PIETRO ARETINO
Licenzioso, esuberante, indisciplinato: se oggi a tutti noi Pietro Aretino (1492-1556) è noto per lo più per i suoi Sonetti lussuriosi (poesie dall’esplicito contenuto erotico), ai suoi contemporanei saltò più all’occhio la sua insofferenza verso il potere e le gerarchie (“flagello dei principi” lo nominò l’Ariosto; “d’ognun disse male, fuorché di Cristo / scusandosi col dire: ‘Non lo conosco’”, ribadì Paolo Giovio). Per quanto, da buon letterato rinascimentale, dovette anch’egli in un qualche modo accattivarsi le giuste amicizie. L’Aretino lo fece prima a Perugia, dove studiò pittura, poi a Roma, da cui però dovette allontanarsi quando si scoprì che era lui l’autore delle frasette satiriche in protesta contro la Chiesa che apparivano ogni giorno sulla statua del Pasquino. A partire dal 1527 visse a Venezia, dove fra gli altri conobbe anche Tiziano, e qui morì, quasi trent’anni più tardi.