
I PRINCIPI DEL QUATTROCENTO
Tipi bizzarri i principi, uomini di grinta: Borso d’Este figlio naturale di Niccolò III d’Este marchese di Ferrara; Francesco Sforza, condottiero e duca di Milano, figlio naturale di Muzio Attendolo Sforza. Il primo è protettore delle arti e grande collezionista di libri, rimane famosa la sua Bibbia; Francesco Sforza invece vive fra Napoli, la Calabria e Milano. Sposa in prime nozze una vedova calabrese, in seconde la figlia del duca di Milano Filippo Maria Visconti, del quale riuscirà a prendere il posto dopo la breve Repubblica Ambrosiana.
L’unico diverso, perché veramente di buona famiglia, è Sigismondo Pandolfo Malatesta. Il “lupo di Rimini” fu signore di Rimini e Fano dal 1432. Sarà, per Pio II, il personaggio negativo per eccellenza.
Tagliagole e poeta, patrono delle arti, primo protettore di Leon Battista Alberti e di Piero della Francesca, quello che entra nella storia come il più cattivo di tutti, eppure l’unico nato da famiglia storica, discendente diretto. Nel ritratto che gli fa nel 1451, Piero lo vede quasi ligneo, molto concentrato e convinto, con meno boccoli e labbra ben più strette.

Bonifacio Bembo, Ritratto di Francesco Sforza, 1460 ca, tempera su tavola, cm 40x31, Milano, Pinacoteca di Brera

Baldassarre d’Este, Ritratto di Borso d’Este, 1469-1471, tempera su tela, cm 43x32, Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco

Piero della Francesca, Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta, particolare, 1450-1451, olio e tempera su tavola, cm 44,5x34,5, Parigi, Musée du Louvre

Piero della Francesca, Pala di Brera, particolare con il ritratto di Federico da Montefeltro, Milano, Pinacoteca di Brera

Agostino di Duccio, Ritratto di Sigismondo Malatesta, 1463 ca, gesso, ø cm 55, Rimini, Museo Civico