L’eresia di Lapiccirella

La vicenda di Renzo Lapiccirella, storico dirigente del Pci di Napoli emarginato per le sue posizioni «eretiche», emerge dalla trasfigurazione romanzesca di Ermanno Rea nel bellissimo Mistero napoletano, consegnata a un destino letterario in cui la realtà oggettiva dei fatti si mescola alle verità dei sentimenti e al vissuto delle tragedie esistenziali, delle passioni e delle illusioni dei protagonisti.65 Alla luce della verità tramandata dagli archivi, quella stessa vicenda consente di osservare da vicino il funzionamento della macchina didattica e pedagogica, prima che politica e ideologica, studiata dal Pci per organizzare il consenso militante in funzione della nuova svolta togliattiana fondata sulla «via italiana».

Torniamo allora a Napoli, al cinema Azalea di Fuorigrotta. Come racconta ancora l’ignoto questurino, l’intervento di Lapiccirella contro la tesi della «via italiana al socialismo», con una «requisitoria lungamente e largamente applaudita», aveva fatto strame della politica nazionale del Pci, incalzando il partito con domande che non lasciavano nessun margine per una risposta politica: «Ma allora devo porre la domanda su cosa si intenda per via italiana al socialismo? Come si giustifica che siamo sulla buona strada quando non abbiamo il coraggio di dire che si è marcato il passo sotto ogni aspetto della nostra attività politica? Manca il legame fra l’alto e il basso, mancano i criteri di selezione dei nuovi quadri, manca l’unità formale del nostro partito».

Lapiccirella era chiamato «antisegretario» perché, secondo la vulgata letteraria, impersonava le idee di riscatto di tutto il Pci napoletano, perché in lui era riposta la speranza di infrangere per sempre la cappa di conformismo, una vera e propria prigione le cui chiavi Giorgio Amendola aveva affidato al mitico comunista operaio Salvatore Cacciapuoti, che la gestiva come un «piccolo Stalin».

Seppure con molte reticenze, la memorialistica comunista è concorde nel sovrapporre il dramma politico del Cinquantasei alla crisi esistenziale che incrinò molte certezze di quella generazione di quadri militanti arrivati al Pci perseguendo una scelta di vita tutta politica, un percorso di riscatto personale, culturale piuttosto che ideologico. Ignari delle miserie, ma anche della nobiltà, intrinseche e connaturate al mestiere di «rivoluzionario di professione», furono in molti a lasciarsi travolgere. Se Lapiccirella decise di resistere – nonostante la tragedia personale della moglie-compagna, Francesca Spada, straordinaria protagonista di Mistero napoletano e vittima della storia, che si sarebbe suicidata nel 1961 – fu perché il primato del partito andava affermato prima di ogni altra scelta di vita. Anche per lui!

«Ha criticato le tesi che il quadro dirigenti ha elaborato, ma ha esortato ugualmente ad approvarle, pur rimanendo di diverso parere. Le ultime parole di Lapiccirella sono state salutate con applausi prolungati»: questa la sintesi delle note del questurino.

Ma la lettura completa del rapporto poliziesco rivela e aggiunge un’altra verità. C’è un passaggio in cui, conscio di aver assunto il ruolo di antisegretario, Lapiccirella, per dare più forza al suo affondo, riprende le tesi appena esposte dal «compagno Mauriello», il quale, citando a tutto spiano gli scritti di Stalin, ha rinfacciato a Cacciapuoti il silenzio colpevole sul XX congresso a cui aveva partecipato personalmente con la delegazione guidata da Togliatti, concludendo il suo intervento con una domanda proibita, corredata di un’indicibile risposta: «Credete veramente che attraverso la via pacifica, attraverso la via parlamentare, noi possiamo arrivare al potere? A mio giudizio, e non voglio essere l’unico pessimista, io non vedo e non credo in questa via».

Poco prima, riferisce il rapporto, dopo una serie di interventi dei quadri di base contro la presidenza, Domenico Marano, operaio dell’Ilva di Bagnoli, arrivato sul palco degli oratori, aveva azzardato una sintesi ardita fra rivoluzione e democrazia parlamentare, «in quanto conquistare il potere con le armi e restaurare il socialismo è da considerarsi una prassi democratica». No, il compagno Mauriello non è solo, dice Lapiccirella. Sono in tanti a chiedere più democrazia. Contro di loro c’è il partito. Che arriva al congresso napoletano temprato da «ben 160 congressi sezionali […] conclusisi taluni con aspre critiche, altri con sapienti insegnamenti», scrive il poliziotto, riferendo alla lettera l’introduzione di Abdon Alinovi, nuovo segretario della federazione al posto di Cacciapuoti, spostato a dirigere tutto il Pci campano. L’ignoto questurino riporta l’elenco dei temi in discussione fatto dal segretario: «Dal rapporto Krusciov, ai moti di Poznan a quelli d’Ungheria e dell’Egitto, al socialismo, al Patto atlantico, all’Alleanza di Baghdad, all’Onu e al recente risultato elettorale americano».

