso, Josh lo prese al volo con la mano destra e si sporse in avanti, per esaminarlo alla luce del televisore. Era un cerchio di pietra grande più o meno quanto il suo palmo. La pietra era lucida e levigata, e c’erano tracce di vernice d’oro e di bronzo sulla superficie. Al centro c’era una faccia con gli occhi rotondi e la bocca spalancata, con una serie di anelli intorno. All’interno di ogni anello erano scolpiti innumerevoli simboli tozzi. Josh aggrottò la fronte. Aveva già visto qualcosa di simile. — È un calendario azteco! — esclamò infine. — Mia madre ne ha uno identico nel suo studio.

— Si chiama Pietra del Sole — precisò Prometeo.

Josh si rigirò la pietra levigata tra le mani. Era tiepida.

— So che tua sorella ha appreso la Magia del Fuoco da Saint-Germain.

Josh si agitò, un po’ imbarazzato. — Nicholas mi ha detto di non nominarlo mai al suo cospetto.

L’Antico Signore fece un gesto vago con la grossa mano. — Saint-Germain è una canaglia, un bugiardo e un ladro, ma l’ho perdonato. È stato mio studente a lungo; poi è diventato pigro, oppure avido, non lo so. Mi ha rubato il segreto del fuoco, ma… — Prometeo si strinse nelle spalle. — Come potrei avercela ancora con lui, considerato che io stesso ho rubato il fuoco per primo? In seguito qualcun altro gli ha insegnato a usare la Magia del Fuoco, ma chiunque fosse, non conosceva tutti i miei segreti. Ti insegnerò più cose di quante tua sorella potrà mai sapere. Guarda la Pietra del Sole.

Josh abbassò lo sguardo sulla sua mano, e rimase senza fiato. Il disco aveva cominciato a battere e pulsare emanando una cupa luce dorata, e per un attimo il ragazzo pensò che gli occhi della faccia scolpita avessero strizzato le palpebre, e che la lingua fosse comparsa in un guizzo.

— Ho giurato che non avrei più insegnato la Magia del Fuoco a un figlio degli homines, ma ci sono promesse che devono essere infrante.

Fili di fumo giallo si levarono dalla pietra e un aroma di arance riempì la stanza.

— Tu sei il Sole, Josh; il fuoco è il tuo elemento naturale. Tua sorella è la Luna, e il suo elemento primario è l’acqua. Sì, tua sorella conosce il fuoco, ma tu, Josh, lo conoscerai cento volte meglio!

E il disco andò in fiamme.

I segreti di Nicholas Flamel l'immortale - 4. Il Negromante
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