Pieter Paul Rubens, Hélène Fourment con una carrozza, 1639 ca, olio su tela, cm 195×132, Parigi, Musée du Louvre
1577~1640
Rubens
O dell’opulenza
Rubens sposò Hélène Fourment in seconde nozze nel 1630, quando era rimasto vedovo: aveva lui cinquantatré anni e lei sedici. Aveva perso la prima moglie – la trentaquattrenne Isabella Brant – nell’estate del 1626 per una delle classiche epidemie che affliggevano l’Europa durante la guerra dei Trent’anni. La fanciulla gli era ben nota poiché era la sorella di Daniel Fourment, il quale era marito di Clara Brant, sorella della defunta Isabella. Lei era quindi la sorella del cognato di Pieter Paul Rubens e tutto rimaneva in famiglia, compreso ovviamente il patrimonio del talento allora più pagato d’Europa. La sua figura d’artista di successo, fornitore libero di case reali e di potenti, ha solo un precedente nel XVI secolo, e cioè Tiziano. Con lui Rubens ha parecchi punti in comune: la ricchezza del dipingere, nella materia e nel numero di opere, la ricchezza delle proprietà dovute al saggio accumulo delle prebende, la ricchezza delle carni, con quella passione profonda per i nudi leggermente sovrappeso, la ricchezza dei titoli nobiliari, cosa assai rara per i pittori: Tiziano fatto conte dell’impero da Carlo V, Rubens fatto cavaliere sia da Filippo IV di Spagna sia da Carlo I re d’Inghilterra.
Rubens nasce nel 1577 nella contea germanica di Nassau-Dillenburg. La sua famiglia calvinista si era rifugiata lì dopo gli editti antiprotestanti del duca d’Alba e dopo le disavventure del padre, un noto avvocato di Anversa passato per motivi religiosi al servizio ingrato dei signori d’Orange, dove Guglielmo, il futuro statolder d’Olanda, lo fece mettere agli arresti per avere difeso la di lui consorte nella causa di divorzio.
Guido Reni, Cleopatra con l’aspide, 1628 ca, olio su tela, cm 114,2×95, Londra, Royal Collection Trust
Morto il padre, Pieter Paul torna con la madre nella città di origine, la cattolico-ispanica Anversa, dove si converte alla religione cattolica romana, frequenta le scuole migliori della città e viene mandato come paggio alla corte di Marguerite de Ligne, la vedova del governatore. Si mette a studiare pittura e viene ammesso nella corporazione dei pittori. La sua vera formazione avviene da questo momento in poi con un lungo viaggio che dal 1600 lo porta in Italia come pittore di corte dei Gonzaga a Mantova. Lì scopre la più ricca raccolta privata d’Europa, con Tiziano e Veronese. Di lì si muove, sempre protetto dai Gonzaga, verso Venezia, Roma, Genova e poi la Spagna, dove offre alla corte i doni diplomatici del duca. E nel frattempo dipinge con costante successo.
Pieter Paul Rubens, Hygeia (o Cleopatra), 1615 ca, olio su tavola, cm 106,2×74,3, Detroit, Detroit Institute of Arts
Pieter Paul Rubens, Leda e il cigno, 1598 ca, olio su tavola, cm 122×182, Dresda, Staatliche Kunstsammlungen, Gemäldegalerie Alte Meister
Bartolomeo Ammannati, Leda e il cigno, 1535-1540, marmo, altezza cm 50, Firenze, Museo Nazionale del Bargello
Riassume l’Italia del primo Seicento e combina gli opposti – gli storici Caravaggio, Tiziano e Michelangelo con un pizzico di Guido Reni, suo contemporaneo –, il tutto dimostrando un talento fuori dell’ordinario per i ritratti dei membri della società opulenta nella quale si muove con leggerezza e agio.
Torna ad Anversa nel 1608 per assistere alla morte della madre e lì si ferma in quanto gli arciduchi governatori dei Paesi Bassi ispanici lo nominano pittore di corte. Una coppia era, quella, tutt’altro che banale; Alberto, figlio di Massimiliano II imperatore e di Maria di Spagna, era stato nominato cardinale da Gregorio III, poi se n’era tornato in Spagna dove aveva sposato, lasciando la porpora appesa al chiodo, la propria cugina, figlia di Filippo II. Si riconnettevano, così, il ramo ispanico e quello austriaco degli Asburgo. Fu promosso Alberto viceré del Portogallo e poi governatore dei Paesi Bassi Meridionali. Ad Anversa Rubens trova pure un mecenate di raffinatissima qualità nel sindaco della città, Nicolaas Rockox, in casa del quale incontra la prima moglie, Isabella Brant. E in quegli anni, fra Anversa e Bruxelles, si sta arricchendo la formidabile collezione degli arciduchi: non servono più gli esempi italiani visti in Penisola perché la raccolta contiene il meglio del meglio. Rubens evolve quindi contemporaneamente come artista e diplomatico, il che gli vale la sublime commissione da parte della regina di Francia, la fiorentina Maria de’ Medici, per il palazzo del Lussemburgo a Parigi quando, nel 1622, dipinge già tante signore discinte che anticipano le forme floride della futura moglie, come gli vale il privilegio delle ambasciate presso la corte del re d’Inghilterra. Mai artista fu più potente, più fortunato e – per dirla con parole d’oggi – di regime. Ebbe come allievo migliore quel raffinato Antoon van Dyck, che coltivò a lungo la ritrattistica elitaria e come seguaci una schiera di pittori amanti delle rotondità muliebri. Morì nel 1640, otto anni prima che il trattato di Vestfalia chiudesse l’avventura di Spagna nelle Terre Basse.
Pieter Paul Rubens, Hélène Fourment, 1638, olio su tavola, cm 176×83, Vienna, Kunsthistorisches Museum
Pieter Paul Rubens, Andromeda, 1638 ca, olio su tavola, cm 189×94, Berlino, Staatliche Museen, Gemäldegalerie
Tiziano, Venere allo specchio, 1555, olio su tela, cm 124,5×105,5, Washington, National Gallery of Art
Pieter Paul Rubens, Scena pastorale, 1638-1640 ca, olio su tavola, cm 162,3×134,5, Monaco, Bayerische Staatsgemäldesammlungen, Alte Pinakothek