Raffaello, Madonna con il Bambino e san Giovannino (Madonna della seggiola), 1513-1514, olio su tavola, ø cm 71, Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti
1483~1520
Raffaello
L’equilibrio perfetto
Raffaello, l’artista perfetto, il modello comportamentale innovativo, così caro agli dei che se ne andò da questa terra a trentasette anni, più o meno come il musicista perfetto Mozart tre secoli dopo. Con lui muta radicalmente la figura dell’artista rinascimentale. Se con Michelangelo, e già prima con Leonardo, entrano in scena artisti che non si sentono normali artigiani in quanto la loro formazione o la loro nascita li pone al di sopra degli artigiani eccelsi che li hanno preceduti, con Raffaello la questione si fa ancor più significativa. È egli infatti figlio d’arte, con quel padre Giovanni de’ Santi definito da Vasari “pittore non meno eccellente, ma sì bene uomo di buono ingegno, e atto a indirizzare i figli per quella buona via, che a lui, per mala fortuna sua, non era stata mostra nella sua bellissima gioventù”. Vasari intuisce la mutazione in corso, sapendo del padre pittore che è pure l’autore della Cronaca rimata del 1492, quando da pittore si fa educatore della giovane sposa del duca di Urbino. E infatti Raffaello, figlio di pittore letterato, verrà chiamato a Roma come “scrittore di brevi apostolici” e andrà a operare in quella Stanza della Segnatura, dove si redigono i testi vaticani ufficiali e che egli affresca successivamente (ecco perché i francesi e gli inglesi chiamano ancora oggi la firma di un testo signature). È egli già pittore noto dopo la sua formazione a Urbino per i suoi trascorsi fiorentini, è già formato ed esperto. Ma Roma gli offre il terreno adatto: non è lì solo come pittore, ma la funzione attenta da intellettuale ne farà il curatore dei beni storici e monumentali. È egli per un certo verso il primo sovrintendente ai Beni Culturali della Penisola.
Sandro Botticelli, Madonna con il Bambino e angeli cantori (Madonna Raczynski), 1477 ca, olio su tavola, ø cm 135, Berlino, Staatliche Museen, Gemäldegalerie
Agli albori del Rinascimento, quando il pittore era ancora solo uomo di bottega, l’intellettuale, il poeta, come veniva definito, era altamente remunerato. Raffaello combina le due figure in un’unica, raffinata personalità. E avrà egli pure la fortuna d’essere ben pagato, ben meglio di sicuro di quell’altro pittore potente, al lavoro nello stesso momento e nello stesso edificio vaticano, che è Michelangelo, anche lui poeta finissimo ma non intellettuale riconosciuto con patente ufficiale. Sicché l’epitaffio sulla tomba di Raffaello, primo artista con il privilegio d’una sepoltura nel Pantheon romano, glielo scrive l’amico umanista e poeta Pietro Bembo: “Ille hic est Raphael timuit quo sospite vinci, rerum magna parens et moriente mori” (Qui giace Raffaello: da lui, quando visse, la Natura temette d’essere vinta, ora che egli è morto, teme di morire).
Nel 1504 Raffaello ha ventun anni e sta concludendo il suo periodo perugino. Vuole passare a Firenze: lì sono all’opera Michelangelo agli albori della sua gloria e Leonardo maturo e temporaneamente ritornato in Toscana, in quel decennio curioso durante il quale è retta la Repubblica da Pier Soderini dopo la catastrofica teocrazia di Savonarola. Raffaello vi giunge con lettera di raccomandazione per Soderini e gli si apriranno le porte di una ricca committenza cittadina privata. Andrà a ritrarre nel 1506 la giovane coppia del mercante Agnolo Doni che si era sposato con Maddalena Strozzi e vede a casa loro l’unico dipinto che Michelangelo abbia mai dipinto, il noto Tondo Doni realizzato un paio di anni prima. I quadri, lo dice la parola stessa, sono quadrati o rettangolari. I quadri tondi sono assai rari nella storia dell’arte: hanno una notevole diffusione in area fiorentina e probabilmente devono questa forma innaturale e inusitata al successo che allora potevano vantare i lavori in terracotta dei Della Robbia. Ne è la riprova il fatto che vengano allora posti in cornici ricche di decori a frutti memori delle ghirlande che Luca della Robbia (1400-1482), suo nipote Andrea (1435-1525/1528) e i loro figli con la loro prolifica bottega ponevano a contornare i loro grandi tondi ceramici, i quali prendevano questa forma naturalmente nel creare la loro base sul tornio. Si erano già cimentati in questa forma particolare dell’ottica visiva i più abili fiorentini, da Filippo Lippi, rigoroso ed elegante, a Sandro Botticelli, che sembrava far ruotare i personaggi per contenerli nell’assetto inusitato, e Raffaello, che guarda ogni buona idea e la assimila; ne realizza uno prima, la cosiddetta Madonna Terranuova, nella quale prende il ritmo prospettico da Leonardo con un paesaggio di fondo che ricorda le rocce lombarde del sommo maestro, per riproporre il medesimo formato appena arriva a Roma nella nota Madonna d’Alba dove il paesaggio si fa laziale. Ha ormai abbandonato le dolcezze perugine e si sta trasformando a contatto con le antichità classiche; la fisicità che appare prorompente nelle Stanze Vaticane rinvigorisce anche la figura della Madonna della seggiola, la più nota di tutte, la più plastica. Gliela commissiona papa Leone X, figlio di Lorenzo il Magnifico, per mandarla ai parenti fiorentini; e la cornice in stile Della Robbia rimane d’obbligo, come rimane presente il san Giovannino, così caro alla tradizione fiorentina.
Raffaello, Madonna con il Bambino, san Giovannino e un santo bambino, 1504-1505, olio su tavola, ø cm 87, Berlino, Staatliche Museen, Gemäldegalerie
Raffaello, Madonna con Bambino e san Giovannino, 1510 ca, olio su tavola trasportato su tela, ø cm 94,5, Washington, National Gallery of Art
Raffaello, Stanza della Segnatura, volta, 1508-1511, affresco, Città del Vaticano, Musei Vaticani, Stanze di Raffaello
Filippo Lippi, Madonna col Bambino e storie della vita di sant’Anna, 1452, olio su tavola, ø cm 135, Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti
Andrea Della Robbia, Madonna col Bambino e due cherubini, 1502, terracotta invetriata, ø cm 116, Sansepolcro, Pinacoteca Comunale
Luca Della Robbia, Madonna col Bambino tra due angeli, detta “Madonna delle Cappuccine”, 1475-1480, terracotta invetriata, Firenze, Museo Nazionale del Bargello
Raffaello, Stanza della Segnatura, volta, particolare della Teologia, 1508-1511, affresco, Città del Vaticano, Musei Vaticani, Stanze di Raffaello