40. QUESTIONI DI MODA
«E allora, George?» chiese Ryan.
«Allora ci siamo. Sembra che una montagna di contratti analoghi scadano per la prossima stagione o cose del genere, oltre ai contratti per i giocattoli di Natale», riferì il segretario del Tesoro al presidente.
«E non siamo i soli. Italia, Francia, Inghilterra, tutti gli stanno dando buca. I cinesi si sono accaparrati una bella fetta del mercato, facendo incazzare un bel po' di gente. Be', il pollo non è tornato nel pollaio, ma se l'è svignata bel bello, lasciando i nostri amici di Pechino nei guai fino al collo. E i guai sono tanti, milioni di milioni.»
«Quanto pensi ne risentiranno?» chiese il segretario di Stato.
«Scott, ti garantisco che sembra strano che i destini di una nazione siano appesi al filo di un reggiseno, ma con i soldi non si scherza. Ne hanno un bisogno disperato e di botto si ritrovano con una voragine nella bilancia dei pagamenti. Di quanto si tratta? Miliardi. Credo che i crampi non tarderanno a farsi sentire.»
«Ritorsioni possibili?» chiese Ryan.
«Non è di competenza del mio ministero, Jack», gli rispose Winston.
«Chiedi a Scott.»
«Okay.» Ryan si girò per interpellare l'altro.
«Prima di darti una risposta in merito, devo sapere le conseguenze che potrà avere questo sull'economia cinese.»
Winston si strinse nelle spalle. «In teoria, potrebbero uscirne senza grosse conseguenze, ma dipende da quali misure prendono per arginare la falla. La base industriale del paese è un ammasso raccogliticcio di aziende pubbliche e private. Le aziende private sono ovviamente efficienti, mentre le peggiori aziende pubbliche sono in mano all'esercito. Ho assistito a operazioni dell'esercito che sembravano uscite da "MAD Magazine"81, incredibili a una prima lettura. I militari non sono in generale molto bravi a costruire le cose, son più bravi a romperle, e l'aggiunta del marxismo a questo cocktail di certo non ha migliorato il gusto. Quindi, queste "aziende" dilapidano enormi quantità di risorse. Se le chiudessero, o le ridimensionassero, potrebbero passare a occhi chiusi questo periodo proseguendo indisturbati, ma certo non lo faranno.»
«Esatto», concordò Adler.
«L'esercito di liberazione popolare ha un forte ascendente politico. Il controllo è in mano al partito, ma in realtà per buona parte funziona il caso inverso. Il tasso di conflittualità politica ed economica è considerevole laggiù. L'esercito serve per tenere a bada la situazione e per questo si becca una bella fetta delle finanze statali.»
«I sovietici non erano così», obiettò POTUS.
«Paese che vai, cultura che trovi, ricordatelo.»
«Klingon», borbottò Ryan con un cenno.
«Va bene, continua.»
Winston prese la palla al balzo. «Non possiamo prevedere le conseguenze che potrà avere sulla loro società senza sapere come reagiranno ai mancati introiti.»
«Se quando comincia a far male si mettono a urlare, che facciamo?» fu la domanda successiva di Ryan.
«Dovranno far buon viso a cattivo gioco, magari riprendendo i contratti con la Caterpillar e la Boeing, e pubblicamente.»
«Non lo faranno, perché non possono», obiettò Adler. «Perderebbero la faccia. E' la mentalità orientale, non accadrà mai. Potrebbero venirci incontro, ma mai pubblicamente, solo con trattative riservate.»
«La cosa non è politicamente accettabile. Se mi presento con questo al Congresso, prima mi prenderanno per il culo e poi mi crocifiggeranno.» Ryan sorseggiò la sua bibita.
«E non capirebbero perché non potresti dire al Congresso cosa fare. Ti considerano un leader carismatico e come tale capace di prendere decisioni in piena autonomia», EAGLE informò il suo presidente.
«Non sanno come si svolgono i lavori del nostro governo?» chiese POTUS.
«Jack, sono sicuro che avranno qualche esperto che conosce i processi costituzionali più di me, ma i membri del Politburo non sono tenuti a starli ad ascoltare. Provengono da un ambiente politico molto diverso ed è l'unico che comprendono. Per noi "il popolo, la gente" vuol dire opinione pubblica, sondaggi d'opinione e sostanzialmente il voto. Per loro invece vuol dire gli operai e i contadini che sono abituati a fare quello che gli viene detto.»
«E noi lavoriamo con gente come questa?» chiese Winston rivolto al cielo.
«Si chiama Realpolitik, George», spiegò Ryan. «Ma non possiamo far finta che non esistano. Sono oltre un miliardo e detto tra parentesi hanno anche l'atomica, con delle rampe di lancio anche.» La precisazione aggiunse un tono sgradevole al quadro complessivo.
«Dodici per la precisione, a detta della CIA; possiamo trasformare il loro paese in una distesa piatta da parcheggio, se siamo costretti, ma ci vorranno ventiquattr'ore, invece che quaranta minuti», spiegò Ryan ai suoi convenuti, cercando di non farsi venire i brividi mentre lo diceva. La possibilità era troppo remota per innervosirlo.
«Loro questo lo sanno benissimo e chi è che vuole fare il re di un parcheggio? Sono così razionali, Scott, vero?»
«Credo di sì. Mostrano i muscoli con Taiwan, anche se non così tanto ultimamente, almeno da quando abbiamo la Settima Flotta di stanza nell'isola.» La qual cosa comunque bruciava un sacco di risorse preziose per la marina.
«A ogni modo, questo problema di cassa non metterà in ginocchio la loro economia?» chiese Jack.
«Non credo, a meno che non facciano gli gnorri.»
«Scott, ti risulta?» chiese Ryan al segretario di Stato.
«Non proprio, o per lo meno non lo credo», gli rispose il segretario di Stato.
«Bene, allora posso tornarmene di sopra e farmi un altro drink.» Ryan si alzò, seguito dagli altri convenuti.