
IL PERCORSO OPPOSTO DI ALBRECHT DÜRER
Albrecht Dürer nasce e cresce a Norimberga, una delle tre città, assieme a Colonia e Praga, che formano il tessuto urbano importante dell’impero.
Suo padre, ungherese, è orafo nella città degli ori. Lui studia a bottega, poi dai pittori della città. Ma se ne va dalle parti del Reno, dove prima si fa influenzare da quel curioso folle che è il Maestro degli Asburgo. Poi va dal grande Martin Schongauer a Colmar, che però è già morto e lì trova i suoi fratelli, orafi anche loro. Da lì passa a Basilea da un altro fratello Schongauer, anche lui orafo, e poi a Strasburgo. L’incisione diventa l’evoluzione naturale della sua pratica, tanto più se si pensa alla grande diffusione della stampa in corso.
Di Albrecht Dürer, tre cose sono certe: è un narcisista, il primo che di sé fa ritratti costanti da quando ha tredici anni. Individualista e introspettivo. Due, è un vero tedesco. Tre, è un grande artista. La sua tipologia umana sarà il risultato d’indagini dal sapore scientifico: esistono tipologie riassuntive, ma il bello assoluto non esiste. Lui è un analista, un voyeur vero delle cose della natura e della natura delle cose. Porta lo studio delle linee al parossismo. Come suo carattere costante, la presenza di micro dettagli, delle farfalle, dell’insettino, del cervo volante. Ma per lui, all’opposto di Piero, la teoria non è preesistente, l’idea non è esterna al mondo, ciò che si sa è perché lo si è imparato nella prassi. Un misto costante fra gotico tedesco e classicità, ma nulla di neoplatonico. Il suo mondo è ben lungi dal voler rappresentare idee astratte.

Albrecht Dürer, Autoritratto a tredici anni, 1484, matita su carta, cm 24x12,5, Vienna, Albertina

Leonardo, Uomo vitruviano, 1490 ca, matita e inchiostro su carta, cm 34x24, Venezia, Gallerie dell’Accademia

Albrecht Dürer, Due studi di proporzioni di un nudo maschile, 1514, penna e inchiostro marrone, cm 25,1x18, Amburgo, Kunsthalle
Nulla vi è di più indicativo, per capire l’artista di Norimberga, che vedere le sue straordinarie illustrazioni sulla catalogazione delle forme del corpo. Il pensiero quattrocentesco in Italia verrà costantemente affascinato dall’idealismo greco, quello di Platone per intenderci, nella sua ridefinizione di Plotino portato alla conoscenza degli umanisti centro-italiani durante il concilio di Firenze quando Bessarione, il sommo cardinale di Costantinopoli, viene a tenere le sue pubbliche lezioni. La perfezione sta nel mondo delle idee, l’estetica ne discende come per automatismo.

Albrecht Dürer, Giaggiolo, 1496 ca, olio su pergamena, cm 25x7, El Escorial, Monastero di San Lorenzo, Biblioteca