«Mammà, so’ i’, o carnente tujo»
Se l’autobiografia funziona come un’analisi, c’è da dare un senso all’assenza della figura materna nella leggenda delle origini di Giorgio Napolitano. Nelle memorie sparse del figlio, Carolina Bobbio non compare mai. Nell’autobiografia del 2005 non viene mai nominata, né per nome né tanto meno per cognome, ma solo ricordata come «mia madre». Clio Napolitano, nelle sue ancor più rare esternazioni, la ricorda come «mia suocera». La risposta – ma si tratta di un azzardo storiografico, confermato dalla vulgata giornalistica e contemporaneamente smentito dal Quirinale – si potrebbe trovare nei versi dedicati alla madre in un libro di poesie, firmato con uno pseudonimo ma attribuibile a Giorgio Napolitano: «Ho visto mia madre/ scendere dalla Vesuviana/ con un’allegria negli occhi,/ cinta da una sottana/ come un fantasma/ […] Non mi ha guardato. Ho gridato:/ “Mamma, sono io, tuo figlio”./ Niente! Non mi ha riconosciuto […]». Questa è la traduzione. L’originale in napoletano antico, una lingua speciale tanto poetica quanto artificiale scelta dall’autore per forzare il mistero della vita, finisce invece per nasconderla per sempre dietro il velo della memoria privata: «Aggio veduto mamma mia/ scenne a còppa ’a Vesuviana/ cu na prejézza ’nta ll’uòcchie,/ ammagliat’ ’e na suttana/ comme nu bracalasso/ […] Nun m’ha guardato. Aggio alluccato:/ “Mammà, so’ i’, o carnente tujo”./ Nibba! Nun m’ha accumenito […]».27
Carolina Bobbio viene da una famiglia piemontese scesa nel Meridione. A Napoli incontra e sposa Giovanni Napolitano, che viene da una famiglia di piccoli ma benestanti proprietari di terre a Cumignano e Gallo di Nola. Sua madre, Giacinta Del Litto, maestra, aggiunge un certo prestigio culturale al rango sociale. Giovanni è nato il 17 febbraio del 1883, «in via Croce 10 alle ore 13» come si legge all’anagrafe. Il matrimonio fra Giovanni e Carolina viene celebrato in chiesa il 30 gennaio 1921. Scelgono di abitare prima a Gallo, in via San Nicola 1. Nel 1923, quando si trasferiscono a Napoli e vanno ad abitare nella grande casa in via Monte di Dio al numero 49, con annessi la biblioteca e lo studio legale, è già nato Massimo, classe 1922. Giorgio, il secondogenito, è del 1925, poi c’è Riccardo, del 1928, e Maria Giacinta, l’ultima, del 1931. Forse! Un dubbio che fa da spia a quell’ossessiva predisposizione di Napolitano a nascondere con feroce risolutezza anche il più banale fatto della vita privata, sua e di tutta la famiglia. Un tratto che nel corso del tempo si è radicato nelle sfere concentriche delle sue parentele e amicizie, fino ai gradi più remoti delle sue relazioni.
Nel caso di Maria Giacinta, sposata Putzier, le poche notizie finiscono per suscitare più domande di quante verità non vogliano nascondere. Ha davvero sposato un ufficiale dell’esercito americano? È un caso se il cognome di Carla, la figlia di Maria Giacinta, non figura nemmeno in un necrologio del 1997 pubblicato da «l’Unità»? Quali problemi può avere creato alla carriera politica di Napolitano, durante la Guerra fredda, una parentela così stretta con un militare degli Stati Uniti? Una sola volta si ha notizia pubblica di Maria Giacinta Napolitano, che ora si sarebbe ritirata in una casa di riposo a Roma. Appassionata di musica classica, nell’agosto del 2008 partecipa al concerto di Marcello Nardis e Marco Sollini a Recanati, un omaggio a Schubert nel centottantesimo della morte. Secondo il comunicato diffuso ai giornali dall’Ansa, «la signora Maria Giacinta Napolitano» ha incontrato la «contessa Anna Leopardi, che le ha fatto omaggio di un’autobiografia di Monaldo».28
Anche con i due fratelli il riserbo di Giorgio è parossistico. Nel 2006, da presidente, non potrà esimersi dall’inaugurare, a due anni di distanza dalla morte di Massimo, la mostra retrospettiva sulle sue opere ispirate al razionalismo americano, molto discusse a Bari, dove si era trasferito dopo la laurea in architettura. Ma sorprende ancora di più la rimozione del fratello Riccardo, iscritto al Pci, animatore con Cesare Zavattini nel dopoguerra dei Circoli del cinema, curatore dell’edizione di quattro importanti capolavori del cinema sovietico, tra cui Ottobre di Eisenstein, membro della commissione cultura delle Botteghe oscure quando la dirigeva proprio il fratello, ideatore delle Giornate del cinema a Venezia e tanto altro… Insomma, alla sua morte nel 1993, Riccardo Napolitano può vantare una grande carriera di dirigente culturale comunista.29
È in questo contesto familiare e sociale, con l’avvallo di due padrini politici, Alicata e Lapiccirella, e la mallevadoria di due padri simbolici, Amendola e Marone, che Giorgio Napolitano comincia il suo lungo viaggio nella storia della politica italiana. Siamo nel 1945, quando il governo di Ferruccio Parri inizia e conclude la breve stagione della Resistenza al potere e Alcide De Gasperi prepara e definisce il disegno politico che porterà al suo primo governo, subito dopo un insoddisfacente risultato del Pci nelle prime elezioni amministrative.
