L’altra faccia dell’America
Alla scoperta degli Stati Uniti
«Secondo il suggerimento datomi da Berlinguer stamattina, ho telefonato oggi pomeriggio a Jacoviello per chiedergli di sondare con gli amici americani la possibilità di far slittare – data la coincidenza con le votazioni sull’aborto – di almeno una dozzina di giorni tutte le date del mio programma di conferenze e incontri negli Stati Uniti. Jacoviello mi ha ripetuto di considerarlo impossibile.» Protocollata con il timbro della segreteria del Pci il 24 marzo 1978, alla vigilia della partenza, il viaggio negli Stati Uniti che Napolitano va preparando da almeno tre anni, punto di gravità della nuova politica estera del Pci, sembra risolversi in un fallimento. La determinazione che traspare dalle parole di Napolitano potrebbe far venire il sospetto che al Pci non siano più tanto convinti della missione americana. Soprattutto Berlinguer.
Perciò Napolitano chiama a testimone il corrispondente de «l’Unità» Alberto Jacoviello. Non a caso. Perché è stata proprio l’apertura, nel luglio del 1977, di un ufficio di corrispondenza a Washington del giornale comunista il più concreto segnale della nuova attenzione dell’amministrazione statunitense verso il Pci. Insiste Napolitano: «Lascio valutare a voi i due lati della questione: l’annullamento del viaggio […] e il rischio che il margine di maggioranza nelle votazioni sull’aborto risulti talmente ristretto da rendere decisivo il mio voto».122
Sei giorni prima il presidente della Dc Aldo Moro era stato sequestrato dalle Brigate rosse in via Fani. Perché, si chiede Napolitano, ma senza dirlo esplicitamente, non si rinvia il viaggio motivando la decisione con la grave «situazione dell’ordine democratico» in cui si trova il Pci e l’Italia intera? Insiste sul nervo scoperto, parlando in codice di Moro: «Il rinvio sine die del mio viaggio sarebbe difficile spiegarlo agli amici americani con la faccenda delle votazioni sull’aborto. Se ne potrebbe dare un’interpretazione politica (un ripensamento politico sul mio viaggio) con conseguenze alquanto negative».123
Per la biografia di Napolitano il viaggio in America spicca nel cursus honorum. Un grande passaggio simbolico che la politica non ha mai considerato epocale. Neppure il Pci. Eppure, ripercorrendone la cronaca così come la si può ricostruire nei dettagli riaprendo i faldoni degli archivi di Botteghe oscure, se ne scoprono le implicazioni nascoste, che danno un senso nuovo alla missione del primo politico comunista in viaggio nel primo paese capitalista. Una sceneggiatura aggrovigliata, da seguire con pazienza sul sottile confine in cui la cultura può servire alla politica più dell’intelligence. Che parte da un fatto che Napolitano non poteva ignorare. I viaggi erano due: gli americani volevano Berlinguer.
Cominciamo dal viaggio di Napolitano: la definitiva messa a punto politica della sua visita comincia il 2 febbraio 1978 con una lettera alla segreteria, la prima relativa al viaggio negli Stati Uniti:
Come sapete, qualche mese fa ho ricevuto e ho accolto in linea di massima l’invito di alcune università americane a recarmi negli Stati Uniti per un giro di conferenze e seminari nella prima metà del mese di aprile. […] In particolare il prof La Palombara alcune settimane or sono mi ha detto di aver parlato personalmente con l’ambasciatore Gardner e di aver ricevuto assicurazioni in proposito. Accenni nello stesso senso mi ha fatto il professor Modigliani, venuto ancor più di recente in Italia. Infine avevo parlato anche io, come alcuni compagni sanno, col primo segretario dell’ambasciata americana, il quale mi aveva solo raccomandato di avanzare per tempo la richiesta del visto. Se voi siete d’accordo, io dunque inoltrerei senz’altro la richiesta del visto e preciserei alle università che mi hanno invitato, il mio periodo di soggiorno negli Stati Uniti che dovrebbe cominciare il 4 o 5 di aprile e durare una quindicina di giorni. Si tratta infatti di trascorrere due o tre giorni in ciascuna delle tre università che mi hanno invitato (Princeton, Yale, Harvard) e di avere inoltre alcuni giorni per contatti, discussioni ecc. che è possibile avere a New York e a Washington. Per quanto riguarda questa possibilità di incontri fuori dal giro delle università, ho preso accordi con Jacoviello quando è venuto a Roma e posso fare affidamento su diversi altri amici e canali negli Stati Uniti. Avremo comunque tempo di parlare nel merito dell’atteggiamento da tenere nel corso delle discussioni che potrò avere negli Stati Uniti.124