
DI TRIONFO IN TRIONFO
La scarsa individuazione contemporanea dell’immagine di Mantegna è dovuta in parte anche alla catastrofe finanziaria del ducato di Mantova che finì sul lastrico nel 1627, prima di essere definitivamente soggiogato dal sacco dei Lanzichenecchi al soldo di Ferdinando II, del 1630, e dalla peste conseguente. Fu talmente mal ridotto il ducato che il vicino di casa, Francesco I di Modena, inviò ai disgraziati duecento paia di buoi per far rinascere quella ch’era stata la più fiorente terra agricola d’Italia. Il sacco non fu che l’atto finale d’una crisi economica già in atto, quella che spinse Vincenzo II Gonzaga a vendere la crema della sua collezione a Carlo I d’Inghilterra. Storia drammatica quella, in quanto una parte delle opere finì in fondo al mare per il naufragio d’una delle navi e la testa del monarca finì poi sotto la scure della rivoluzione di Cromwell. Le superstiti, però, furono sufficienti a contaminare gli inglesi e farne finalmente dei patiti di pittura, come dimostrano alcuni quadri di William Hogarth che citano appunto i dipinti della Celeste Galeria di Mantova.

Andrea Mantegna, I Trionfi. Portatori del bottino e dei trofei di armature reali, 1486-1492, tempera su tela, cm 268x278, Londra, Hampton Court, The Royal Collection
I Trionfi di Mantegna innegabilmente erano stati esteticamente suggeriti dalla raffinata Isabella d’Este, moglie di Francesco II Gonzaga. La bellissima marchesa era nata a Ferrara e cresciuta guardando gli affreschi di Palazzo di Schifanoia, quel ciclo formidabile sorto fra Francesco del Cossa e, forse, il suo maestro Cosmè Tura. Quelli del Mantegna finirono poi a Hampton Court, dove sono tuttora conservati anche se in pessima salute. Ma a loro volta hanno stimolato la fantasia creativa di Corrado Cagli che a loro s’ispirò per il suo capolavoro degli anni Trenta del XX secolo, quando si stava delineando la Scuola Romana.

Francesco del Cossa, Trionfo di Minerva, 1468-1470, affresco, Ferrara, Palazzo di Schifanoia, Salone dei Mesi

Corrado Cagli, Veduta ideale di Roma, 1937, olio su tela, cm 121x84, Collezione privata