1 Giorgio Napolitano, Dal Pci al socialismo europeo. Un’autobiografia politica, Laterza, Roma-Bari 2005, p. 14.
2 Gabriele Turi, Casa Einaudi, il Mulino, Bologna 1990, pp. 114-15, 151.
3 Mario Alicata, Lettere e taccuini di Regina Coeli, prefazione di Giorgio Amendola, introduzione di Albertina Vittoria, Einaudi, Torino 1977.
4 Il discorso di Concetto Marchesi si trova in Ezio Franceschini (a cura di), Concetto Marchesi: linee per l’interpretazione di un uomo inquieto, Antenore, Roma 1978.
5 G. Napolitano, Dal Pci al socialismo europeo cit., p. 12.
6 Sui Guf si vedano Luca La Rovere, Bruno Bongiovanni, Storia dei Guf: organizzazione, politica e miti della gioventù universitaria fascista, Bollati Boringhieri, Torino 2003; Mirella Serri, I redenti, Corbaccio, Milano 2005.
7 «IX maggio», n. 1, 1942.
8 G. Napolitano, Dal Pci al socialismo europeo cit., p. 7. Si vedano anche Ermanno Rea, Mistero napoletano, Einaudi, Torino 1995, pp. 114-15; Massimo Caprara, Ritratti in rosso, Rubbettino, Soveria Mannelli 1989, pp. 177-80. Il satireggiare demolitorio di Caprara cominciava con una dotta citazione della prima opera messa in scena da Napolitano, tanto erudita da attribuire il famoso In viaggio per Cardiff al poeta irlandese William Butler Yeats invece che al suo legittimo autore, il drammaturgo statunitense Eugene O’Neill. Un lapsus: la satira logora chi non la sa fare!
9 Nicola Gallerano, Sulla «sfortuna» storiografica del Regno del Sud, in Istituto italiano per gli studi filosofici, Italy and America 1943-1944, La Città del Sole, Napoli 1997, pp. 41-54. Si veda E. Rea, Mistero napoletano cit., pp. 150-77.
10 G. Napolitano, Dal Pci al socialismo europeo cit., p. 9.
11 Maurizio Valenzi, C’è Togliatti, Sellerio, Palermo 1995, pp. 26-30; Salvatore Cacciapuoti, Storia di un operaio napoletano, Editori Riuniti, Roma 1972, pp. 127-34.
12 Massimo Caprara, Paesaggi con figure, Ares, Milano 2000, p. 44. Sull’episodio di «Latitudine» le testimonianze di Giorgio Napolitano e Massimo Caprara si trovano in Nello Ajello, Intellettuali e Pci 1944-1958, Laterza, Roma-Bari 1979, pp. 32-33.
13 Maurizio Serra, Malaparte, vies et légendes, Grasset, Paris 2011, pp. 402, 585-90. In appendice al testo l’incontro con Malaparte è raccontato in un’intervista a Giorgio Napolitano, già presidente della Repubblica. Su «Latitudine» si veda N. Ajello, Intellettuali e Pci 1944-1958 cit., p. 32.
14 L’articolo di Sereni è in «Stato operaio» del 1938, edito a Parigi, ora citato da E. Rea in Mistero napoletano cit., pp. 74-76.
15 Mario Palermo, Memorie di un comunista napoletano, Guanda, Parma 1975, pp. 177-93; Massimo Mazzetti, Salerno capitale d’Italia, Edizioni Paguro, Salerno 1971; M. Valenzi, C’è Togliatti cit., pp. 26-36.
16 M. Valenzi, C’è Togliatti cit., pp. 17-21. Per la questione storiografica sul rientro di Togliatti da Mosca a Napoli si veda Adriano Guerra, Comunismi e comunisti, Dedalo, Bari 2005, pp. 13-91.
17 Secondo E. Rea, Mistero napoletano cit., pp. 105-6, la decisione di Togliatti fu dovuta a un’intuizione: Renzo Lapiccirella non avrebbe mai detto sempre e solo sì.
18 Adalberto Libera (1903-1963), architetto, esponente del razionalismo, realizza il Palazzo delle poste in via Marmorata a Roma, il Palazzo dei congressi dell’Eur e, sempre a Roma, una parte del Villaggio olimpico. La casa di Malaparte è stata progettata nel 1938. Si veda Mario Ferrari, Adalberto Libera, casa Malaparte a Capri 1938-1942, Ilios, Bari 2010.
