La fase seguente era di fatto prestabilita. Seguirono la Mercedes usando il solito stratagemma delle auto multiple, ma il colpo di scena si ebbe quando a seguirlo era un autocarro tuttora la forma di vita dominante per le strade di Mosca. Il soggetto parcheggiò la berlina tedesca e balzò fuori per il tempo sufficiente ad attaccare un pezzo di carta adesiva a un lampione, poi risalì in macchina. Non si prese nemmeno la briga di guardarsi intorno, quasi avesse fatto un gesto di routine. Ma così non era. Aveva appena appiccicato un indicatore, una nota per segnalare a qualche ignoto che nel deposito d'informazioni riservate c'era qualcosa. Quel qualcuno sarebbe passato lì davanti, a piedi o in macchina, e avrebbe saputo dove andare. Quindi dovevano esaminare la capsula in tutta fretta e rimetterla a posto, a meno di non voler mettere in guardia le spie nemiche che la loro piccola operazione era stata compromessa. No, non lo si faceva tranne che non fosse strettamente necessario, perché fare una cosa del genere era come tirare il filo di un maglione addosso a una bella donna. Non si smetteva di tirarlo finché le tette non erano scoperte, disse il comandante della FFS a Provalov.