Il capolinea ferroviario era perfetto per i loro scopi, pensò il colonnello Welch. Forse gli ingegneri russi l'avevano progettato senza andare troppo per il sottile ma in modo che funzionasse, e qui l'infrastruttura era molto più efficiente di quanto sembrasse a prima vista. I treni invertivano la marcia su quella che gli americani chiamavano «ipsilon» (gli europei preferivano l'espressione «triangolo di manovra»), che consentiva ai treni di indietreggiare fino a una delle dieci rampe di scarico, e i russi eseguivano quell'operazione con destrezza e disinvoltura. La grande locomotiva elettrica VL80T faceva lentamente marcia indietro, e i controllori dell'ultimo vagone bloccavano la valvola di sfiato per attivare i freni una volta raggiunta la rampa. Quando i convogli si fermavano, i soldati scendevano con un balzo dalle vetture passeggeri e tornavano di corsa ai loro veicoli per avviarli e scaricarli. Non occorrevano più di trenta minuti per svuotare un treno. Tanta rapidità colpì il colonnello Welch, che aveva preso l'Auto Train per accompagnare la sua famiglia a Disney World e aveva notato che la procedura di scaricamento a Sanford, in Florida, richiedeva di solito circa un'ora e mezza. Poi non vi erano ulteriori attese. Le grandi locomotive VL (Vladimir Lenin) si rimettevano subito in moto per affrontare il viaggio di ritorno verso ovest e caricare altre diecimila tonnellate tra carrozze ferroviarie e materiali. Sembrava proprio che i russi ci sapessero fare quando era necessario.

«Colonnello?» Welch si girò e vide un maggiore russo, che gli rivolse un rapido saluto militare.

«Sì?»

«Il primo treno che trasporta le sue truppe arriverà tra quattro ore e venti minuti. Accompagneremo gli uomini nell'area di raduno meridionale. Laggiù troveranno del carburante, e metteremo a disposizione alcune guide per condurli verso est.»

«Benissimo.»

«Fino ad allora, se desiderate mangiare qualcosa, c'è una mensa all'interno dell'edificio della stazione.»

«Grazie. Per ora siamo a posto.» Welch si avviò verso la radio satellitare per trasmettere le informazioni al generale Diggs.

Ora il colonnello Bronco Winters aveva sette stelle rosse dipinte sul pannello laterale del suo F-15C più quattro delle ormai scomparse bandiere dell'UIR. Avrebbe potuto dipingervi anche qualche foglia di coca o di marijuana, ma quella fase della sua vita era finita da tempo, e quei simboli di morte erano più neri di suo zio Ernie, che viveva ancora a Harlem. Quindi, era un doppio asso, e da un pezzo l'aeronautica non ne vedeva molti in servizio. Si recò in quella che avevano cominciato a chiamare Stazione dell'orso, sul lato occidentale dell'avanzamento cinese. Era una stazione per gli Eagle. Ora, in Siberia, vi erano oltre cento caccia F-16, ma erano perlopiù modelli aria-fango e non aria-aria. Dunque, la parte pratica della loro missione era di sua competenza, mentre i piloti dei -16 si lamentavano dicendo di essere stati messi su un piano inferiore. Il che era vero, secondo il colonnello Winters. Stupidi piccoli monomotore.

Facevano eccezione solo gli F-16CG. Erano utili perché destinati a localizzare i radar e i siti SAM del nemico. L'aeronautica siberiana (così si definivano) non aveva ancora condotto alcuna operazione aria-fango. Avevano ricevuto l'ordine di evitarle, il che offendeva i piloti per i quali divertirsi equivaleva a uccidere qualche poveraccio a terra anziché svolgere incarichi più da uomini. Non avevano ancora bombe sufficienti per un'efficace campagna di bombardamenti, quindi si limitavano a coprire gli E-3B in caso i musi gialli decidessero di seguirli. Era una missione difficile ma abbastanza fattibile, e Bronco era sorpreso perché i cinesi non avevano ancora fatto alcun tentativo in tal senso. Era un modo sicuro per perdere molti caccia, ma ne avrebbero comunque perso qualcuno, e allora perché non perderli per un buono scopo...?

«Boar Lead, qui Eagle Two, passo.»

«Boar Leader.»

«Sta accadendo qualcosa, numerosi bandit, posizione di rilevamento uno-quattro-cinque rispetto a voi, distanza quattrocento chilometri, diretti a nord alla velocità di seicento nodi... sono più di trenta e sembrano venire dritti verso di noi, Boar Lead», riferì il controllore del sistema aerotrasportato.

