LE FOGLIE DI CARAVAGGIO

Se fino al giorno prima gli adolescenti non erano altro che putti di marzapane cresciuti un po’ troppo, per Caravaggio sono invece ragazzacci raccolti per strada in base ai suoi curiosi umori e, dicono le malelingue, in base ad alcune sue perverse inclinazioni.

Di recente Alberto Arbasino ha diviso la tipologia italiana in due categorie: la “volpe argentata”, ovvero i signori chic con i capelli grigi, e “l’abbacchio alla romana”. Il Bacchino malato di Caravaggio, dipinto nel 1593, appartiene ovviamente alla seconda di queste due categorie! Ma la provocazione va oltre, rispetto al Bacco grasso, felice e necessariamente ubriaco, in un immaginario che dall’antichità è saltato direttamente nel Rinascimento. Il suo personaggio rappresenta la patologia del day after e al vino non ci pensa più, ma guarda sconsolato l’uva e le pesche.

Attenzione, si tratta di un’opera giovanile di Caravaggio, dipinta poco tempo prima della famosa Canestra di frutta. Le foglie di vite, invece che nel cestino, qui stanno in testa al malcapitato e anche la veste è discinta in una pittura che non è realista ma è realtà.

Il cestino detto Canestra di frutta del Caravaggio è uno di quei quadri che abbiamo già visto tutti mille volte. È il prototipo della natura morta, anche se ha alcuni nonni nella pittura del Cinquecento e lui è del 1597. Ma ha degli antenati ben più nobili nelle pitture parietali di Pompei e di Oplontis, dove esattamente lo stesso cestino, intrecciato nel medesimo modo, contiene dei fichi che hanno millecinquecento anni di più. Poi per tutto il Medioevo si è cessato di dipingere le cose immobili che mangiamo, ma si è continuato a intrecciare i medesimi cestini: ce n’è uno, a metà del Quattrocento, nello Studiolo del duca Federico a Urbino. Caravaggio non ne sapeva nulla e ha quindi dipinto un’immagine che risiede nel fondo della nostra anima mediterranea.

E non avrebbe per nulla amato l’espressione “natura morta” inventata più tardi dai francesi e neppure la versione inglese ancora più tarda di still life che vuol dire “natura immobile” e che viene dallo Stillleben (con tre elle in fila) tedesco, che è una “natura silenziosa”. La sua composizione è talmente viva da essere reale, e la mela è bacata come la sua anima, le foglie tutte un po’ rovinate come il suo futuro, i fichi già passatelli. Tutto modernissimo, compresa l’ombra sulla linea del tavolo, perché il cestino, come il suo autore, è in bilico. Inizio di carriera d’un ragazzo di ventisei anni, immediatamente acquistato dal cardinale Federigo Borromeo e più di recente voluto da Carlo Azeglio Ciampi sulle vecchie centomila lire.

Cesto di fichi, I secolo a.C., affresco, Oplontis, Villa di Poppea

Cesto di fichi, I secolo a.C., affresco, Oplontis, Villa di Poppea

Caravaggio,Bacchino malato, intero, 1593 ca, olio su tela, cm 67

Caravaggio, Bacchino malato, intero, 1593 ca, olio su tela, cm 67x53, Roma, Galleria Borghese

 

Caravaggio,Bacchino malato,particolare, 1593 ca, olio su tela, cm 67

Caravaggio, Bacchino malato, particolare, 1593 ca, olio su tela, cm 67x53, Roma, Galleria Borghese

Caravaggio,Canestra di frutta, 1597 ca, olio su tela, cm 47

Caravaggio, Canestra di frutta, 1597 ca, olio su tela, cm 47x31, Milano, Pinacoteca Ambrosiana