«Ora dovrebbero essere seduti a fare colazione», disse il segretario Adler nella Sala Est, alzando il capo dal suo Hennessey. Il ricevimento era andato bene (in realtà Jack e Cathy Ryan avevano trovato le cose noiose quasi come le repliche dell'Isola di Gilligan, ma erano parte del ruolo del presidente almeno quanto il discorso sullo stato dell'Unione). Almeno la cena era stata buona una cosa su cui si poteva sempre contare alla Casa Bianca era la qualità del cibo ma gli invitati erano i soliti di Washington. E anche quello, nonostante Ryan non se ne fosse accorto, era stato molto migliorato dall'anno prima. Una volta il Congresso era popolato di gente la cui ambizione nella vita era il «servizio pubblico», una frase il cui nobile intento era stato usurpato da coloro che consideravano i 130.000 dollari annui un salario principesco (era molto meno di quanto guadagnasse a progettare software per videogame uno che magari non aveva nemmeno finito l'università, e Dio solo sa quanto meno di quello che si poteva guadagnare lavorando a Wall Street), e la cui vera ambizione era far pesare il proprio volere sulle leggi della nazione. In realtà molti di loro, soprattutto per via dei discorsi fatti dal presidente in tutto il paese, avevano effettivamente servito il bene pubblico facendo lavori utili, finché, stanchi delle macchinazioni del governo, avevano deciso di prendersi qualche anno di pausa per riparare il disastro che era diventato Washington, prima di tornarsene al mondo reale del lavoro produttivo. La First Lady aveva trascorso buona parte della serata a chiacchierare col sottosegretario dell'Indiana, che nella vita vera era un chirurgo pediatrico di notevole fama, e i cui sforzi correnti erano indirizzati al tentativo di mettere a posto i programmi sanitari governativi, prima che questi uccidessero troppi dei cittadini che in teoria avrebbero dovuto curare. Il suo compito più faticoso era persuadere i media che un medico sapeva guarire la gente malata con la stessa competenza dei lobbisti di Washington, qualcosa di cui si era lagnato con SURGEON per buona parte della serata.

«La roba che abbiamo ricevuto da Mary Pat dovrebbe essere d'aiuto a Rutledge.»

«Sono contenta che ci sia quel tizio, quel Gant a tradurlo per lui. Cliff avrà una giornata intensa mentre noi ce ne stiamo qui a smaltire il cibo e l'alcol, Jack.»

«E' abbastanza in gamba per quel lavoro? So che era intimo di Ed Kealty. Non depone a favore del carattere di quel tizio.»

«Cliff è un ottimo tecnico», disse Adler, dopo un altro sorso di brandy. «E ha istruzioni chiare da seguire, e una serie d'informazioni d'eccezione a dargli una mano. E' come la roba che Jonathan Jardley ha dato ai nostri nel corso delle trattative per il Trattato Navale di Washington. Non leggiamo direttamente i loro documenti, ma vediamo come pensano, e va quasi altrettanto bene, diavolo. Quindi, sì, penso che sia abbastanza in gamba per questo lavoro, altrimenti non ce l'avrei mandato.»

«Com'è l'ambasciatore che abbiamo là?» chiese il presidente.

«Carl Hitch? Un grande. Un professionista della carriera diplomatica, Jack, quasi pronto per la pensione, ma un ottimo artigiano. Magari non sarà in grado di progettarti la casa, ma la cucina sarà perfetta una volta che ha finito e lo sai, in un diplomatico mi accontento di quello. Tra l'altro, progettare la casa è il suo lavoro, signor presidente.»

«Sì», osservò Ryan. Fece un cenno a un commesso, che gli portò dell'acqua ghiacciata. Aveva un po' esagerato con l'alcol quella sera, e Cathy stava di nuovo cominciando a prenderlo in giro. Maledizione, essere sposati con un dottore, pensò Jack.

«Sì, Scott, ma a chi diavolo vado a chiedere consiglio quando non ho la più pallida idea di cosa fare?»

«Diavolo, non lo so», rispose EAGLE. In vena di humour, buttò lì:

«Prova a fare una seduta spiritica e a invocare Tom Jefferson e George Washington.» Voltò le spalle ridacchiando e finì il suo Hennessey.

«Jack, non pretendere troppo da te stesso e fa' quel cazzo di lavoro. Stai andando bene. Fidati di me.»

«Odio questo lavoro», osservò SWORDSMAN con un sorriso amichevole al segretario di Stato.

