I due padrini del Pci

Per Napolitano la scelta di mettere insieme Alicata e Lapiccirella, padrini per la richiesta di iscrizione al Pci, va interpretata, in totale sintonia con il mutamento storico in atto dentro il comunismo italiano, come un progetto di biografia politica che in forme diverse troverà conferma, seguendo i mutevoli corsi della storia, fino a oggi.

Proprio in quei mesi di fine 1944, perfezionata «la svolta» e messo a tacere il «vento del Nord», impegnato a combattere la più terribile delle guerre civili, Togliatti riesce a portare a termine la presa del potere dentro il Pci. Nel nuovo partito di massa non è più un obbligo diventare marxisti per essere comunisti, e non serve nemmeno condividere uguali convinzioni filosofiche o religiose, perché ciò che conta ora è la politica e non l’ideologia: l’obiettivo infatti non è più la rivoluzione, ma una nuova egemonia culturale.

Il rito di passaggio dalla cultura borghese alla militanza comunista non ha niente di traumatico. Anche se Napolitano, come tutti i giovani intellettuali della borghesia cittadina, non poteva non dirsi crociano, se non altro per ragioni familiari, l’attacco sferrato da Togliatti contro Benedetto Croce sul primo numero della rivista del partito appena fondata, «La Rinascita», non deve aver provocato in lui particolari turbamenti. Eppure la stroncatura non lasciava nulla di non detto: Togliatti definiva «scrittarello» un saggio contro il comunismo che il filosofo aveva pubblicato un anno prima, alla fine del 1943, insinuando che Mussolini ne avesse sopportato il misurato antifascismo proprio per la sua militanza filosofica contro il marxismo. Croce se la prese a male per davvero leggendo che le sue idee altro non erano che «merci avariate» e portò la polemica al Consiglio dei ministri, dove sedeva insieme a Togliatti.20

Le pronte scuse del capo comunista pacificarono subito il filosofo idealista. Infatti a Togliatti non serviva mettere in atto una nuova rivoluzione culturale, quanto piuttosto guidare una consapevole evoluzione intellettuale. Del resto non si trattava di un attacco frontale, secondo le regole della damnatio, piuttosto tradiva l’aspirazione del comunismo togliattiano a restituire dignità culturale al marxismo in Italia, nella convinzione che fosse nella cultura la vera battaglia per l’egemonia. Con il suo primo corsivo firmato Roderigo di Castiglia, Togliatti non pensava, attaccando Croce, di distruggerne la figura politica o il pensiero filosofico, ma candidava i nuovi intellettuali attratti dal «nuovo» Pci a ereditarne il prestigio e a dotarsi di più moderni strumenti culturali per prenderne il potere. Un progetto che aveva anche riflessi all’interno del partito.

In quel momento il vero Pci rivoluzionario era quello del Nord, impegnato a combattere la più cruenta delle guerre civili. Lo stesso Togliatti, secondo i servizi segreti e la stampa collaborazionista di Salò, sarebbe dovuto rientrare in Italia passando dalla Svizzera per mettersi a capo della Resistenza. Dai libri che ne hanno ricostruito la storia pare che non fosse tanto atteso. Al contrario: per Giorgio Amendola, Togliatti non era in quel momento in grado di esercitare la «sua funzione», sebbene fosse ancora il capo del partito italiano. E parlando da Roma il 4 novembre del 1943, cioè quattro mesi prima del ritorno di Togliatti dalla Russia, lo stesso Amendola aveva dichiarato: «La direzione del partito è oggi in Italia».21 Che poi fosse toccato a lui il compito di sostenere la «svolta» per convincere il gruppo dirigente, nel Nord occupato dai nazisti, ad approfondire la «questione nazionale», faceva parte della nuova figura bifronte del Pci riformato.

Una scissione spirituale, fra corpo politico e anima ideologica, che Napolitano assume su di sé per trovare il senso della sua scelta, la scelta di diventare comunista senza sentirsi antidemocratico, illiberale e totalitario e forse nemmeno filosovietico. È la famosa «doppiezza togliattiana», una formula di successo – non solo sul piano propagandistico, ma anche in sede storiografica – per spiegare il mistero italiano di un partito rivoluzionario diventato in poche ore democratico senza perdere nulla del suo patrimonio genetico. Al fondo c’è pur sempre l’idea leninista secondo cui, potenziando la democrazia, si sarebbe spianata la strada per la vittoria del proletariato.

