DE DIVINA PROPORTIONE

Luca Pacioli è il matematico per eccellenza dell’epoca, quello che scrive il De divina proportione, e porta al punto evolutivo terminale il concetto di Fibonacci, mescolato a quello di Pitagora sulla perfezione del numero aureo. Questione fondamentale per l’estetica e l’idea del bello. Ciò che due secoli prima per San Tommaso era la Debita proportio, l’equilibrio perfetto, per lui diventa la Divina proportio, l’equilibrio dimostrato.

Il testo si apre con la dedica all’Eccellentissimo principe Ludovico Maria Sforza: essendo lui il protettore di Luca Pacioli, questo forse è l’esemplare in assoluto più importante. Nel 1497, quando il testo viene pubblicato, la stampa è già cosa nota, ma questo è ancora manoscritto. Sono messi in rubrica, cioè in rosso, i nomi dei matematici e dei pensatori scientifici più importanti da lui citati. Ci ritrovo Nicola Cusano e, sotto all’angolo, Leonardus Vincius. “Architetti e ingegneri e di cose nove assidui inventori… Leonardo da Vinci compatriota nostro fiorentino, qual de scultura gettò e pittura”, e ci sono citati tutti gli sperimentatori dell’antichità, compreso quel grande Archimedes Geometra.

E, sotto, la parte rubricata: problemi del presente trattato detto della Divina proportione, Aristoteles philosophus. La rubrica che riprende Averroè (il pensatore arabo che traduce Aristotele nelle lingue nostre) forse è la più significativa di tutte, perché è quella che testimonia l’appartenenza sua e di Luca Pacioli all’area della cultura aristotelica classica, quella che arrivò in Europa nel XII secolo.

Finis, perché si conclude il testo scritto perfettamente dall’amanuense con una ultima indicazione dedicata al lettore: “…il dolce frutto vago e si diletto costrinse già filosofi a cercare causa de noi che pasci l’intelletto”.

Poi, come in un libro di oggi, alcune righe libere tracciate per eventuali appunti e infine la sorpresa incredibile, i solidi di Luca Pacioli disegnati da Leonardo: la sfera solida, vari tetracedron pieni e vuoti, tutti sempre appesi a un filo esattamente come è appeso a un filo l’uovo di Piero della Francesca. E soltanto questo esemplare contiene i disegni di Leonardo, il che lo rende non solo più prezioso, ma spiega molto dei rapporti fra Leonardo e Luca Pacioli.

Attenzione, questo è uno dei più bei libri al mondo, che ha tra l’altro una sua grandissima particolarità: mentre in tutti i codici Leonardo tira giù degli appunti con estrema rapidità ed è preciso solo per spiegare tecnicamente ciò che deve essere il suo progetto, qui c’è anche una attenta applicazione artistica ed estetica, perché è un vero regalo.

EsaedroDe divina proportione, 1498, disegno, Milano, Biblioteca Ambrosiana

Esaedro (da disegno di Leonardo), in Luca Pacioli, De divina proportione, 1498, disegno, Milano, Biblioteca Ambrosiana

 

Ottaedro vuoto, (da disegno di Leonardo), in Luca Pacioli, De divina proportione, 1498, disegno, Milano, Biblioteca Ambrosiana

Ottaedro vuoto, (da disegno di Leonardo), in Luca Pacioli, De divina proportione, 1498, disegno, Milano, Biblioteca Ambrosiana

 

Dodecaedro pieno (da disegno di Leonardo), in Luca Pacioli, De divina proportione, 1498, disegno, Milano, Biblioteca Ambrosiana

Dodecaedro pieno (da disegno di Leonardo), in Luca Pacioli, De divina proportione, 1498, disegno, Milano, Biblioteca Ambrosiana

 

Sfera (da disegno di Leonardo), in Luca Pacioli, De divina proportione, 1498, disegno, Milano, Biblioteca Ambrosiana

Sfera (da disegno di Leonardo), in Luca Pacioli, De divina proportione, 1498, disegno, Milano, Biblioteca Ambrosiana