Giorgione
Il curioso caso di Giorgio da Castelfranco
L’idea storica del Rinascimento si forma solo nel XIX secolo e riprende un concetto espresso da Leon Battista Alberti in senso tecnico quando, avendo egli ripristinato a metà del Quattrocento gli acquedotti antichi di Roma, parla della “rinascenza” delle acque dei tempi passati. Poi riflette sulla rinascenza delle antichità che gli scavi stanno restituendo. La parola stessa diventa invece di moda nell’Ottocento: appare per la prima volta la parola Renaissance in un libretto di Balzac, Le Bal de Sceaux del 1830, per descrivere la passione di una giovane contessa mondana per la pittura fiamminga e l’arte della Renaissance, appunto. La grande snob dell’epoca, la scrittrice George Sand, la riprende per decine di volte nel suo romanzo La Mare au Diable pubblicato nel 1846: era diventata di moda. Lo storico Jules Michelet la sancisce definitivamente nel 1855 per intitolare un suo libro e il sommo storico delle arti Jacob Burkhardt la sdogana scientificamente nel suo trattato Die Kultur der Renaissance in Italien nel 1860. Il termine diventa italiano successivamente e, mescolando politica e storia delle arti, cioè combinando la parola Risorgimento e Rinascenza, nasce la parola che tutti usano oggi “Rinascimento”, ma che i protagonisti dell’epoca non avrebbero neppure potuto immaginare. Nessuno allora avrebbe pensato di porre nella medesima categoria il disegno attento di Botticelli e la pittura materica di Tiziano, le muscolature di Michelangelo e i piani vaporosi di Leonardo.
Ben più utile è quindi tuttora la lettura di Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori che Giorgio Vasari scrisse a metà del Cinquecento e dove il primo degli storici dell’arte prova a definire quella formidabile epoca di mutazione che egli stesso vive come epoca della “maniera moderna”, della quale sono protagonisti Leonardo, Michelangelo e Raffaello, oltre agli artisti della generazione successiva, Bramante, Pontormo, il Rosso Fiorentino, Correggio, Parmigianino, Tiziano e ovviamente il suo coetaneo Giorgione. Per quanto possa apparire il grande Giorgio (1478-1510; una vita breve) per un certo verso quasi arcaico rispetto agli altri, va ricordato che era egli più giovane del Bramante di trentacinque anni e di Leonardo di un quarto di secolo. Un giovane che non è seguace di nessuno.
Cima da Conegliano, San Girolamo nel deserto, 1500-1510, olio su tavola, cm 32,1×25,4, Londra, The National Gallery
Curioso caso quello di Giorgione, del quale così poco si sa, ma che deve avere avuto una testa molto complessa in un mondo umanista dove le influenze fra Nord e Sud si intrecciavano in un’area veneta che stava mutando il suo destino verso la vita di terraferma, quella dalla quale proveniva una cultura visiva stimolata non solo dalle architetture cittadine, ma molto dall’ambiente naturale nella quale era immersa e che Cima da Conegliano, di quarant’anni più anziano di Giorgione, aveva già affrontato con garbo e maestria, mentre Mantegna, il decano di tutti loro, ne aveva già percepito per primo lo slancio e l’aria.
Giorgione è uomo informatissimo delle arti della sua epoca e ne supera costantemente la lezione portandone i termini in una dimensione poetica. Eccolo quindi che cita negli affreschi con i quali decora la sua casa di Castelfranco il testo di Sacrobosco, il matematico astronomo inglese che insegnava alla Sorbona agli inizi del XIII secolo e che viene pubblicato a Venezia nel 1488. Eccolo ancora che si fa influenzare dagli altri artisti che stanno in terraferma, da Cima da Conegliano, che dista da lui non più di trenta miglia, al Mantegna degli affreschi di quella Padova dove opera il sommo incisore Giulio Campagnola suo coetaneo (1482-1515), in contatto a Venezia con Dürer e con Marcantonio Raimondi, l’artista che ritrae il matematico Luca Pacioli, grande esperto dei corpi geometrici. Ma, soprattutto, rimane egli in questo modo indipendente dalle pure manie antiquariali della sua epoca perché ben più affascinato dalle evoluzioni del pensiero “moderno”. Tiziano il cadorino ne sarà l’erede formale.
Giorgione, Giuditta, 1499, olio su tavola trasportato su tela, cm 144×66,5, San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage
Cima da Conegliano, Sant’Elena, 1495 ca, olio su tavola, cm 40×32, Washington, National Gallery of Art
Giorgione, Fregio delle arti liberali, Astronomia, particolare, 1502-1503, affresco, Castelfranco Veneto, Casa Pellizzari