GIROLAMO SAVONAROLA

Ferrarese di origine, il frate domenicano Girolamo Savonarola (1452-1498) arrivò a Firenze per la prima volta nel 1482. Qui, dopo qualche anno, iniziò a lanciare le sue invettive contro la Chiesa, colpevole a suo dire di essere corrotta e bisognosa di venire “flagellata e rinnovata”. I cattivi costumi del tempo lo portarono a ritenere che dovesse essere imminente quanto necessaria una nuova Apocalisse che potesse distruggere il male alla radice. Dopo un paio di anni a Ferrara, tornò nuovamente a Firenze nel 1490, non senza aspri scontri con Lorenzo il Magnifico.

L’anno successivo venne eletto priore del convento di San Marco, che rese autonomo dalla Santa Sede e riformò, privandolo di ogni bene materiale e vendendo il tutto per dare il ricavato ai poveri. Quando nel 1494 Carlo VIII di Francia invase l’Italia, Savonarola stabilì un’alleanza con il sovrano affinché Firenze fosse liberata dai Medici.

Mentre si inasprivano sempre più i suoi screzi con la Santa Sede, nel 1497 il frate organizzò un rogo delle vanità, facendo bruciare oggetti d’arte, gioielli, statuine e qualunque altra cosa egli ritenesse impura e in grado di corrompere gli animi. Pochi mesi dopo venne scomunicato; l’anno successivo, venuta meno la protezione del sovrano francese, fu arrestato, torturato, impiccato e quindi messo al rogo. Solo nei secoli seguenti la sua figura venne riabilitata; oggi, per la Chiesa, è servo di Dio.

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