Io
E VA bene. D’accordo. La risposta vera è egoismo. Ti ho sempre messa in guardia dall’egoismo, Chika, ma questo non vuol dire che io non fossi egoista. Lo ero, spesso, soprattutto quando ero più giovane, e soprattutto con il mio tempo. Credevo che ci fosse un sacco di tempo. Pensavo che metter su famiglia fosse un po’ come un tappeto nuovo che potevo riporre in un armadio e srotolare una volta che fossi stato pronto.
E così, quando uscivo con una donna, se lei parlava troppo di bambini, mettevo fine alla storia. Ero concentrato sul lavoro, scrivevo di sport e accettavo tutti gli incarichi che riuscivo a ottenere. L’unica relazione lunga prima della signorina Janine arrivò fino all’anello di fidanzamento, ma lei cambiò idea e mi lasciò all’improvviso – per sposare un altro – e dopo qualche mese di sofferenza e confusione mi dissi che magari era meglio così.
Dai venti ai trent’anni inseguii il successo e fu solo dopo i trenta che conobbi la signorina Janine. E anche se mi innamorai perdutamente di lei, esitavo ancora. Era bellissima e paziente e vedeva il meglio in me, anche quando non lo meritavo. Ma quanto al matrimonio, una parte di me non aveva mai dimenticato quello che era successo e si chiedeva: come fai a essere sicuro? Magari sei destinato a un altro.
Adesso capisco che era solo un modo di continuare a godermi la compagnia della signorina Janine senza impegnarmi per il futuro. È stato egoista, Chika, e quando finalmente mi resi conto di quanto fossi fortunato ad averla, era passato un mucchio di tempo.
Ci sposammo sette anni dopo esserci incontrati, quando entrambi ormai andavamo per i quaranta. Eppure anche dopo il matrimonio rimandai, dicendo che avremmo dovuto goderci per un po’ il nostro essere sposati, che non era necessario affrettare le cose. E di lì a poco non ci restò altra scelta che affrettarci, rivolgerci ai medici e cercare stratagemmi per avere bambini. Ma non funzionò e gli anni passarono, e poi diventò irrealizzabile e perfino pericoloso.
Alla fine ci adattammo a ruoli diversi: zia e zio. Sommati, avevamo sette tra fratelli e sorelle, che in totale avevano quindici bambini. Li vedevamo spesso. Facevamo i babysitter. Giocavamo. Andavamo alle riunioni della scuola, li portavamo fuori a mangiare, li portavamo in vacanza. La vigilia di Natale, quando la famiglia si riuniva, avevamo un regalo per tutti.
Ma la mattina di Natale ci svegliavamo in una casa silenziosa, e certe volte trovavo la signorina Janine che piangeva in camera nostra. Non avere bambini va benissimo se non li vuoi, Chika, ma se invece li vuoi, la loro mancanza può essere dolorosa. È stata colpa mia. Ne soffro ancora oggi. Ci sono molti generi di egoismo a questo mondo, ma la cosa più egoista è accumulare tempo, perché nessuno di noi sa quanto ne abbiamo, ed è un affronto a Dio dare per scontato che ce ne sarà ancora.