«Che io sia dannato!» esclamò Pavel Petrovic.
«Questa è la mia terra. Nessun cinese mi manderà mai via di qui!»
«Sono a soli tre o quattro giorni di marcia, Pasha.»
«E allora? Vivo qui da oltre cinquant'anni. Non intendo andarmene ora.»
L'anziano parlava in tono di sfida. Il direttore della società mineraria era venuto a prenderlo di persona e aveva creduto che se ne andasse di sua spontanea volontà, ma non lo conosceva bene.
«Pasha, non possiamo lasciarti qui. Questo è il loro obiettivo, il motivo per cui ci hanno invaso...»
«Allora, combatterò per difenderlo!» ribatté l'altro. «Ho ucciso i tedeschi, ho ucciso gli orsi, ho ucciso i lupi. Adesso ucciderò i cinesi. Sono un vecchio, non una donnicciola, compagno!»
«Combatterai contro i soldati nemici?»
«Perché no?» chiese Gogol. «Questa è la mia terra. La conosco come le mie tasche. So dove nascondermi e so sparare. Ho già ucciso dei soldati.» Indicò la parete. Vi era appeso il vecchio fucile d'ordinanza, e il direttore della società mineraria riuscì a vedere le tacche che l'anziano aveva inciso sul calcio con un coltello, una per ogni tedesco.
«So dare la caccia a lupi e orsi. Posso dare la caccia anche agli uomini.»
«Sei troppo vecchio per fare il soldato. E' un lavoro da giovani.»
«Non occorre essere un atleta per premere il grilletto, compagno, e conosco bene questi boschi.»
Per sottolineare le proprie parole, Gogol si alzò e prese il vecchio fucile da cecchino che risaliva ai tempi della Grande guerra patriottica, lasciando dov'era il nuovo fucile austriaco. Il significato del suo gesto era chiaro. Aveva già combattuto con quell'arma ed era pronto a farlo di nuovo. Alla parete erano appese alcune pelli di lupo, molte delle quali avevano un unico foro nella testa. Ne accarezzò una, poi rivolse nuovamente lo sguardo ai visitatori.
«Sono russo. Combatterò per il mio paese.»
Il direttore della società mineraria pensò di informare la polizia militare dell'accaduto. Forse loro sarebbero riusciti a convincerlo. Dal canto suo, lui non aveva alcuna intenzione di fare da bersaglio per l'esercito cinese, quindi se ne andò. Quando fu uscito, Pavel Petrovic Gogol stappò una bottiglia di vodka e ne bevve una lunga sorsata. Poi pulì il fucile e ripensò ai vecchi tempi.