L’enigma del doppio viaggio
Seppure nominato soltanto di sfuggita, il sequestro di Aldo Moro getta la sua ombra sui preparativi del viaggio, non solo perché Napolitano teme la reazione americana di fronte alle prime insinuazioni che dietro le Br ci sia la regia dei servizi segreti stranieri, ma anche perché vuole costringere Berlinguer a una decisione definitiva.
Si scopre così che i viaggi erano due. L’8 febbraio 1978 Berlinguer era stato invitato dalla New York University a tenere nel maggio seguente un ciclo di conferenze negli Stati Uniti. La lettera, indirizzata al responsabile dell’ufficio esteri del Pci (il deputato Sergio Segre) è firmata da Norman Birnbaum, sociologo dell’Amherst College, membro del board del giornale radicale «The Nation», che si presenta come esponente dell’ala sinistra del partito democratico statunitense, vicina alle posizioni di Ted Kennedy, fortemente critica nei confronti dell’amministrazione Carter.130 Birnbaum, incontrando Segre il 18 gennaio, aveva accusato esplicitamente Gardner di essere stato il regista della svolta contro il Pci del Dipartimento di Stato. Gardner si sarebbe fatto cogliere dal «panico per la propria carriera all’idea di diventare l’ambasciatore che ha portato il Pci al governo». Segre riferisce tutto alla segreteria del partito con una nota «riservata urgente», indirizzata, oltre che al «segretario», anche a Napolitano e Pajetta.131 Dai documenti traspare un febbrile lavorio sommerso intorno al possibile viaggio negli Usa del segretario del più grande partito comunista dell’Occidente, arrivato democraticamente alle soglie del potere.
A questo punto bisogna fare un altro passo indietro. Un anno prima, il dispiegarsi di una strategia culturale per far entrare il segretario del Pci in America senza sacrificare nessuno dei tratti ideali della sua storia e della politica presente è confermato da una lettera conservata negli archivi del partito, con la data del 18 novembre 1977: questa volta viene da Yale, per la precisione dal dipartimento di scienze politiche, il destinatario è sempre Segre, il mittente è invece Joseph La Palombara, capofila della corrente «italianista» negli Usa, a cui il Pci di Berlinguer deve molto della sua immagine e del suo prestigio internazionale. Il piano ha tutta l’aria di essere stato ben studiato: La Palombara spiega di essere stato sollecitato dalla sua collega Yasmine Ergas, che si propone di tradurre il libro di Enrico Berlinguer, La politica internazionale dei comunisti italiani, uscito da qualche mese in Italia con gli Editori Riuniti.
Per evitare fraintendimenti con l’opinione pubblica americana, soprattutto per la parte liberal più radicale, Yasmine Ergas chiede che il libro sia preceduto da una prefazione dello stesso Berlinguer. L’uso politico della cultura, già in corso da tempo, diventa man mano sempre più evidente e chiaro nelle parole del professore di Yale, che propone una formula già usata con successo dal segretario del Partito comunista spagnolo: «Ritengo anche di dover riproporre la domanda se Berlinguer può prendere in considerazione l’invito, formulato un po’ di tempo fa, da questa università di venire a Yale come “Chubb Fellow”. Questa è la formula con la quale Santiago Carrillo è stato qui questa settimana e sono certo che potrà dire che è una formula ideale». La Palombara è preoccupato: «I problemi concernenti le norme e la realizzazione di questo tipo di visita li conosco molto bene, e non intendo minimizzarli. Naturalmente ci vorrà un certo tempo, una considerevole riflessione ed una accurata preparazione per sistemare tutto in modo che sia soddisfacente per Berlinguer. Il mio parere è che tale visita potesse coincidere con l’uscita qui del libro di Berlinguer. Per favore, può seguire questa questione e farmi sapere quale sia il Suo pensiero per risolverla?».132
Ancora prima dell’azione militare delle Brigate rosse, sarà molto probabilmente il vento gelido che annuncia, su tutti i quadranti della crisi mondiale, il ritorno alla Guerra fredda, a depotenziare il piano di Berlinguer di posizionare il Pci nel punto di passaggio obbligato del conflitto, rendendo impraticabile il suo viaggio americano.
Napolitano non poteva non sapere! Nella sua lettera del 18 marzo, in cui annuncia la concessione del visto di ingresso, spiega a Berlinguer, semmai il progetto del doppio viaggio fosse ancora d’attualità, che il suo ha ormai superato il punto di non ritorno. Incontri, lezioni, conferenze, interviste: tutto è stato previsto e indicato con un puntiglio che supera le sue paranoie per la precisione:
Il programma concordato con gli amici delle università invitanti (ha fatto da coordinatore Peter Lange, di Harvard, in contatto con La Palombara, Modigliani ecc…) e con Jacoviello è il seguente: partenza il 3 aprile per New York, permanenza dal 5 al 7 all’Università di Princeton per due conferenze e seminari, permanenza dal 9 all’11 a Cambridge-Boston per una conferenza a gruppi di studio all’Università di Harvard e probabilmente per un incontro con la comunità italiana, permanenza il 12-13 all’Università di Yale (una conferenza e seminari), ritorno a New York il 14-15 per un incontro organizzato dal Council on Foreign Relations e probabilmente uno al Lehman Institute, spostamento a Washington per un seminario alla John Hopkins University il 17 e per un incontro al Centro di studi strategici (diretto da Kissinger) della Georgetown University, ritorno in Italia il 19 o il 20. Sono previsti, naturalmente, anche incontri con esponenti del mondo giornalistico (Time, Cbs, Washington Post, ecc..) ed economico; non sono escluse altre iniziative oltre quelle finora comunicatemi (Columbia University ecc). Vi prego di farmi sapere se avete osservazioni rispetto a questo programma. Nei prossimi giorni preparerò i testi delle Conferenze da tenere negli Usa; ma al di là di ciò, penso sia necessario avere uno scambio di idee sull’impostazione complessiva di questa mia missione.133