19 L’episodio della mancata consegna del doppiopetto blu di Togliatti si trova in M. Valenzi, C’è Togliatti cit., pp. 87-88. Sulla storia di Gianni Strozzi alias Malaparte scoperto da Mario Alicata, il primo racconto è in Paolo Spriano, Storia del Partito comunista, vol. V, La Resistenza. Togliatti e il partito nuovo, Einaudi, Torino 1975, p. 419. Per i rapporti tra Malaparte e Togliatti si veda M. Serra, Malaparte, vies et légendes cit., pp. 401-7.
20 Palmiro Togliatti, I corsivi di Roderigo, con un’introduzione di Giuseppe Vacca, De Donato, Bari 1976, pp. 125-28. Per la polemica Togliatti-Croce si veda N. Ajello, Intellettuali e Pci 1944-1958 cit., pp. 23-27.
21 Giorgio Amendola, Lettere da Milano, Editori Riuniti, Roma 1973, p. 215.
22 Per le date del congresso provinciale di Napoli, si veda Archivio del Partito comunista (d’ora in poi Apc), 1945, Napoli, Mf 090, fogli 1766, 1884.
23 Giovanni Napolitano, il padre di Giorgio, era uno degli avvocati più prestigiosi di Napoli. Prese le difese di Giorgio Amendola davanti al tribunale speciale e ne nacque un’amicizia familiare salda che le opposte militanze non erano in grado di spezzare. Per ulteriori dettagli su Giovanni Napolitano si veda Luigi Simonetti, Giovanni Napolitano (1883-1955), poeta e saggista, in Carlo Ebanista (a cura di), Cumignano e Gallo. Alle origini del Comune di Comiziano, Tavolario Edizioni, Cimitile 2012, pp. 183-98.
24 Biblioteca nazionale di Napoli, sezione Manoscritti e rari, Fondo Marone, Corrispondenza. La lettera è stata ritrovata da Apollonia Striano e pubblicata su «la Repubblica», 26 febbraio 2012.
25 Il ricordo di Napolitano è affidato a una lettera inviata per la commemorazione di Gherardo Marone e si trova in Marone... i suoi amici... nel ricordo di Alda Croce (http://www.montesangiacomo.com/cultura&societ%E0/c_marone_alda_croce.htm). La missiva di Napolitano è intitolata Nella casa di Monte di Dio. Lo scritto di Giovanni Napolitano su Brasillach è citato in L. Simonetti, Giovanni Napolitano (1883-1955) cit., pp. 11-16.
26 La poesia dedicata ai figli si trova nella raccolta di Giovanni Napolitano, Illusioni di eterno, Tipografia Panaro, Casella 1935, Per il saggio su Lawrence si veda Id. L’amante di Lady Chatterley o del pudore, Miccoli, Napoli 1948.
27 O carnente tujo, in Tommaso Pignatelli, Pe cupià ’o chiarfo, prefazione di Tullio De Mauro, con uno scritto di Natalino Sapegno, Aise, Roma 1994. La notizia che Pignatelli sia lo pseudonimo di Napolitano viene data nel 1994 dal suo editore al presidente del Premio Viareggio, lo storico Rosario Villari. La smentita è immediata, su «l’Unità» del 17 giugno: «Incredibile mistificazione». L’attribuzione di Pignatelli a Napolitano sarà poi argomentata e documentata dal critico Arnaldo Colasanti sulla rivista «Poesia» e ripresa da Raffaella Silipo, «L’Anonimo» Napolitano, «La Stampa», 14 gennaio 1997. Quando Napolitano diventa presidente della Repubblica, il tema viene rilanciato da Maria Zegarelli, Tommaso Pignatelli, «nom de plume» del capo dello Stato, «l’Unità», 11 maggio 2006, e da Filippo Ceccarelli, La leggenda del presidente poeta, «la Repubblica», 14 maggio 2006. Questa volta la smentita ufficiale viene dal Quirinale. Rimane il dubbio: chi si nasconderà mai dietro lo «pseudonimo di una delle figure più eminenti del parlamento italiano», come scrive il grande italianista Natalino Sapegno, confortato dal giudizio del grande linguista Tullio De Mauro?
28 Le notizie su Carolina Bobbio e il matrimonio con Giovanni Napolitano sono in L. Simonetti, Giovanni Napolitano (1883-1955) cit., pp. 1-3. Solo Gian Antonio Stella nel libro Avanti Popolo: foto di gruppo con professore, Rizzoli, Milano 2007 ne parla fuggevolmente. Le notizie del matrimonio tra Giacinta e il misterioso Putzier, ufficiale statunitense sono in Roberto Ciuni, Stelle e strisce sui faraglioni. Gli americani a Capri (1943-1945), La Conchiglia, Capri 2005.
29 Le notizie sui fratelli Massimo e Riccardo Napolitano sono tratte dall’Enciclopedia Italiana (treccani.it). Per quanto riguarda l’attività politica e cinematografica di Riccardo Napolitano esiste un’ampia documentazione conservata all’Archivio Gramsci sia nel settore propaganda sia in quello cultura. Le sue carte private sono invece state donate all’archivio audiovisivo del movimento operaio.