CAPITOLO VENTIQUATTRO

— Nessuna di queste cose mi riguarda — dichiarò Aoife.

Nicholas e Perenelle avevano appena passato trenta minuti a spiegare gli eventi degli ultimi giorni, aggiungendo i particolari che Sophie aveva dimenticato o tralasciato.

Niten aveva sistemato una cassa di legno al centro del ponte, disponendovi intorno un assortimento di sedie spaiate. Poi aveva apparecchiato la cassa con una teiera e delle tazze di delicatissima porcellana bianca, quasi trasparente, e aveva versato un profumato tè verde. Lo Spadaccino però non si era seduto; era rimasto in piedi alle spalle di Aoife, con le braccia lungo i fianchi, mentre i Flamel raccontavano la loro storia, a partire dal furto del Codice in libreria.

Aoife scosse la testa. — Io rivoglio solo mia sorella, sana e salva.

— Tutti noi lo vogliamo — replicò Nicholas, prendendo la mano della moglie. — Scathach è preziosa anche per noi. È la figlia che non abbiamo mai avuto. — Trasse un respiro profondo e tremante. — Ma il suo ritorno non è la nostra priorità immediata. Gli Oscuri Signori hanno radunato un esercito nelle celle di Alcatraz, e hanno intenzione di liberarlo sulla città.

— E allora? — chiese Aoife.

Perenelle si sporse in avanti e una scarica di elettricità le percorse i capelli striati d’argento, sollevandoli dalla schiena. Quando parlò, le sue parole furono tese come lo sguardo che aveva negli occhi. — Sei così distaccata dall’umanità da condannarla all’annientamento totale? Sai cosa accadrà, se permetteremo che quei mostri si aggirino per la città.

— Non sarebbe la prima volta — replicò Aoife. Deboli riccioli di fumo colarono dalle sue narici. — Che io sappia, ci sono state almeno altre quattro occasioni in passato in cui gli homines sono stati quasi spazzati via, ma poi hanno ripopolato il pianeta. Tu sei vecchia, Fattucchiera, ma la tua vita non è che una piccola frazione di ciò che io ho sopportato su questo mondo. Ho visto sorgere, cadere e risorgere molte civiltà. A volte è necessario ripartire da zero. — Spalancò le braccia. — Guarda quello che l’attuale generazione di homines ha fatto alla Terra. Hanno portato questo pianeta sull’orlo della distruzione. Le calotte polari si stanno sciogliendo, i livelli del mare si stanno alzando, e il clima è cambiato: stagioni alterate, terreni coltivabili inariditi e deserti…

— Parli come Dee — commentò Josh.

— Non osare paragonarmi a lui! — esclamò Aoife, stizzita. — È un uomo spregevole.

— Dee ha detto che gli Oscuri Signori potrebbero riparare a questi danni. È vero? — domandò il ragazzo.

— Sì, è vero. — Aoife si rivolse all’Alchimista. — Diglielo tu.

Josh si voltò a guardare Nicholas. — È vero?

L’Alchimista sospirò. — Sì.

Sophie si sporse in avanti, con la fronte aggrottata. — Questo significa che pure gli Antichi Signori, quelli con cui voi siete schierati, potrebbero farlo?

Stavolta ci fu una pausa più lunga. Quando Nicholas finalmente parlò, la sua voce era poco più di un sussurro. — Sono sicuro di sì.

— E allora perché non lo fanno? — lo incalzò Sophie.

Nicholas guardò Perenelle, e alla fine fu la Fattucchiera a rispondere. — Perché, prima o poi, tutti i genitori devono lasciare che i figli vivano la propria vita e commettano i propri errori: è l’unico modo in cui possono crescere. Molte generazioni fa, gli Antichi Signori abitavano tra gli homines, vivevano accanto a loro, lavorando fianco a fianco. Tutte le leggende sugli antichi dei che interagiscono con gli uomini contengono un granello di verità. Ma l’umanità non progrediva. Fu solo quando la maggior parte degli Antichi Signori si ritirò nei Regni d’Ombra e lasciò gli homines al proprio destino che la razza cominciò a crescere.