Napolitano interviene subito dopo Lapiccirella: la difesa della «via italiana al socialismo» è ovvia, l’argomentazione sintetica, la partecipazione glaciale. È consapevole di essere stato scelto proprio per quel rapporto di amicizia intellettuale che lo aveva portato a condividere la passione per il teatro prima e poi la politica militante di professione e a fare di Lapiccirella un riferimento morale della sua scelta esistenziale. Che tutto sia stato calcolato traspare dalla piega presa in seguito dal congresso. Lasciando che il dibattito si infiammi fra baruffe e tafferugli, a intervalli regolari l’attacco alla posizione di Lapiccirella viene ripetuto con fredda determinazione. A Gerardo Chiaromonte, ingegnere lombardo scelto da Amendola come vicesegretario regionale del Pci in Campania, bastano poche parole, quando parla di «settarismo» e definisce l’intervento di Lapiccirella «di marca settaria». Il giorno dopo tocca ad Andrea Geremicca, amico di Napolitano e uno dei massimi esponenti del partito a Napoli, e infine a Cacciapuoti, interrotto per il «prolisso monologo», completare l’atto di accusa contro l’«anti-segretario». La conclusione di Ingrao, affatto rituale e per niente banale, trascritta dal poliziotto con intelligenza togliattiana, spiana ogni tentativo di resistenza.

Il voto conferma il controllo totale del partito nelle mani degli uomini di Amendola, eletto in absentia fra i delegati che rappresenteranno Napoli all’VIII congresso del Pci. C’è anche Lapiccirella. C’è anche Cacciapuoti. Ma il tempo del potere assoluto del piccolo Stalin è finito pure a Napoli. Amendola, «il grande Gattopardo», se lo porterà a Roma definitivamente. A Napoli non può più rimanere. Dallo scrutinio segreto, infatti, è saltato fuori un gruppetto di schede in cui sono «state riscontrate le seguenti frasi all’indirizzo del noto Salvatore Cacciapuoti: “Vali quanto un gabinetto di decenza” oppure “Quanto dai ogni volta alla tua cricca?”». Conclude l’ignoto questurino: «Unanimemente criticata è stata infine la circostanza di aver imposto un piano di lavori già prestabilito secondo le direttive dall’alto, senza permettere alcun effettivo, libero dibattito e presentando una lista da votare già precostituita e bloccata».66

L'ultimo comunista: La presa del potere di Giorgio Napolitano
titlepage.xhtml
part0000.html
part0001.html
part0002.html
part0003.html
part0004.html
part0005.html
part0006.html
part0007_split_000.html
part0007_split_001.html
part0007_split_002.html
part0007_split_003.html
part0007_split_004.html
part0007_split_005.html
part0007_split_006.html
part0008_split_000.html
part0008_split_001.html
part0008_split_002.html
part0008_split_003.html
part0008_split_004.html
part0008_split_005.html
part0008_split_006.html
part0008_split_007.html
part0008_split_008.html
part0009_split_000.html
part0009_split_001.html
part0009_split_002.html
part0009_split_003.html
part0009_split_004.html
part0009_split_005.html
part0009_split_006.html
part0010_split_000.html
part0010_split_001.html
part0010_split_002.html
part0010_split_003.html
part0010_split_004.html
part0010_split_005.html
part0010_split_006.html
part0010_split_007.html
part0010_split_008.html
part0011_split_000.html
part0011_split_001.html
part0011_split_002.html
part0011_split_003.html
part0011_split_004.html
part0011_split_005.html
part0011_split_006.html
part0011_split_007.html
part0011_split_008.html
part0011_split_009.html
part0011_split_010.html
part0012_split_000.html
part0012_split_001.html
part0012_split_002.html
part0012_split_003.html
part0012_split_004.html
part0013_split_000.html
part0013_split_001.html
part0013_split_002.html
part0013_split_003.html
part0013_split_004.html
part0014_split_000.html
part0014_split_001.html
part0014_split_002.html
part0014_split_003.html
part0014_split_004.html
part0014_split_005.html
part0014_split_006.html
part0014_split_007.html
part0015_split_000.html
part0015_split_001.html
part0015_split_002.html
part0015_split_003.html
part0015_split_004.html
part0015_split_005.html
part0015_split_006.html
part0016_split_000.html
part0016_split_001.html
part0016_split_002.html
part0016_split_003.html
part0016_split_004.html
part0016_split_005.html
part0016_split_006.html
part0016_split_007.html
part0016_split_008.html
part0016_split_009.html
part0016_split_010.html
part0016_split_011.html
part0017.html
part0018.html