«Roger. Boar, qui Lead», disse alla sua flotta di quattro aerei.

«Teniamo le orecchie ben aperte.» «Due.» «Tre.» «Quattro», cantilenarono gli altri.

«Boar Leader, qui Eagle Two. I bandit procedono ora a velocità supersonica e vengono dritti verso di noi. Sembra che non abbiano molta voglia di scherzare. Mettetevi subito in direzione uno-tre-cinque e preparatevi ad attaccare.»

«Roger, Eagle. Boar Lead, mettiti subito in posizione uno-tre-cinque.» «Due.» «Tre.» «Quattro.» Winters controllò prima di tutto il carburante. Ne aveva in abbondanza. Poi guardò il display del radar per vedere l'immagine trasmessa dal sistema di controllo e allarme aerotrasportato. Non vi erano dubbi: vi erano parecchi aerei nemici diretti verso di loro, come un intero reggimento di caccia comunisti. I bastardi gli avevano letto nel pensiero.

«Maledizione, Bronco, si prospetta uno scontro all'ultimo sangue.»

«Tranquillo, Ducky, abbiamo armi migliori delle loro.»

«Se lo dici tu, Bronco», rispose il comandante dell'altro elemento.

«Dividiamoci», ordinò il colonnello Winters. La flotta di quattro F-15C si separò in due coppie, e anche le coppie si divisero in modo che un aereo potesse coprire l'altro evitando che entrambi venissero colpiti dal medesimo missile. Il display tra le sue gambe indicava che i piloti di caccia cinesi si trovavano ora solo a poco più di centosessanta chilometri di distanza, e gli indicatori segnalavano velocità pari a oltre ottocento nodi. Poi l'immagine ne oscurò alcuni.

«Boar Lead, sembra che abbiano svuotato i serbatoi.»

«Roger.» Così, avevano consumato il carburante per salire a un'altitudine maggiore e ora dovevano affrontare la battaglia con il combustibile interno. In tal modo, sarebbero stati più veloci del solito, e adesso si trovavano a meno di trecentoventi chilometri dall'E-3B Sentry che senza dubbio volevano abbattere. Su quell'ex 707 vi erano trenta persone, e Winters ne conosceva molte. Lavoravano insieme da anni, soprattutto durante le esercitazioni, e ciascun controllore del Sentry aveva la sua specialità. Alcuni erano bravi a trovarti un'aerocisterna. Altri a mandarti fuori a caccia. Altri ancora a difendersi dal nemico. Adesso sarebbe stato questo terzo gruppo ad assumere il comando. L'equipaggio del Sentry avrebbe pensato che non era leale, che non era giusto attaccare deliberatamente un vecchio aereo di linea... solo perché faceva la guardia contro coloro che uccidevano i loro amici piloti. Be', è la vita, pensò Winters. Non aveva però intenzione di farla passare liscia ai nemici che avessero colpito un altro aereo dell'aeronautica americana. Tredici chilometri.

«Skippy, seguimi», ordinò il colonnello.

«Roger, Lead.» I due salirono a quota dodicimila metri affinché lo sfondo verde dietro gli obiettivi potesse offrire un contrasto migliore per i rilevatori a infrarossi. Bronco controllò di nuovo il display del radar. Dovevano essercene una trentina, e non erano pochi. Se i cinesi erano in gamba, avrebbero avuto due squadre, una per attaccare e distrarre i piloti di caccia americani e l'altra per colpire il loro obiettivo principale. Avrebbe cercato di concentrarsi sulla seconda, ma, se i piloti del primo gruppo avessero saputo il fatto loro, non sarebbe stato facile. Sentì un fischio nelle cuffie. Adesso la distanza era scesa a novantasei chilometri. Perché non ora? domandò a se stesso. Erano fuori del raggio visivo, ma non fuori del raggio d'azione dei suoi missili AMRAAM. Era arrivato il momento di dargli una bella lezione.

«Pronto con lo Slammer», disse via radio.

«Roger, Slammer», rispose Skippy da ottocento metri alla sua destra.

«Fox-One!» gridò Winters mentre il primo missile si sganciava dalle sbarre. Il primo Slammer curvò a sinistra alla ricerca del bersaglio, uno dei caccia di testa del nemico. La velocità di chiusura tra missile e obiettivo sarebbe stata di molto superiore ai 3200 chilometri orari. Winters abbassò lo sguardo sul display del radar. Il primo missile aveva fatto centro... sì, il puntino che rappresentava l'obiettivo si allargò e cominciò a cadere. Numero otto. Adesso toccava a un altro:

«Fox-One!»

