Egon Schiele, Autoritratto nudo, 1910, matita, tempera e acquerello su carta, cm 55,8×36,7, Vienna, Albertina, Graphische Sammlung
Schiele
Al di là del principio del piacere
Curioso mondo artistico quello dell’impero asburgico. Vienna fu per secoli il centro amministrativo del più importante coacervo di popoli dell’Europa di mezzo, eppure riuscì in un primato assai particolare: divenne città di musica esemplare, lo fu poco di letteratura e per nulla di pittura. Vi si formò invece una curiosa genia di artisti proprio nel momento della sua decadenza, in quell’attimo nel quale si avvicinava al suo definitivo crepuscolo. Egon Schiele (1890-1918) appartiene alla generazione pittorica successiva a quella di Gustav Klimt (1862-1918) e di Koloman Moser (1868-1918) a Vienna, e di Franz von Stuck (1863-1928) a Monaco di Baviera, la medesima che in musica è segnata da Gustav Mahler (1860-1911); la sua generazione è quella del pittore espressionista Oskar Kokoschka (1886-1980) e degli scrittori Franz Kafka (1883-1924), Robert Musil (1880-1942), l’autore dell’Uomo senza qualità, e in musica dei dodecafonici Alban Berg (1885-1935), Arnold Schönberg (1874-1951) e Anton Webern (1883-1945). Verklärte Nacht (Notte trasfigurata) di Schönberg, preceduta da Tod und Verklärung (Morte e trasfigurazione) di Richard Strauss potrebbero essere le colonne sonore dei suoi dipinti assieme ai Kindertotenlieder (Canti per i bambini morti) di Gustav Mahler.
L’impero asburgico viveva allora la sua ultima gloria, con quel senso di ansia fra erotismo e presentimenti funebri, che porterà alla formidabile intuizione di Sigmund Freud, data alla stampa a guerra persa nel 1920 col titolo di Eros e Thanatos e includendola nel testo generale di Al di là del principio di piacere (Jenseits des Lustprinzips). La drammatica vita e il conseguente lirismo visivo di Egon Schiele riassumono in modo emblematico tutta questa vicenda. È necessario tracciare il parallelismo fra le due culture del mondo germanico meridionale, quella di Monaco e quella di Vienna, sia per quanto concerne la musica, e non solo per le arti plastiche, visto che il massimo movimento d’innovazione, la Secessione, ha la sua prima formazione a Monaco nel 1892, appunto con von Stuck e con la rivista “Jugend” (da cui lo Jugendstil, la versione germanica del Liberty). Nel 1897 nasce la Secessione viennese con Gustav Klimt e associati architetti e pittori. Allo stesso modo va considerata l’evoluzione musicale della medesima generazione con Richard Strauss (Monaco 1864-1949) e Gustav Mahler (nato in Boemia nel 1860 e morto a Vienna nel 1911): anche i temi musicali sono paralleli con il poema sinfonico di Strauss Morte e trasfigurazione del 1889 che prelude nel contenuto ai Kindertotenlieder che Mahler compone tra il 1901 e il 1904.
Gustav Klimt, Giuditta II (Salomè), particolare, 1909, olio su tela, cm 176×46, Venezia, Galleria internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro
Gustav Klimt, Giardino di campagna con girasoli, 1906, olio su tela, cm 110×110, Vienna, Österreichische Galerie Belvedere
Tutta l’opera di Egon Schiele, i suoi paesaggi come i suoi nudi, va costantemente al di là del principio di piacere di cui parla Freud: se l’albero per Klimt è pura grazia, lo stesso per Schiele è drammatica disgrazia di un inverno apparentemente senza fine. Non sono dissociabili i due artisti viennesi, neppure nella morte. Klimt muore a cinquantasei anni il 6 febbraio 1918 per un colpo apoplettico; non si era risparmiato nulla della vita. Schiele muore nello stesso distretto cittadino viennese il 31 ottobre del medesimo anno: dopo una vita ben più disordinata lo colpisce la febbre spagnola che ha contratto seguendo l’agonia di sua moglie Edith Harms, lei che aveva finalmente messo ordine nella sua vita e spedito al fronte l’ultima delle amanti, quella Wally che muore in guerra come crocerossina. Pochi giorni prima, il 18 ottobre, era morto di tumore Koloman Moser e Ferdinand Hodler, il pittore svizzero simbolista che alla Secessione aveva partecipato con entusiasmo, era defunto, pure lui, a Ginevra il 19 maggio. Si stava chiudendo un cosmo intero con l’abdicazione dell’ultimo imperatore Carlo I al mattino dell’11 novembre del 1918: fu beatificato da papa Giovanni Paolo II il 3 ottobre del 2004 in quanto pacifista e profondamente critico rispetto alla guerra.
Egon Schiele, Ragazza bruna con gonna sollevata, 1911, matita e acquerello su carta, cm 55,9×37,8, Collezione privata
Egon Schiele, Ritratto di donna con cappello nero (Gertrude Schiele), 1909, olio e tinta metallica, cm 100×99,8, Svizzera, Georg Waechter Memorial Foundation
Koloman Moser, Illustrazione per la poesia di Rilke Annunzio di Primavera in “Ver sacrum”, 1901, cm 19,2×18
Oscar Kokoschka, Nudo femminile di spalle, 1909, inchiostro, gouache e gessetto su carta, cm 45,1×31,4, New York, The Museum of Modern Art
Klimt e Schiele sono le due facce parallele dell’implosione dell’impero di mezzo, in quel drammatico vortice intellettuale e artistico che conclude la sua storia, il primo nel piacere dell’estetica totale, il secondo al di là del principio di piacere, fra senso di morte e narcisismo. Klimt dipinge nel 1905 Le tre età della donna, un’opera nella quale assume una visione che va ben oltre le delicatezze di una società elegante centroeuropea: la tensione simbolista corre fra la dolcezza dell’infanzia e la tristezza dell’età anziana passando dalle morbidezze dell’età in fiore, che è sensuale e lo porterà, nel 1909, alla Giuditta II, ben più inquietante di quella del 1901. Tra il 1901 e il 1904 Gustav Mahler compone i Kindertotenlieder che hanno la medesima tensione esistenziale. Klimt inizia allora a disegnare le mani con una tensione altrettanto drammatica. Sono quelle mani che Schiele disegna per tutto il percorso successivo.