Paul Cézanne, Il ponte di Maincy, particolare, 1879, olio su tela, cm 58,5×72,5, Parigi, Musée d’Orsay
1839~1906
Cézanne
Il padre del Cubismo
Il dipinto di Paul Cézanne Il ponte di Maincy, del 1879, apparentemente non sembra un’opera maggiore del grande pittore francese. Ma solo apparentemente: questo piccolo dipinto contiene già tutti i germi di ciò che un quarto di secolo dopo verrà chiamato Cubismo, quel termine che Matisse usò per definire un dipinto di Georges Braque del 1906, termine che piacque immediatamente al critico Louis Vauxcelles, il quale lo rese famoso nel mondo. Se si guarda con attenzione il dipinto domestico Il buffet, del 1873, tutta la pittura successiva di Cézanne vi è già dichiarata: il tratto delle pennellate forti posate in parallelo l’una all’altra, i fondi drammatici, il senso della realtà, al contempo percepita e trasfigurata con cinque frutti posati su una tovaglia che già sembra la montagna Sainte-Victoire, quella che dipingerà in modo ossessivo quando tornerà nel suo Meridione. E il tutto che si staglia su uno sfondo che sembra il mondo boschivo dei suoi bagnanti. E pure già questo sfondo, che si fa intuitivo del Cubismo, torna poco dopo nella stesura del paesaggio del Ponte di Maincy.
Paul Cézanne, Il padre dell’artista legge “L’Evénement”, 1866, olio su tela, cm 198,5×119,3, Washington, National Gallery of Art
Sarebbe del tutto errato confondere Cézanne con gli impressionisti, quelli che tali vengono definiti nella mostra del 1874 e con i quali effettivamente esporrà con totale insuccesso nella mostra successiva. Egli è autonomo sin dall’inizio del suo percorso, e lo è per un motivo quasi ideologico che lo lega al suo compagno di liceo a Aix-en-Provence, provinciale quindi quasi per definizione e del Sud come lui, Émile Zola. A questi deve una fede quasi ideologica nel verismo, quello di una generazione giovane che trovava in Victor Hugo lo scrittore vate della realtà.
Cézanne cresce con una consapevolezza assai particolare per la sua epoca. Sente che i valori morali ed estetici di Parigi non sono i soli a esistere. Se quella è la città dalla luce mutevole che tanto determina la visione di Monet e di Sisley, la sua origine provenzale lo porta sin dall’inizio a una concezione plastica della percezione. La decorosa agiatezza della sua origine sociale ne fa un borghese di provincia privo di complessi nella città capitale, e quindi libero di trovare i riferimenti per la sua arte nella teca infinita delle opere storiche del Louvre dove va a studiare i dipinti di El Greco.
Cézanne, come Zola, appartiene a una generazione di ragazzi di provincia che a Parigi si fanno protagonisti dell’alternativa esistenziale prima ancora che di quella artistica. Zola diventerà lo scrittore della denuncia sociale che raggiungerà le sue vette letterarie con Germinal. Cézanne rimane più intimista e cela il suo pensiero, che si rileva invece nel ritratto che fa del padre banchiere mentre legge nel 1866 una copia del quotidiano “L’Événement”. Emblematica la storia di questa testata: appare la prima volta diretta da Victor Hugo con i due poeti dell’estetismo, Théophile Gautier e Théodore de Banville. Il quotidiano era nato per sostenere la candidatura di Louis-Napoléon Bonaparte alla presidenza della Repubblica dopo la caduta della monarchia costituzionale nel 1848 e dopo le rivolte cittadine. Fu fatto chiudere dallo stesso Bonaparte tre anni dopo, quando questi si proclamò imperatore, costringendo Hugo all’esilio da dove commentò gli eventi politici con un testo apparso come Histoire d’un crime. Ricompare la medesima testata nel 1865 con Zola come critico letterario e si fonde l’anno successivo con “Le Figaro”. Il padre di Cézanne, proveniente da una famiglia piemontese della val di Susa vissuta a Cesana Piemontese da dove trae il cognome reso francese, si era, da proprietario di una piccola fabbrica di cappelli, fatto piccolo ma solido banchiere a Aix. Curioso parallelo con il caso Émile Zola, figlio dell’ingegnere veneziano Francesco Zolla, diventato ufficiale della Legione straniera francese per motivi politici e andato a costruire dighe proprio in Provenza.
Paul Cézanne, La montagna Sainte-Victoire, 1897, olio su tela, cm 54×81, Baltimora, Walters Art Museum
Paul Cézanne, Tre bagnanti, particolare, 1879, olio su tela, cm 52×55, Parigi, Musée du Petit Palais
Georges Braque, Viadotto all’Estaque, 1907, olio su tela, cm 65,1×80,6, Minneapolis, Minneapolis Institute of Arts
Zola scrive: “La scienza ha promesso la felicità? Non lo credo: ha promesso la verità, e la questione è sapere se si farà mai la felicità con la verità”. Se alla parola “scienza” si sostituisce la parola “arte”, l’operato di Cézanne assume una luce ben più comprensibile. L’arte deve narrare la verità del visivo e non ha l’obbligo di generare felicità. E la verità è per Cézanne la ricerca della forma fisica e pittorica che la materia rivela nella sua dimensione quotidiana.