— Pensa a tutto quello che l’umanità ha raggiunto negli ultimi duemila anni — continuò Nicholas. — Pensa alle invenzioni, ai traguardi, alle scoperte – l’energia atomica, il volo, i mezzi di comunicazione, i viaggi nello spazio – e poi ricorda che la civiltà egiziana è durata più di tremila anni. Babilonia fu fondata oltre quattromila anni fa, le prime città sull’Indo comparvero oltre cinquemila anni fa e i Sumeri risalgono a seimila anni fa. Perché queste grandi civiltà non hanno ottenuto quello che questa civiltà ha raggiunto in un tempo molto più breve?

Josh scosse la testa, ma Sophie stava annuendo.

— Perché gli Antichi Signori, quelli che gli homines chiamavano “dei”, vivevano con loro — disse Perenelle. — Pensavano loro a tutto. Hanno dovuto farsi da parte per consentire all’umanità di crescere.

— Ma alcuni sono rimasti — protestò Sophie. — La Strega, Prometeo…

— Marte… — aggiunse Josh.

— E Scathach. Lei è rimasta.

— Sì, alcuni sono rimasti per guidare un poco la nuova razza lungo la via della grandezza. Ma non per interferire o influenzare, né tantomeno per governare — chiarì Perenelle.

Aoife si lasciò sfuggire una risata amara.

— È vero che alcuni degli Oscuri Signori hanno cercato di dominare gli homines, ma gli Antichi Signori li hanno combattuti e bloccati. Tutti coloro che sono rimasti avevano una ragione per farlo… tranne te — disse Perenelle all’improvviso, guardando Aoife. — Perché hai scelto di rimanere nel Regno d’Ombra degli homines?

Ci fu una lunga pausa mentre gli occhi di Aoife diventavano smarriti e distanti. — Perché Scathach è rimasta — rispose infine.

Una serie di immagini terribili turbinarono nella mente di Sophie, finché un nome non spuntò in primo piano. — Per Cuchulain — disse a voce alta.

— Cuchulain… — Aoife annuì. — L’uomo che si è messo tra di noi, per il quale abbiamo combattuto l’una contro l’altra.

Un giovane uomo, ferito a morte, che si lega a una colonna affinché la sua presenza possa tenere alla larga un esercito terrificante…

Scathach e Aoife insieme, che attraversano di corsa un campo di battaglia, cercando di raggiungerlo prima che le enormi creature simili a corvi piombino sul suo corpo…

I corvi che portano il corpo esanime alto nel cielo…

E poi Scathach e Aoife che combattono l’una contro l’altra con spade e lance, avvolte in aure grigie quasi identiche che si piegano e plasmano in una ventina di sagome bestiali.

— Non avremmo mai dovuto combattere tra di noi — dichiarò Aoife. — Ci siamo lasciate male, con parole d’ira. Ci siamo dette cose che avremmo dovuto tacere.

— Avresti potuto rifugiarti in un Regno d’Ombra di tua creazione — osservò Perenelle.

Aoife scosse la testa. — Sono rimasta perché mi è stato detto che un giorno avrei avuto l’occasione di redimermi con mia sorella.

Sophie ebbe una visione rapida e intermittente: Scathach – o era Aoife? – sulla groppa di un mostro che si reggeva su gambe umane, ma aveva due teste di serpente e vestiva un abito composto da serpentelli che cercavano in tutti i modi e senza posa di colpire la guerriera dai capelli rossi. — Chi te l’ha detto? — chiese la ragazza, in un sussurro roco.

— Mia nonna, la Strega di Endor. E lei sbaglia di rado. — Il volto della vampira era cupo. — Non posso venire con voi, non posso aiutarvi. Devo trovare mia sorella. Tornerò indietro nel tempo, se è necessario.

Nicholas la scrutò con attenzione. — In questo stesso istante, Saint-Germain sta cercando il modo di viaggiare nel tempo per salvare Jeanne e Scathach.

Aoife sbuffò. — In questo regno ci sono pochissimi Antichi Signori dotati di un potere del genere. E nessuno di loro è molto gradevole.

— Il Cavaliere saraceno lo sta portando dal suo padrone, Tammuz, l’Uomo Verde — ribatté Nicholas. — Come Crono, ha il potere di viaggiare tra i fili del tempo.

— E ti aspetti che sia disposto ad aiutare Saint-Germain? — La risata di Aoife, sgradevole e cupa, riecheggiò sull’acqua. — Tammuz lo farà a pezzi.

I segreti di Nicholas Flamel l'immortale - 4. Il Negromante
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