UNA sera, quando riesce ancora a parlare, Chika si porta a letto un orsetto di peluche. Un regalo dell’ospedale. Lo chiamano Orsetto del cuore.
La camera da letto è al buio. Mi inginocchio accanto a lei.
«Be’, ciao», bisbiglio all’orsetto. «Sei di Chika?»
Lei mette l’orsetto davanti al proprio viso.
«Sì», sussurra.
«Sei un orso fortunato. Chika è una bambina davvero speciale.»
«Uh uh.»
«Ma non dirglielo. È una cosa tra te e me.»
«Sono l’orso di Chika», dice lei, «perciò devo dirle tutto.»
«Be’, non dirle quanto le voglio bene. È un segreto.»
«Chika sa già quanto bene le vuoi.»
«Ah, sì?» dico scettico. «E quanto?»
Chika lascia andare l’orsetto e fa quello che faccio sempre io, allunga le braccia fino a che le mani si toccano dietro la schiena.
«Taaanto così.»
Mi si riempiono gli occhi di lacrime.
«Giusto», sussurro. «Tanto così.»