«BUON anno!»
È la fine del 2014 e i bambini sfrecciano in giro cantando Il valzer delle candele. Gliel’ho insegnata io, a parte le parole, perché non le so. Perciò ci limitiamo a cantare a squarciagola: «Da-daaa, da-da-da, da, da-daaaa…»
È una tradizione sin dal primo inverno che ho passato alla missione. Ogni 31 dicembre facciamo una cena speciale a base di pizza presa da un albergo di Port-au-Prince, bicchieri di succo di mela e una grande torta rettangolare ricoperta di glassa al cioccolato. Poi accendiamo le stelline, una per ogni bambino. Le piantiamo per terra lungo il muro ed esprimiamo un desiderio. Quando l’ultima stellina si spegne, è arrivato ufficialmente il «nostro» anno nuovo, anche se non sono nemmeno le otto e mezzo di sera.
«Buon anno, Chika», dico, accucciandomi accanto a Chika Jeune, che è con noi da circa sei mesi. «Sai dire ‘Felice anno nuovo’?»
Ha una robusta fila di dentini, con i due incisivi un po’ accavallati.
«’elice anno nuovo», dice.
«La sai una cosa? Domani è gennaio, e questo vuol dire che sta per arrivare il tuo compleanno. E potrai mettere la corona del compleanno.»
Sgrana gli occhi.
«Quando il mio compleanno?» chiede.
«Tra nove giorni.»
«Quanti anni?»
«Quattro.»
Ci pensa su e io conto con le dita per farglielo vedere. Quando arrivo a quattro, le tocco la guancia liscia e dico: «Boink». Lei mi abbraccia di slancio, e non so dire se quel gesto sia per me o perché ha saputo che presto sarà più grande.