
I COLORI DEL MEDIOEVO
Benozzo Gozzoli soddisfa una vecchia e legittima curiosità: ma come erano le città del Medioevo prima che le rendessimo ruderi romantici dalle mura di pietra, come oggi ci appare Assisi? Erano invero delle follie cromatiche. La campagna si distingueva dalla città perché la città era un manufatto nel quale trionfava il colore. Sia Giotto sia Gozzoli lo testimoniano, esattamente come lo narrano le migliaia di miniature celate nei codici.
Abbiamo purtroppo con gli anni perso gli intonaci e la cultura medioevalistica ottocentesca ha assunto una piega estetica totalmente falsa. Anche la nota dichiarazione di André Malraux: “quand les cathédrales étaient blanches”, quella che servì a iniziare la ripulitura di Notre-Dame a Parigi per toglierle il nero dei fumi ottocenteschi e farne l’opera che oggi si vede, corrisponde a un falso. Recentemente ad Amiens, con una geniale operazione son et lumière, si è restituita al pubblico una immagine notturna che riprende i colori storici. Gli stessi si ritrovano stabili grazie a un restauro cromatico filologico sulla facciata della cattedrale di Limburg an der Lahn. Mi dispiace per il mio maestro di pensiero Malraux, al quale devo tutte le tesi del Museo immaginato. Ma per fortuna la storiografia procede.
A questo proposito è utilissima la lettura dell’Autunno del Medioevo, dove Huizinga dedica una forte attenzione alle follie cromatiche del tardo Medioevo, quelle che andavano a distinguersi dal cromatismo naturale d’una campagna coltivata dove i contadini erano monocromi nelle loro vesti frugali, dove i monaci erano ancor più dediti ai simboli della povertà, a tal punto che le vesti erano del colore che la pecora forniva e il nero era considerato una eccezione lussuosa. Per sant’Agostino, se Dio avesse voluto che le vesti fossero azzurre avrebbe fatto nascere pecore azzurre. E ovviamente i cardinali vestivano col rosso ch’era stato in precedenza privilegio solo dell’imperatore.

Facciata della cattedrale di Limburg an der Lahn

Facciata della cattedrale di Amiens durante la rappresentazione: Policromie della Cattedrale

Benozzo Gozzoli, Storie di san Francesco, La cacciata dei diavoli da Arezzo, 1452, Montefalco, Museo Civico di San Francesco

Domenico di Bartolo, Celestino III concede privilegi di autonomia all’ospedale, particolare, 1442-1444, affresco, Siena, Pellegrinaio dell’Ospedale di Santa Maria della Scala