«Fox-One», gridò il pilota di copertura. Alcuni secondi dopo si udì il tenente Acosta che urlava:

«Colpito!» Il secondo missile di Winters mancò il bersaglio, ma non c'era tempo per chiedersi come mai. Il colonnello aveva altri sei AMRAAM e nel minuto successivo ne lanciò quattro. Ormai riusciva a vedere i caccia nemici. Erano Shenyang J-8II e anche loro disponevano di radar e missili. Winters azionò il disturbatore radio e si chiese se avrebbe funzionato o meno, se i loro missili agli infrarossi avessero dispositivi di localizzazione a trecentosessanta gradi come i suoi Sidewinder. Con ogni probabilità, non avrebbe atteso molto per scoprirlo, ma prima lanciò due missili.

«Dirigiamoci verso destra, Skippy.»

«Ti seguo, Bronco», rispose Acosta. Maledizione, pensò Winters, ci sono ancora almeno venti di quei bastardi. Si abbassò, accelerando e chiedendo il vettore.

«Boar Lead, qui Eagle, ce ne sono ventitré sulla sinistra e continuano ad avvicinarsi. Si dividono in due elementi. Nei hai alcuni alle diciannove, sempre più vicini.»

Winters invertì la marcia e rivolse la testa in direzione opposta alle forze giromagnetiche per localizzare il nemico. Sì, un J-8, la versione cinese bimotore del MiG-21 che cercava di mettersi in posizione per colpirlo... anzi, no, quei bastardi erano in due. Regolò la virata, svoltò sette volte a destra e, dopo dieci interminabili secondi, aveva il muso puntato contro i bersagli. Con la mano sinistra selezionò i Sidewinder e ne lanciò due. I nemici videro le scie di fumo dei missili e si separarono, seguendo direzioni opposte. Uno riuscì a fuggire, ma entrambi i rilevatori di calore agganciarono l'aereo sulla destra e lo cancellarono dal cielo. Ma dov'era finito l'altro? Lo sguardo di Winters spaziò su un cielo che era insieme vuoto e affollato. Il dispositivo di segnalazione dei pericoli emise uno sgradevole suono stridulo, e ora lui avrebbe scoperto se il disturbatore radio funzionava o no. Qualcuno cercava di agganciarlo con un missile guidato da radar. Si guardò intorno per capire chi potesse essere, ma non riuscì a vedere nessuno... ...una scia di fumo! Un missile che veniva verso di lui, ma poi curvò ed esplose insieme all'obiettivo... Winters non sapeva se amico o nemico.

«Boar Flight, qui Lead, ci siamo tutti?» chiese. «Due.» «Tre.» Una pausa, poi: «Quattro!»

«Skippy, dove sei?»

«A bassa quota, sulla destra, distanza un chilometro e mezzo, Leader. Attenzione, hai un bandit in avvicinamento sulle quindici.»

«Ah sì?» Winters spostò rapidamente il caccia sulla destra e fu ricompensato subito da un fischio... ma era un amico o un nemico? Secondo il pilota di copertura, era un nemico... ma non riuscì a capirlo finché... Chiunque fosse, gli aveva lanciato contro un missile, e lui rispose con un Sidewinder, poi scese in picchiata verso un gruppo di nuvole lanciando razzi luminosi e materiali di scarto per distrarre l'altro. Funzionò. Il missile, dotato di rilevatore radar, esplose ottocento metri alle sue spalle, ma il suo Sidewinder non sbagliò. Aveva appena abbattuto un altro aereo nemico, ma non sapeva a quanti fosse arrivato e non aveva tempo di contarli.

«Skippy, mettiti in fila dietro di me, ci dirigiamo verso nord.»

«Roger, Bronco.»

Winters aveva il radar acceso e da quella parte aveva visto almeno otto puntini. Controllò il postbruciatore per sapere quanto carburante gli fosse rimasto. Era più che sufficiente. L'Eagle accelerò rapidamente, ma, tanto per essere sicuro, il colonnello si lasciò alle spalle una scia di razzi luminosi e materiali di scarto nell'eventualità che qualche cinese sconosciuto gli sparasse. Ora il dispositivo di segnalazione dei pericoli strideva in continuazione, anche se non con il particolare trillo che indicava un agganciamento. Controllò la dotazione di armi. Gli erano rimasti tre Sidewinder AIM-9X. Come diavolo si era messa la giornata?

«Ducky è stato colpito, Ducky è stato colpito!» gridò una voce.

