20. DIPLOMAZIA
«Be'?» Rutledge riprese gli appunti dalle mani del segretario Adler.
«Sembra okay, Cliff, ammesso che tu riesca a consegnare il messaggio nel modo appropriato», disse il segretario di Stato al suo subordinato.
«Il processo è qualcosa che capisco.» Fece una pausa. «Il presidente vuole che questo messaggio sia dato in termini inequivocabili, giusto?»
Il segretario Adler annuì. «Già.»
«Lo sai, Scott. Non ho mai trattato in modo così duro con qualcuno, prima.»
«Non avresti mai voluto farlo?»
«Gli israeliani qualche volta. Sudafrica», aggiunse sovrappensiero. «Ma mai i cinesi o i giapponesi?»
«Scott, non sono mai stato un uomo che faceva trattative prima d'adesso, ricordi?»
Ma stavolta sì, perché si supponeva che la missione a Pechino fosse una missione particolarmente impegnativa, che richiedeva un diplomatico di livello più alto di qualcuno con una semplice carica di ambasciatore. I cinesi già lo sapevano. Nel loro caso, i negoziati sarebbero stati portati avanti pubblicamente dal loro ministro degli Esteri, anche se in realtà sarebbero stati condotti da un diplomatico di rango inferiore, specializzato in commercio estero e che aveva dimostrato una buona dose di fortuna nelle trattative con l'America. Il segretario Adler, con il permesso del presidente Ryan, stava lasciando filtrare a poco a poco alla stampa la notizia che tempi e regole sarebbero potuti cambiare un poco. Si preoccupava che Cliff Rutledge non fosse esattamente la persona giusta per consegnare il messaggio, ma Cliff era il battitore pronto.
«Come sta andando con quel Gant del Tesoro?»
«Se fosse un diplomatico, saremmo in guerra con l'intero fottuto mondo, ma immagino che conosca davvero i numeri e i computer», ammise Rutledge, senza prendersi la briga di nascondere il suo disprezzo per quell'ebreo nato a Chicago con i suoi modi da nuovo ricco. Il fatto che lo stesso Rutledge avesse umili origini era stato da tanto tempo dimenticato. Un'istruzione ad Harvard e un passaporto diplomatico aiutano a dimenticare cose spiacevoli, come il fatto di essere cresciuto in una casa a schiera, mangiando avanzi.
«Ricordati che a Winston piace, e che Winston piace a Ryan, okay?» Adler mise gentilmente in guardia il suo subordinato. Decise di non occuparsi dell'antisemitismo di matrice protestante di Cliff. La vita è troppo breve per le banalità e Rutledge sapeva che la sua carriera stava nelle mani di Scott Adler. Poteva fare più denaro come consulente dopo aver lasciato il Dipartimento di Stato, ma venire licenziato in tronco non avrebbe certo accresciuto il suo valore nel mercato dei liberi professionisti.
«D'accordo, Scott, ho bisogno di un backup sugli aspetti monetari di questa faccenda.» Il cenno di assenso che accompagnò queste parole era quasi rispettoso. Bene. Sapeva come strisciare, quando necessario. Adler non prendeva nemmeno in considerazione l'idea di comunicare a Rutledge quali fonti del servizio segreto teneva in tasca, per gentile concessione di POTUS. C'era qualcosa nel diplomatico in carriera che non ispirava fiducia nel suo superiore.
«Cosa mi dici delle comunicazioni?»
«L'ambasciata a Pechino può contare sulle capacità di TAPDANCE. Anche il nuovo tipo di telefono, uguale all'aeroplano.» Ma c'erano dei problemi per quest'ultimo, di recente messo in campo da Fort Meade. Gli strumenti avevano dei problemi a collegarsi tra loro e l'uso di un satellite come espediente non aiutava affatto. Come la maggior parte dei diplomatici, Rutledge raramente si preoccupava per queste banalità. Spesso si aspettava che il servizio segreto apparisse come per magia, chiedendosi raramente come aveva fatto, ma interrogandosi sempre sui motivi della fonte, qualunque fosse. Sotto tutti gli aspetti, Clifford Rutledge II era il diplomatico perfetto. Credeva in poco oltre alla sua carriera, qualche vaga nozione di amicizia internazionale e la sua personale abilità di farla venire alla luce ed evitare una guerra solo con la forza della sua genialità. Ma guardando gli aspetti positivi, Adler doveva ammettere che Rutledge era un tecnico diplomatico competente che sapeva fino a che punto arrivava lo scherzo e come presentare una posizione nei termini più gentili possibili, ma fermi. Di persone del genere, il Dipartimento di Stato non ne aveva mai abbastanza. Come qualcuno aveva una volta detto di Theodore Roosevelt, «L'uomo più gentile che abbia mai tagliato una gola.» Ma Cliff non avrebbe mai eliminato qualcuno, nemmeno per avanzare nella carriera. Probabilmente si radeva con un rasoio elettrico, per paura di tagliarsi, tanto gli faceva impressione il sangue.
«Quando parte il tuo aereo?» chiese EAGLE al suo subordinato.