
GRANDI DAME E LIBERTÀ DI PENSIERO
Personaggio interessante, Vittoria Colonna, sposata d’Avalos, con Federico da Montefeltro come nonno. Un avo feroce, una nipote coltissima intellettuale, la sua figura corrisponde a un’inattesa evoluzione femminile negli anni nei quali si passa dagli umanisti ai letterati. Sono donne d’alto quanto recente lignaggio, che magari discendono da tagliagole e diventano consapevoli intellettuali. Il prototipo è forse la figlia del tremendo papa Borgia e della bellissima Vanozza, quella Lucrezia, la quale, dopo tre mariti e amanti di qualità come il Bembo, già poeta ma non ancora cardinale, il cognato Gonzaga e il cavaliere francese Bayard, quello “sans peur et sans reproche”, muore mamma e in odore di santità, piena di lettere mirabili.
E che dire di sua cognata, Isabella d’Este, che anima la corte dove suo marito tresca con Lucrezia, e diventa la più fine collezionista della sua epoca. O di quell’altra cognata ancora, protettrice del Bramante, la Beatrice d’Este che muore giovane moglie di Ludovico il Moro.
Quando non stava a Ischia Vittoria Colonna aveva come vicina di feudo, nel castello di Fondi, Giulia Gonzaga, cantata dall’Ariosto. Fra l’una e l’altra passava il meglio degli intellettuali e artisti dell’epoca, compreso Sebastiano del Piombo, ma soprattutto i grandi influenzati dal vento riformatore. Juan de Valdés, lo spagnolo con un pezzo di famiglia passata sul rogo, lui già cameriere segreto del papa, poi erasmiano convinto, uno per il quale l’Umanesimo significava porre l’uomo al centro della questione della fede. E poi Ochino, Vicario generale dei cappuccini, i francescani da poco rifondati nella povertà, lui che riparerà a Ginevra nel 1542, dove entrerà in contatto con Calvino. Inoltre quel bravo e sfortunato pensatore del Carnesecchi, il fiorentino che sarà bruciato a Roma nel 1567 dopo che lei, Giulia Gonzaga, da morta verrà spogliata delle sue lettere nelle quali verranno trovate le prove del loro luteranesimo convinto.
Che dire poi di Caterina Cybo? Aveva come nonno paterno papa Innocenzo VIII e come nonno materno Lorenzo il Magnifico, e quindi era esperta di perversioni curiali e diventerà protettrice dei nuovi cappuccini con una posizione fortemente critica contro le indulgenze.
Tanta era l’Italia dell’intelligencija d’allora coinvolta. La moglie di Ercole II d’Este, duca di Ferrara è Renata di Valois-Orléans, vicinissima al pensiero di Calvino. Nella sua corte sboccia quel fiore ch’è l’Olimpia Morata, figlia di umanista e poetessa pensatrice che andrà a morire a Heidelberg per difendere le sue convinzioni religiose e che influenzerà prima d’andarsene Lavinia della Rovere.

Agnolo Bronzino, Ritratto di Lucrezia Panciatichi, 1539, olio su tela, cm 104x84, Firenze, Galleria degli Uffizi
La più bella di tutte è la Lucrezia Panciatichi, ritratta con la scritta sulla collana “amour dure sans fin”, l’amore dura senza fine, pensiero di Valdés. E con un marito condannato come anabattista nel 1551 e poi salvato, ritratto con lo stesso berretto e la stessa barba di Calvino e di Jan Hus.
Tante erano le donne libere e tendenzialmente eretiche in questo periodo, ma non spaventatevi, tutto è finito col Concilio di Trento.

Leonardo, La belle ferronière, 1495-1499, olio su tavola, cm 63x45, Parigi, Musée du Louvre

Bartolomeo Veneto, Flora o Lucrezia Borgia (?), 1520-1525 ca, olio su tela, cm 43,6x34,6, Francoforte, Städel Museum

Tiziano, Isabella d’Este, 1534-1536 ca, olio su tela, cm 102x64, Vienna, Kunsthistorisches Museum

Cristofano Allori (attr.), Giulia Gonzaga, seconda metà del XVI secolo, olio su tavola, cm 143,5x108,5, Firenze, Galleria degli Uffizi

Francesco Bachiacca, Vittoria Colonna, 1535-1540, olio su tavola, cm 102,5x79,5, Tokyo, Tokyo Fuji Art Museum

Jean Clouet, Renata di Valois, 1524, matita nera e sanguigna, cm 28,6x20,5, Chantilly, Musée Condé