Il ministro non sembrava molto contento, si accorse Ming. Guardandolo in volto pensò che avesse subito un lutto in famiglia. Ne seppe di più quando fu chiamata da lui per dettarle le note. Ci vollero ben novanta minuti stavolta, e poi due ore intere per trascriverle al computer. Non aveva dimenticato cosa faceva il suo computer ogni notte, ma non ci pensava da settimane. Avrebbe voluto avere la possibilità di parlare di queste note con il ministro Fang. In tutti gli anni al suo servizio, aveva acquisito una rara capacità di fine intuizione della politica del suo paese, al punto che era in grado di anticipare i pensieri non solo del suo capo, ma anche di alcuni colleghi. Lei era a tutti gli effetti una confidente del ministro il quale, se solo avesse avuto la prontezza di apprezzare la sua preparazione, avrebbe potuto utilizzarne i servigi con maggiore efficienza. Ma lei era una donna in una terra governata da uomini, e quindi ridotta al silenzio. Orwell aveva ragione. Aveva letto La fattoria degli animali qualche anno prima. Tutti erano uguali, ma alcuni erano più uguali degli altri. Se Fang fosse un tipo sveglio, la userebbe in maniera più intelligente, ma non lo era e quindi non lo faceva. Ne avrebbe parlato con Nomuri-san quella sera.
Per parte sua, Chester stava regolando gli ultimi particolari per una commissione di 1661 computer NEC da tavolo molto sofisticati alla China Precision Machine Import and Export Corporation, che tra le altre cose produceva missili teleguidati per l'esercito popolare di liberazione. Alla Nippon Electric Company sarebbero stati molto felici. Gli dispiaceva soltanto non poter truccare quelle macchine per metterle in comunicazione come quelle due nella sala del Consiglio dei Ministri, ma sarebbe stato troppo pericoloso e forse solo un bel sogno da berci su una buona birra e fumarsi un buon sigaro. Chester Nomuri, la cyber-spia. In quel momento il suo cercapersone vibrò. Lo estrasse e gli diede un'occhiata. Il numero era 745-4426. Applicato alla tastiera di un telefono e selezionando le lettere giuste si otteneva in un codice segreto shin gan, «anima e cuore», il nomignolo che Ming aveva dato al suo amante e un indizio che sarebbe andata a trovarlo stanotte. La cosa trovava Nomuri d'accordo. In fin dei conti era diventato come James Bond. Disponibile anche per un sorriso in privato, pensò mentre scendeva dall'auto. Tirò fuori il suo cellulare, compose il suo accesso e-mail e inviò il suo messaggio: 226-234, bao bei, «tesoro». Le piaceva sentirsi chiamare così e non aveva problemi a dirlo. Bene, allora un piacevole diversivo per la serata. Si augurò gli fosse rimasto abbastanza scotch giapponese per il doposesso.