
A TOURS, DOVE DEGAS SI FINGE MANTEGNA
Ve lo scrive l’autore che, essendo anche francese di nazionalità, si vergogna assai della questione e solo la sciatteria d’alcuni musei italiani lo consola: certi crimini delle spoliazioni napoleoniche di beni culturali dalla penisola furono veramente idioti.
Avere trafugato metà dei dipinti dello studiolo di Federico da Montefeltro a Urbino per appenderne i trofei fra un ascensore e i gabinetti al terzo piano del Louvre, è cosa che grida vendetta e che solo l’insipienza dei nostri ministeri può tutt’ora tollerare senza protesta.
L’avere asportato dalla parte inferiore del polittico di Mantegna a San Zeno di Verona le tre tavole per poi portarne due a Tours, così da acculturare le popolazioni indigene della Loira, è forse altrettanto demente. I dipinti originali sono oggi sostituiti da copie che l’occhio avveduto riconosce come il sarto scopre immediatamente la toppa di rammendo sul cappotto di cammello.
In realtà la parte centrale del polittico di Mantegna, la Crocifissione, è finita al Louvre (e vi sfido a trovarla). Nondimeno, in questo caso il delitto ha portato bene, in quanto il giovane Degas vide la tavoletta a Parigi e ne fece una copia.
Oggi il dipinto di Degas, per via della bizzarria del sistema dei musei nazionali di Francia e della sua eminente volontà didattica, è andato a dormire anch’egli nel museo della cittadina di Tours, dove non lo guarda praticamente nessuno.

Andrea Mantegna, Crocifissione, 1456-1459, tempera su tavola, cm 76x96, Parigi, Musée du Louvre

Edgar Degas, Il Calvario, copia da Mantegna, 1861, olio su tela, cm 69x92,5, Tours, Musée des Beaux-Arts