La figura di Giorgio Amendola, con tutto il peso della sua storia familiare, illumina il passaggio aurorale dell’autobiografia del giovane Napolitano comunista neofita. Se Lapiccirella e Alicata funzionano come un contrasto logico in cui gli opposti si rafforzano reciprocamente e la contraddizione fra stalinismo e democrazia, obbedienza e libertà, prassi militante e cultura ideale viene vissuta con olimpica schizofrenia, per capire Amendola bisogna ricorrere alla metafora dialettica in cui gli opposti si conciliano in una sintesi superiore, quella del «male minore».

Amendola, membro della «direzione nazionale», arriva a Napoli per seguire i lavori del congresso della federazione comunista. Napolitano dice che il congresso si sarebbe svolto subito dopo la sua iscrizione al Pci nel novembre del 1945. Dalle carte d’archivio risulta invece che si svolse fra il 12 e il 14 ottobre: un impercettibile scivolamento della memoria autobiografica, per dare forza al fatto che Napolitano, chiamato a partecipare come semplice addetto al servizio d’ordine, alla conclusione dei lavori venga eletto addirittura delegato al V congresso nazionale del Pci che si svolgerà a Roma al passaggio dell’anno nuovo, fra il 29 dicembre e il 7 gennaio. Una promozione sul campo che Napolitano attribuisce a Giorgio Amendola, «energia politica allo stato puro», per la sua capacità di individuare e arruolare le «nuove leve».22

Napolitano non nasconde il valore esistenziale di questa filiazione politica: la turbinosa biografia politica del più grande Giorgio, figlio di Giovanni Amendola, simbolo indelebile e martire dell’antifascismo democratico, che si fa comunista a dispetto della sua educazione liberale, quasi si trattasse di una naturale evoluzione delle scelte del padre, funziona come un paradigma ideale per dare legittimità alle scelte del più piccolo Giorgio, figlio di un avvocato liberale di frequentazioni crociane, Giovanni Napolitano, il quale non intende sentire ragioni di fronte all’eventualità di doversi confrontare con un figlio che vuole diventare comunista. Eppure era stato proprio lui a difendere Giorgio Amendola, già comunista e perciò confinato a Ponza insieme a Pietro Grifone, «comunista di spicco», che fra il 1944 e il 1945 diventerà capo di gabinetto di Togliatti nel governo di Ivanoe Bonomi.23

L'ultimo comunista: La presa del potere di Giorgio Napolitano
titlepage.xhtml
part0000.html
part0001.html
part0002.html
part0003.html
part0004.html
part0005.html
part0006.html
part0007_split_000.html
part0007_split_001.html
part0007_split_002.html
part0007_split_003.html
part0007_split_004.html
part0007_split_005.html
part0007_split_006.html
part0008_split_000.html
part0008_split_001.html
part0008_split_002.html
part0008_split_003.html
part0008_split_004.html
part0008_split_005.html
part0008_split_006.html
part0008_split_007.html
part0008_split_008.html
part0009_split_000.html
part0009_split_001.html
part0009_split_002.html
part0009_split_003.html
part0009_split_004.html
part0009_split_005.html
part0009_split_006.html
part0010_split_000.html
part0010_split_001.html
part0010_split_002.html
part0010_split_003.html
part0010_split_004.html
part0010_split_005.html
part0010_split_006.html
part0010_split_007.html
part0010_split_008.html
part0011_split_000.html
part0011_split_001.html
part0011_split_002.html
part0011_split_003.html
part0011_split_004.html
part0011_split_005.html
part0011_split_006.html
part0011_split_007.html
part0011_split_008.html
part0011_split_009.html
part0011_split_010.html
part0012_split_000.html
part0012_split_001.html
part0012_split_002.html
part0012_split_003.html
part0012_split_004.html
part0013_split_000.html
part0013_split_001.html
part0013_split_002.html
part0013_split_003.html
part0013_split_004.html
part0014_split_000.html
part0014_split_001.html
part0014_split_002.html
part0014_split_003.html
part0014_split_004.html
part0014_split_005.html
part0014_split_006.html
part0014_split_007.html
part0015_split_000.html
part0015_split_001.html
part0015_split_002.html
part0015_split_003.html
part0015_split_004.html
part0015_split_005.html
part0015_split_006.html
part0016_split_000.html
part0016_split_001.html
part0016_split_002.html
part0016_split_003.html
part0016_split_004.html
part0016_split_005.html
part0016_split_006.html
part0016_split_007.html
part0016_split_008.html
part0016_split_009.html
part0016_split_010.html
part0016_split_011.html
part0017.html
part0018.html