«Lo so. Forse è per questo che lo fai piuttosto bene. Che Dio ci salvi da quelli che vogliono le alte cariche. Diavolo, guarda me. Pensi che abbia mai voluto fare il segretario di Stato? Era molto più divertente starsene a pranzo alla tavola calda con gli amici, a malignare su quel figlio di puttana che faceva il lavoro. Ma ora... cazzo, se ne stanno laggiù a parlare di me! Non è giusto Jack. Sono un uomo che lavora.»

«Parlamene.»

«Be', mettila in questo modo. Quando scriverai i tuoi diari, il tuo editore ti darà dei grossi vantaggi. Presidente per caso?» rifletté Adler buttando lì un titolo.

«Scott, sei divertente quando sei ubriaco. Mi accontenterò di pensare alla partita di golf.»

«Chi ha detto la parola magica?» domandò il vicepresidente Jackson unendosi alla conversazione.

«Questo tizio mi fa un culo tanto spaventoso quando siamo là fuori a giocare», si lamentò Ryan col segretario Adler, «che a volte mi piacerebbe avere una spada su cui buttarmi. Adesso che vantaggio mi dai?»

«Non gioco molto, Jack, sono sceso a sei, forse sette.»

«Passerà tra i professionisti... Senior Tour», lo avvertì Jack.

«Comunque, Jack, questo è mio padre. L'aereo era in ritardo e si è perso la cerimonia di ricevimento», spiegò Robby.

«Reverendo Jackson, finalmente ci conosciamo.» Jack strinse la mano dell'anziano pastore nero. Per l'inaugurazione era all'ospedale coi calcoli renali, e quelli probabilmente erano stati ancora meno divertenti dell'inaugurazione.

«Robby mi ha detto un sacco di belle cose su di lei.»

«Suo figlio è un pilota di caccia, signore, e loro esagerano sempre.» Il ministro fece una risata di cuore. «Oh, lo so, signor presidente. Questo lo so.»

«Com'era il cibo?» domandò Ryan. Hosiah Jackson era un uomo sulla settantina, basso di statura come il figlio, e rotondo per via degli anni, ma era in possesso dell'immensa dignità che in qualche modo permeava gli anziani uomini di chiesa.

«Decisamente troppo ricco per un vecchio, signor presidente, ma l'ho mangiato comunque.»

«Non ti preoccupare, Jack, papà non beve», avvertì TOMCAT. Sul bavero della giacca sfoggiava un logo in miniatura che ritraeva le ali dorate della marina. Robby non avrebbe mai smesso di essere un pilota di caccia.

«E non dovresti bere neanche tu, ragazzo mio! La marina ti ha attaccato un sacco di brutti vizi, come vantarti troppo di quel che fai!»

Jack non poté fare a meno d'intervenire in difesa dell'amico. «Signore, a un pilota che non si vanti non è permesso volare. E tra l'altro, Dizzy Dean47 l'ha detto con parole migliori: se lo sai fare, allora non è vantarsi. Robby lo sa fare... o almeno così dice.»

«A Pechino hanno già cominciato a discutere?» domandò Robby, guardando l'orologio.

«Tra una mezz'oretta», rispose Adler. «Sarà interessante», aggiunse, alludendo al materiale SORGE.

«Ci credo», convenne il vicepresidente Jackson, cogliendo l'allusione.

«Sai, è difficile voler bene a quella gente.»

«Robby, a te non è concesso dire cose del genere», ribatté suo padre. «Ho un amico a Pechino.»

«Eh?» Suo figlio non lo sapeva. La risposta arrivò come un pronunciamento papale. «Sì, il reverendo Yu Fa An, un ottimo predicatore battista, educato alla Oral Roberts University. Il mio amico Gerry Patterson è andato a scuola con lui.»

«Posto difficile per fare il prete... o il pastore, immagino», osservò Ryan. Era come se Jack avesse trovato la chiave che apriva la porta dell'orgoglio del sacerdote.

«Signor presidente, io lo invidio. Predicare il vangelo nella terra degli infedeli è un raro privilegio.»

«Caffè?» domandò un commesso di passaggio. Hosiah ne prese una tazza, e aggiunse panna e zucchero.

«E' molto buono», osservò all'improvviso.

«E' uno dei benefici aggiunti che si hanno qui, papà», disse Jackson a suo padre con notevole affetto.

«E' addirittura meglio del caffè della marina... be', abbiamo camerieri della marina a servirlo. Jamaica Blue Mountain, costa qualcosa come quaranta verdoni alla libbra», spiegò.

«Gesù, Robby, non lo dire troppo forte. I media questa non la sanno ancora», avvertì il presidente. «Tra l'altro, ho chiesto in giro. Lo prendiamo all'ingrosso, trentadue dollari alla libbra se lo compri a barili.»

«Cavoli, questo sì che è un affare!» convenne il vicepresidente scoppiando a ridere.

 

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