«Oh, merda!»

«Qui Ghost Man, l'ho fatto fuori quel bastardo, Ducky. Avvicinati, fammi controllare i danni.»

«Un motore fuori uso, l'altro si sta surriscaldando», disse il comandante del secondo elemento, in tono più arrabbiato che spaventato. Non aveva ancora tempo per lasciarsi sopraffare dalla paura. Altri trenta secondi, e avrebbe cominciato a impadronirsi di lui, Winters ne era sicuro.

«Ducky, stai lasciando una scia di vapore, ti consiglio di trovare un posto per atterrare.»

«Qui Eagle Two, Bronco, che cosa succede?»

«Bronco, ce ne sono altri sei, Rodeo è diretto verso di loro. Hai un bandit sulle tredici, distanza trentadue chilometri, posizione di rilevamento tre-uno, velocità sette-cinque-zero.»

«Roger, Eagle. Lo vedo.» Winters si spostò un po' sulla destra e udì un altro segnale di puntamento.

«Fox-due!» urlò.

La scia di fumo proseguì in linea retta per diversi chilometri, poi si avvitò sulla sinistra mentre si avvicinava al puntino grigiazzurro e... sì!

«Rodeo Lead», disse una nuova voce.

«Fox-One, Fox-One ne ha abbattuti due!»

«Conan, Fox-One!» Ora la situazione era davvero critica.

Winters sapeva che avrebbe potuto trovarsi sulla linea di tiro di quegli Slammer. Abbassò lo sguardo per verificare che la spia dell'IFF fosse fissa su un verde rassicurante. Il dispositivo di identificazione degli aerei alleati e ostili aveva il compito di segnalare ai radar e ai missili americani che lui stava dalla loro parte, ma Winters non si fidava dei chip dei computer quando era in gioco la sua vita, così lanciò un'occhiata di traverso alla ricerca di scie di fumo che non procedessero in obliquo. Adesso riusciva a vedere sul display il sistema di controllo e allarme aerotrasportato che si spostava verso ovest nel tentativo di sottrarsi al combattimento, ma il radar del velivolo continuava a trasmettere, sebbene vi fossero caccia cinesi nel raggio di... trentadue chilometri? Merda! Poi, però, altri due puntini scomparvero, mentre gli altri avevano tutti marcatori IFF non ostili. Winters verificò il display delle armi. Non gli era rimasto alcun missile. Com'era accaduto? Era il campione dell'aeronautica statunitense per quanto riguardava il controllo delle situazioni, ma si era appena lasciato sfuggire le redini di un'azione di combattimento. Non ricordava di aver mai lanciato tutti i missili a sua disposizione.

«Eagle Two, qui Boar Lead. Sono Winchester. Hai bisogno di aiuto?»

«Winchester» significava senza armi. Non era del tutto vero. Aveva ancora un'intera scorta di granate da 20 millimetri, ma all'improvviso tutte le virate e tutta quell'agitazione avevano preso il sopravvento su di lui. Si sentiva le braccia pesanti come piombo mentre riportava l'Eagle in volo orizzontale.

«Boar Lead, qui Eagle. Sembra tutto a posto adesso, ma è stato divertente.»

«Roger, Eagle. Anche qui tutto a posto. Ne è rimasto qualcuno?»

«Negativo, Boar. Rodeo Lead ha abbattuto gli ultimi due. Credo che dovremo offrire a quel maggiore un paio di birre.»

«Ci conto, Eagle», disse Rodeo Lead.

«Ducky, dove sei?» domandò poi Winters. «Sono occupato, Bronco», rispose una voce innaturale.

«Ho un buco nel braccio.»

«Bronco, qui Ghost Man. Ducky ha qualche foro nella cellula. Lo riaccompagno a Suntar. Circa trenta minuti.»

«Skippy, dove sei?»

«Proprio dietro di te, Leader. Credo di averne abbattuti quattro, forse cinque, in tutto quel casino.»

«Ti è rimasta qualche arma?»

«Uno Slammer e un Sidewinder. La copro io, colonnello», promise il tenente Acosta.

«Com'è andata?»

«Due, forse qualcuno in più, non sono sicuro», rispose il comandante della squadriglia. Il conteggio definitivo sarebbe stato fornito dal sistema di controllo e allarme aerotrasportato e dalla visione del videotape. Voleva soprattutto uscire dall'aereo e sgranchirsi i muscoli, e ora poteva preoccuparsi del maggiore Don Boyd (Ducky) e del suo velivolo.

 

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